24.5 - La mela rossa

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Questo capitolo non si ricollega cronologicamente al precedente; quindi, non leggerete il continuo dei giochi di Ares. Diciamo che possiamo collocarlo più o meno a metà di GoC 🙏🏻
Purtroppo, sono ammalata e non ho la forza di scrivere cose intense, e il prossimo lo sarà. Quindi ho preso una pausa con questo. Spero vi piaccia🫶🏻🤍



— Hell was the journey but
It brought me Heaven

🍎
H A D E S


«Ma perché devi sempre spaccare le palle a noi?» domanda Hermes, alla mia sinistra.

«Perché siete i miei fratelli.»

Apollo, alla mia destra, fa una smorfia. «E Athena?»

«Lei mi spaccherebbe la faccia se la svegliassi alle due di notte per uscire dal campus.»

«Non ci credo che lo stiamo facendo davvero», borbotta Apollo, come se gli avessi ricordato solo ora quello in cui siamo occupati.

«Sei un tale rompicoglioni», aggiunge Hermes.

«Vero? Apollo è sempre un musone», convengo, al centro del trio.

«No, parlavo con te, Diva», mi rimbecca Herm.

Sbuffo. «Cosa volete che sia. La famiglia prima di tutto, ricordate?»

Il nostro motto da sempre. L'unica cosa bella che ci ha insegnato Crono Lively.

«Credo che quel motto stia a significare che dobbiamo proteggerci a vicenda e amarci», risponde Apollo. «E non che puoi trascinarci, alle tre di notte, al primo market aperto ventiquattro ore su ventiquattro perché vuoi comprare una mela rossa.»

Be', non ha tutti i torti. Apollo ha quasi sempre ragione, ma io non gliela do mai vinta perché mi secca da morire.

«Non ci hai ancora detto che cazzo te ne fai di una mela rossa alle tre di notte, tra l'altro», continua Hermes.

Camminiamo uno accanto all'altro, sul marciapiede. Il cielo è cupo e l'unica fonte di luce proviene dai lampioni. La città è deserta, eppure ogni tanto ci sfreccia accanto qualche macchina. L'unico rumore insieme a quello delle nostre suole per terra.

Infilo le mani nelle tasche del giubbino in pelle. «Ho voglia di una mela e la caffetteria di Yale è chiusa. Ti basta come spiegazione?»

«No.»

«Fattela bastare comunque. Cominci a infastidirmi.»

«No», insiste Hermes. Poi indica la mano dentro la mia tasca. «Ti vedo che la stai chiudendo in un pugno! Non ci provare, Hades. Ho il naso alla francese, se me lo rompi è finita per me. Tutta la mia bellezza risiede nel naso.»

Alzo gli occhi al cielo. «Piantala, Herm. Non ti darei mai un pugno. Affrontare te in uno scontro corpo a corpo è come sparare sulla Croce Rossa. Non sai manco fare una capriola, fai schifo.»

«Dovrebbe essere qui sulla destra», ci informa Apollo, interrompendoci. Ha il cellulare in mano, con il navigatore attivo. A quanto pare, ci sono solo due supermarket ancora aperti. Il più vicino dista quaranta minuti a piedi. Non c'era nemmeno un taxi disponibile.

E, infatti, l'insegna luminosa e rossa si presenta alla nostra destra pochi istanti dopo. Le porte scorrevoli sono chiuse, ma dentro le luci sono accese e c'è un signore dietro il bancone della cassa.

Hermes lo indica con un gesto del braccio. «Coraggio, Signore degli Inferi, vai a prenderti la tua maledetta mela rossa.»

Io rimango immobile, a fissare le porte del market. Un'improvvisa ansia mi attanaglia la gola e mi fa sudare le mani dentro le tasche. Deglutisco pesantemente e chiudo gli occhi per qualche istante.

Game of Chaos (Game of Gods Spin-off, #Ares)Where stories live. Discover now