CAPITOLO~39~UN SEGRETO DI NOTTE

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~FELIX'S POV~

Un brivido di freddo mi percorse la schiena. Ero disteso, ma non sul materasso del mio letto. Sembrava piuttosto essere...una strada.
Mi guardai intorno cercando di capirci qualcosa, ma quando poggiai una mano a terra per alzarmi, l'asfalto sotto di essa sparì nel nulla e mi lasciò cadere nel vuoto. Durò tutto un battito di ciglia, quando aprii di nuovo gli occhi ero sul mio solito banco di scuola. Vicino a me c'era Jisung, intento a scrivere qualcosa su un foglio di carta.

"Hey Ji che stai...?" Mi sporsi verso di lui per vedere cosa stesse scrivendo, ma improvvisamente si girò verso di me e mi spinse con forza facendomi cadere a terra.

"Smettila di starmi addosso! È dal primo giorno che ci siamo incontrati che continui a soffocarmi con tutte le tue chiacchiere del cazzo! Non ti sopporto più!"

Rimasi a guardarlo con gli occhi spalancati.

"Ji ma cosa..." Cercai di alzarmi ma quattro persone mi tenevano fermo per i polsi e le caviglie. Provai a liberarmi, a scalciare con tutte le mie forze, ma il mio corpo non si voleva muovere.
Spostai lo sguardo verso Jisung.
Era ancora chino a scrivere su quel dannato foglio.

"Jisu-!" Un improvviso peso sul mio petto mi tolse il fiato.

Guardai sopra di me e lì lo vidi; nascosto dal cappuccio, dalla mascherina e dal ciuffo scuro...ma era lui.
Il ragazzo che quella notte mi aveva rincorso e che mi aveva puntato un coltello alla gola, ora mi stava opprimendo con tutto il suo peso.

"Ci rivediamo piccoletto." I suoi occhi si assottigliarono, la sua voce perversa risuonò un'altra volta nelle mie orecchie.

Nel mio stomaco si formò una voragine. Mi veniva da vomitare. Il mio sguardo schizzò tra le facce di quei mostri, sulla schiena indifferente di Jisung e poi di nuovo sul ragazzo sopra di me.
Da dietro la sua schiena il luccichio di una lama mi fece accapponare la pelle.

"Jisung! Aiutami! Ti prego! Sono qui!" Urlai disperatamente al mio migliore amico, ma lui non si girò.

Le lacrime iniziarono ad invadermi gli occhi. Avevo così paura che anche respirare sembrava impossibile.
Il ragazzo incappucciato fece roteare il coltello tra le sue dita mostrandomi quanto fosse affilato.
Si crogiolava nel piacere sentendo le mie urla di paura e non cercava di nasconderlo.

"Jisung! Aiutami Jisung! Mi ucciderà! Mi vuole uccidere!!" Il mio migliore amico finalmente si girò...ma la faccia non era la sua. Era...Sam.

Soffocai un urlo di terrore. Come poteva succedere tutto quello?! Tremavo fin dentro le ossa, persino le mie orecchie si erano irrigidite.
Sentii il fiato del ragazzo incappucciato sulla faccia, la lama si avvicinò a velocità sovrumana al mio viso sferzando l'aria e poi... Buio.

Mi alzai di scatto dal divano in un mare di sudore. Mi pettinai con la mano i capelli sudati e poi la poggiai sul petto. Il mio cuore batteva così forte che quasi mi faceva male.

Fuori era buio pesto e l'orologio segnava solo le 21:03, mi aspettavo che mia madre sarebbe tornata in un paio d'ore.

Mi misi sotto il getto d'acqua calda della doccia per cercare di lavare via tutti i ricordi di quel sogno, tutti i pensieri e le preoccupazioni. Quando uscii e tornai in salotto, la casa era completamente buia e vuota, sentivo solo un senso d' inquietudine.

Mi chiusi in camera, non volevo addormentarmi, avrei solo rischiato di sognare di nuovo qualcosa del genere.

Non avrei mai più voluto rivedere quelle facce in tutta la mia vita.

Lo spettacolo della scuola era sempre più vicino, ci separavano ormai solo tre settimane. Non vedevo altre soluzioni per rimanere sveglio, se non qualcuna di dubbia utilità come guardare video a caso sul telefono, e leggere un libro di sicuro non mi avrebbe aiutato a combattere il sonno, così presi il telefono e feci partire le tracce delle coreografie che ormai avevo imparato a memoria. Le completai tutte senza difficoltà, finché non partì l'ultima, quella rimasta incompleta. Ci misi su un grande punto interrogativo e ripresi a ballare da capo.
Dopo un'ora abbondante andai in cucina a prendere un bicchiere d'acqua, quando notai il puntino lampeggiante rosso della segreteria sul telefono fisso di casa. Schiacciai il pulsante e dall'altro capo sentii la voce di mia mamma.

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