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«Sei fidanzato con un rag-»
Non riuscì a concludere la frase. Qualcosa lo aveva colpito. O meglio, era stato trascinato dalla maglietta da qualcuno.
Beomgyu sentì il corpo più leggero, libero dal peso di Dongyul. Questo aveva sbattuto la schiena sul frigo, cadendone ai piedi. Tutti guardarono dietro le spalle di un Beomgyu sorpreso a terrorizzato. Si voltò anche lui e ciò che vide gli fece sbattere le palpebre più volte.
Yeonjun torreggiava su Dongyul, a pugni stretti. Era stato lui a farlo finire in quello stato.
Chiunque era rimasto a bocca aperta. Espressioni che garantivano un silenzio religioso, accompagnato però dai mormorii di Dongyul.
«Che cazzo...» Evidentemente non aveva ancora capito cosa era accaduto. Ma la consapevolezza prese vita sul suo volto non appena alzò la testa verso la figura che aveva di fronte.
«Che cazzo ti prende? Sei impazzito?!» sbraitò.
Dongyul, una volta in piedi, afferrò Yeonjun per la maglietta. Quest'ultimo non parlava. Anche se i suoi occhi erano sufficienti. Brillavano come solo il cielo stellato di notte poteva.
A Beomgyu mancava ancora il fiato. Aveva paura. Per Yeonjun, in quanto Dongyul sembrava una bestia furiosa incontrollabile.
E per chiunque lì dentro. La tensione tra i due avrebbe scatenato un'esplosione.
Non capiva il senso di quello che stava accadendo. Perché Yeonjun l'aveva fatto?
«Dovresti imparare a stare zitto ogni tanto.» La voce di Yeonjun uscì tagliente come mai l'aveva sentita. Era fatta per ferire, irritare. E furono proprio irritazione e rabbia che si scatenarono in Dongyul. Qualcuno cominciò anche a registrare la scena con il telefono.
«Ripetilo un'altra volta se hai il coraggio.» La presa sulla maglia si fece più ferrea. Le nocche bianche e la mascella serrata tradivano una furia bollente. Ma non ebbe ciò che desiderava. Yeonjun tornò in silenzio. E ciò fece imbestialire ancor di più il già impaziente Dongyul.
«Ripetilo!»
Una battaglia interminabile di sguardi. E mentre la paura cresceva con smoderatezza in Beomgyu, quei due ragazzi sui quali tutta l'attenzione era concentrata si divoravano a colpi di occhiatacce.
«Sei fottutamente irritante, specie se urli.»
Dongyul sgranò gli occhi e a quel punto la rabbia traboccò.
I denti stretti, le vene del braccio accentuate e usufruendo della stretta sull'altro se lo portò più vicino a sé. Alzò il braccio libero e strinse la mano a pugno.
Durò un attimo.
Il braccio sfrecciò verso il viso di Yeonjun...
E prima di toccarlo si fermò.
Beomgyu non si era accorto di essersi avvicinato a quella scena pericolosa. Come se con la minutezza del suo corpo potesse intervenire in qualche modo che non vedesse lui con un occhio nero.
Fortunatamente qualcuno era venuto in soccorso.
Il ragazzo di prima aveva bloccato il bullo dalle spalle, allontanandolo abbastanza da Yeonjun.
«Lasciatemi andare, cazzo! Quel coglione mi ha scaraventato a terra.» Urlò dimenandosi, ma a quanto pare nessuno si accorse di nulla e nessuno gli diede retta.
Yeonjun era fermo. Sembrava rilassato ora. Come se ogni flusso negativo avesse abbandonato il suo corpo. Ma Beomgyu continuava ad essere impaurito. Percepiva i battiti del cuore in gola, la sudorazione fredda della pelle e un incredibile affanno.
Si accorse solo in quel momento che sentiva qualcosa al polso. Lo guardò e vi vide una mano attorno. Era quella di Huening Kai. Lo aveva tenuto fermo prima che finisse in mezzo a quello scontro.
Dongyul venne forzatamente portato in un'altra stanza. O forse fuori casa, Beomgyu non riuscì a vedere oltre.
«Che ti è preso?» Riuscì a capire da qualcuno che si era avvicinato a Yeonjun.
«Non era necessario.»
«Beomgyu...»
Voleva sentire di più. Voleva capire perché l'aveva fatto.
«Beomgyu!» Si voltò verso l'amico non appena questo lo agitò dalle spalle. «Stai bene?»
«Sono... Confuso.»
In quell'istante realizzò che il suo segreto stava per essere svelato, proprio qualche secondo prima. La verità sulla bocca di tutti, la sua vera identità esposta al giudizio e alla critica di chiunque. Le risate che la gente si sarebbe fatta scoprendolo, la delusione che nei suoi genitori avrebbe scatenato, l'orrore con cui l'avrebbe guardato il mondo.
Si sentì soffocare. Il viso gli impallidì e gli si seccarono le labbra. La musica rimbombante nelle orecchie non fu d'aiuto. A quel punto non poté più rimanere in casa.
Uscì di corsa. Si fece largo tra la gente ignara di qualunque cosa fosse successa in quella cucina.
Cominciò a fare dei respiri profondi non appena l'aria fresca gli stuzzicò le narici. Poi sentì un mano calda sul braccio.
«Beomgyu.» Kai era preoccupato. Non parlò, si concentrò sul respiro, cercando di far scomparire quel foro che gli divorava lo stomaco. Neanche l'amico parlò più. Piuttosto gli carezzò la schiena vedendolo chiaramente in difficoltà.
Beomgyu poco alla volta riprese il controllo di sé e del respiro. Era difficile gestire un sovraccarico simile di emozioni.
Si sedettero sulle scale all'ingresso. Il rumore della musica e degli schiamazzi era ancora presente e Beomgyu avrebbe voluto andare a tappare quelle bocche una ad una. Per poi spaccare gli altoparlanti.
«Che stronzo, lo odio.» Disse Kai e a nessuno dei due servì specificare la persona. Avevano capito.
«A chi lo dici.» Si sentiva il ragazzo più sfortunato del mondo. Ogni cosa era semplicemente andata male da quel giorno a scuola.
«La pagherà, Beomgyu, te lo prometto.» Era determinato e se l'avesse guardato negli occhi avrebbe visto una tempesta di rabbia e coraggio. Sapeva che Huening Kai ne era capace.
«Non siamo a scuola qui, ne ha approfittato. Non è stupido.»
Calò il silenzio. Ancora residui di sconvolgimento, paura dominavano Beomgyu. Era stato tutto così veloce, non aveva avuto il tempo di pensare a cosa fare o dire.
E poi Yeonjun... Non riusciva davvero a capirlo. In qualche modo lo aveva salvato. Senza qualcuno a fermare Dongyul - e in questo caso senza Yeonjun - qualunque cosa sarebbe stata scoperta. Non si sarebbe di certo fermato ad un semplice no. Sarebbe andato a fondo, lo avrebbe costretto. Ne era certo. E rivelare qualcosa di quel tipo davanti a tutte quelle persone avrebbe portato ad uno spargimento di notizia senza fine.
«Beomgyu.» Voce velata di tristezza. L'altro lo guardò. «Ti chiedo scusa.»
«Per cosa?» Non se lo aspettava.
«Non avrei dovuto incoraggiarti a venire qua. D'altronde i bulli rimangono bulli anche fuori scuola, anzi, sono peggio.»
Non sapeva che dire. D'altronde non sarebbe voluto andare a quella festa, fino all'ultimo ne aveva avuto il terrore.
«E poi», continuò, «non avrei nemmeno dovuto fomentare l'idea di dimostrare ciò che non sei.»
«In che senso?»
«Le ragazze e il dimostrare a Dongyul che si sbaglia. Tu non sei questo e non sei di certo il problema. Quello che deve cambiare é lui.»
Quelle parole lo colpirono. Era la prima volta che qualcuno gli diceva di non essere lui il problema. Eppure Beomgyu si sentiva sempre così imbarazzato di se stesso. Si nascondeva alla luce del sole invece di lasciarsi bruciare. Non aveva mai pensato di cambiare, era impossibile. Ma forse era possibile cambiare l'opinione degli altri. Ma valeva la pena farlo? Valeva la pena creare una versione falsa pur di non essere disprezzato per quella vera?
«Beh, alla fine non ci ho provato con nessuna.» Scherzò per smorzare la tensione. Aveva appena capito che non gli piaceva vedere Kai così amareggiato e dispiaciuto, nonostante potesse avere ragione. Quel tono triste e quell'espressione non gli donavano.
«Per fortuna, chissà che scena.»
Riuscì a rubargli un sorriso e ne fu contento.
In qualche modo, con Kai era riuscito a dire tutto senza dire niente di specifico. Era riuscito a capire standogli semplicemente accanto. Non avevano avuto quelle conversazioni profonde grazie alle quali si sarebbero svelati i segreti più nascosti. Era avvenuto tutto senza troppe parole e Beomgyu ne era contento. Kai lo aveva rispettato, non aveva chiesto nulla di troppo e non gli aveva fatto pressioni. Si conoscevano da poco, eppure sentiva già una connessione datata.
«Guarda, credo la festa sia finita.»
Beomgyu si voltò. A gruppi i ragazzi abbandonavano la grande casa, quasi come fossero stati cacciati. Alcuni andavano a scuola con loro, ne era certo. Saranno stati invitati da Dongyul. Altri invece potevano essere amici del fratello. Yeonjun sembrava un tipo troppo solitario per avere tutte quelle conoscenze.
«É meglio se torniamo a casa pure noi.» Kai si alzò dalle scale per far passare chi scendeva. Lo stesso fece l'amico.
«Aspetta, prima voglio fare una cosa.» Non sapeva perché, ma sentiva il bisogno di farlo.
«Sei sicuro?»
«Si, non preoccuparti. Torno subito, aspettami qua.»
E così Beomgyu rientrò in casa.

Un segreto per due - Beomjun/YeongyuWhere stories live. Discover now