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Prese il telefono e a leggere il nome sul display gli venne un capogiro.
Era taehyun.
Doveva assolutamente rispondere, ma non poteva dirgli in alcun modo dove fosse e cosa stesse facendo. Lo avrebbe ferito, oltre che deluso. Si sarebbe arrabbiato con lui e non voleva.
Il telefono continuava a suonare e il baccano rischiava di disturbare l'intera casa. Cliccò sul tasto verde e se lo portò lentamente all'orecchio, ancora sorpreso.
«Tae?» Bisbigliò.
Dopo quell'unico nome sentì Yeonjun muoversi dietro di sé. Con la coda dell'occhio vide che si era sdraiato, mani dietro la testa poggiate sullo schienale. Aveva pure chiuso gli occhi.
«Dobbiamo parlare, urgentemente».
Era spazientito, lo percepì dalla voce. Sentiva dei rumori esterni tramite il telefono, forse non era a casa. Ovviamente non gli aveva più detto dell'assenza dei suoi genitori e del fatto che avrebbe avuto la casa libera. L'ultimo messaggio lo aveva inviato prima di entrare in camera di Yeonjun, augurandogli la buonanotte. Non capiva.
«O-ora? É abbastanza tardi».
In realtà non lo era, considerando che durante le loro chiamate parlavano perfino di più. E la sua voce sembrava tutto tranne che assonnata.
«Ho detto urgentemente.», scandì l'ultima parola. «Sto venendo da te».
«Cosa? No». Gli vietò, ma forse non avrebbe avuto alcun effetto. Ogni suono dall'altro lato sembrava appartenere a... Una strada.
«Perché no?» Domandò rabbioso.
«Taehyun cosa ti prende?»
«Rispondimi».
«Stai guidando...?» Chiese con la paura ad avvolgergli la gola.
«Si e sto venendo da te».
«Non puoi».
Non può essere reale.
«Non sei a casa? Sai, non ne sarei sorpreso».
Se non fosse stato sul letto le gambe lo avrebbero abbandonato. Sentì un foro prendergli vita al centro dello stomaco, la nausea salirgli dal fondo della gola.
Non riuscì a mettere insieme le parole. Doveva dirgli di no? Doveva mentirgli? Cosa voleva dire con non ne sarei sorpreso?
«Mandami la posizione».
Il silenzio fu sufficiente. Taehyun aveva tratto da sé le risposte.
«Taehyun, davvero...»
«Ho detto mandami la fottuta posizione».
Sentirlo così acido nei suoi confronti lo ferì.
La chiamata cominciò a presentare delle interferenze, probabilmente a causa della scarsa ricezione in montagna.
Non sapeva cosa fare. Non voleva farsi trovare lì, in una casa che non era la sua e sul letto con un ragazzo che non era lui.
Le ultime parole furono fatali.
«Mandami la posizione, devo vederti per poter parlare. Non mi darò pace finché non lo avrai fatto».
E poi riattaccò.

Il telefono gli scivolò dalla mano, come se il corpo non avesse più la forza per poterlo reggere.
«Qualcosa non va?» Domandò Yeonjun con voce lievemente preoccupata.
«Taehyun vuole venire qua», disse freddo, fissando la parete di fronte, senza forza né voglia di fare altro.
«Qua? E perché?»
«Per parlare. Vuole che gli invii la posizione di casa tua».
«Ed è un problema?»
«Si, lui non sa che sono qui, né tantomeno che dovrò dormire con te».
Yeonjun non rispose, non subito almeno. Beomgyu era impassibile, non era scoppiato a piangere, non stava urlando di volersene andare via. Forse era il segno che ormai era arrivato al limite.
«Inviagliela, gli parlerò io». Si alzò dal letto e aprì l'armadio di fronte ad esso.
«Non se ne parla».
«Posso spiegargli che sei qui perché ti ho invitato io, siamo amici».
«L'unico mio amico che conosce é Kai. E poi da quando siamo amici noi due».
«Possiamo diventarlo».
Di cosa diavolo stava parlando?
«Non è il momento di giocare a fare gli amici, Yeonjun».
Sentire quel nome uscire dalla sua bocca gli provocò emozioni contrastanti.
«É stato mio fratello a volervi e dato che non voglio coinvolgerlo, mi sembra giusto che mi prenda io la responsabilità». Molto casualmente uscì fuori dei vestiti dall'armadio.
«Che stai facendo ora?» Si voltò a guardarlo, sentendo dei movimenti alle sue spalle.
«Mi vesto». Era serio.
«Perché?»
«Non posso presentarmi al tuo ragazzo in pigiama». Si nascose dietro l'anta dell'armadio e subito dopo i pantaloni del completo da notte gli toccarono i piedi, segno che li aveva tolti.
Beomgyu distolse subito lo sguardo.
«Digli dove sei, non penso tu abbia altra scelta».
E non aveva tutti i torti. Aveva sentito Taehyun, non si sarebbe dato pace. E non voleva di certo che guidasse per tutta la notte, specialmente se furioso.
Afferrò quindi il telefono, aprì la chat e inviò la posizione al fidanzato.
Ora non doveva far altro che aspettare.

Un segreto per due - Beomjun/YeongyuWhere stories live. Discover now