6. La Casa dei bambini

198 18 122
                                    


Di fronte alla grande quercia che possente, precedeva l’inizio del  viale d’accesso alla grande casa, una donna era appesa a testa in giù, legata per i piedi con una spessa fune ai rami; le mani legate insieme che penzolavano sotto la testa.
Chiaramente morta.
Del sangue gocciolava giù dai suoi capelli mescolandosi alla terra.

“Lei era la responsabile” informò il principe con un filo di voce.

“È possibile che… siano stati i bambini?” chiese Xander, atterrito.

Majo annuì, il corpo attraversato da un brivido di terrore; lo stomaco a disagio, cercava di reprimere la voglia di vomitare. Distolse lo sguardo dalla donna e lo puntò verso i due ragazzi, pallidi e sconvolti tanto quanto lei.
“I bambini hanno un’anima già di per sé molto sensibile e facile da colpire. Questi bambini in particolare che sono orfani e conoscono l’abbandono e la sofferenza, sono ancora più vulnerabili. Sono già andati oltre” spiegò.

“Cosa troveremo là dentro?” chiese il principe, deglutendo spaventato.

“Non lo so di preciso. Forse è meglio se entro da sola” disse Majo.

“Non credo proprio!” rifiutò Xander. “Potresti aver bisogno di Amarok,  hai detto. Vengo con te” decise.

“Entreremo tutti. Andiamo!” disse Arthur.

Majo non insisté oltre. Nel profondo, voleva la loro compagnia.
“Andiamo dritti a prendere il cristallo e non parlerete né interagirete in alcun modo con loro. Soprattutto non attaccateli, non provocateli. Sono stata chiara?” li preparò.

I ragazzi annuirono e pronti si mossero a precederla.
“Aspettate! Dobbiamo proteggerci ” li fermò.

Disegnò veloce un cerchio con il bastone e dentro creò un simbolo; entrò dentro, invitando i due ragazzi che obbedirono senza protestare. La strega batté il bastone per terra e furono investiti da un fascio di luce viola.
Quella luce viola rimase attiva nell’occhiello del bastone.

“Dovrebbe bastare” borbottò Majo e si incamminò decisa verso la casa. “Restate vicino a me, l’amuleto ci aiuterà a non perdere il nostro equilibrio” spiegò.

“C’è una pietra lì dentro?” chiese Xander, guardando attentamente dentro l’occhiello del bastone.

“Si. È la mia pietra di ametrino”.

Con un tetro e innaturale silenzio ad avvolgerli, raggiunsero la porta aperta della casa.
Con un bel respiro di auto-incoraggiamento, Majo varcò la soglia per prima.
La accolse un piccolo ingresso con un grande specchio, opaco e con una crepa in alto, sulla parete a destra e un appendiabiti, che accoglieva delle vecchie giacche, sulla parete a sinistra.

Un bambino apparve all’improvviso davanti a loro, facendoli sobbalzare.
I due ragazzi imprecarono.
Majo si portò una mano sul cuore.

“Ben arrivati!” li accolse con un gran sorriso.

Poteva avere undici anni. Capelli corvini spettinati e due enormi occhi verdi scintillanti di speranza che spiccavano sul viso magro e ossuto.
Gracilino e sporco, sorrideva felice.
Tra le mani reggeva uno straccio.

“Mi chiamo Rico. Siete venuti per adottare un bambino, vero? Sono molto felice di questo” disse, invitandoli con un gesto della mano ad avanzare.

Majo sorrise a quel bambino, percependo la sua eccessiva bontà.
Lo seguirono e, superata una grande stanza triste e desolata il cui unico arredo era composto da un tappeto grigio, su cui erano sparsi giochi e un tavolo su cui si trovavano libri e quaderni,  entrarono in cucina.
La stanza, ospitava un lungo tavolo di legno con molte sedie intorno, almeno venti. Il fuoco scoppiettava nel camino e il lavabo era pieno zeppo di stoviglie.

Magia MeikaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora