19. A Juoda

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Assorta ad osservare quello spettacolo, non si spaventò tuttavia, quando sentì una presenza alle sue spalle.
Lo sentiva che era Xander.
Si spostò da un lato, appoggiando la schiena al muro, incrociando le braccia.

“Ben svegliato” lo salutò.

“Buon giorno. Ti senti meglio?” domandò, tirandole un riccio.
Quello si distese e poi tornò ad arrotolarsi quando lo lasciò andare.

Majo annuì.
Non le piacque per niente lo sguardo che le dedico.
“Sarà meglio svegliare Arthur e prepararci a partire” disse, muovendosi.

Xander però non si spostò, bloccando il passaggio. “Lascialo dormire ancora un po'.Vorrei parlarti, Majo” disse.

Majo si irrigidì.
Non voleva parlare con lui. Aveva fallito: non era riuscita a tenerli a distanza come aveva programmato di fare ma non poteva andare oltre.
Non poteva.

“Non è il momento” disse, brusca.

“Non è mai il momento per te. Majo, ti prego! Non fuggire da…” cominciò, stringendole un polso.

“L’unica cosa da cui non devo fuggire è dal mio compito. Tu stai fuggendo dal tuo, invece” spostò subito la conversazione su un altro piano.

“Cosa stai dicendo?” si accigliò, confuso.

“Dico che siamo quasi ad Antaria e tutto è pronto ma non ho ancora Amarok, da solo. È questo quello a cui devi pensare. Non c’è posto per altre questioni” si arrabbiò,  liberandosi dalla stretta.

La slogatura che Arthur aveva liquidato come innocua si rivelò più seria e Majo se ne occupò, dopodiché, affrontando la neve, partirono nella direzione indicata dal cerchio magico.
Nel silenzio ovattato, rotto ogni tanto dal breve canto di un uccello o dal fruscio del vento tra le piante, marciarono silenziosi.

I timidi raggi del sole del mezzogiorno li accolsero, quando, finalmente, uscirono dalla foresta del Clan degli Erbana.
In lontananza, sulla sinistra, la catena montuosa di Juoda si presentò in tutta la sua bellezza. Altissima e coperta di neve, sovrastava la città omonima,  costruita ai suoi piedi, nella lunga vallata.
Se continuavano a camminare, fermandosi giusto qualche momento a far riposare la caviglia di Arthur, sarebbero entrati in città dopo il tramonto, stimarono i ragazzi.

Majo, infastidita da forti onde e vibrazioni che, incontrollate la raggiunsero e la colpirono, si tolse il cappello.
Erano davvero molto intense, come mai le aveva ancora avvertite.
Xander e Arthur notarono il suo disagio e quel suo gesto ma non dissero niente.

“Ci siamo”  Arthur indicò davanti a sé.

La città imbiancata colpì il loro sguardo ma, ad offuscare la bellezza del paesaggio erano diversi pennoni di fumo che si levavano in più punti.
Sopraffatta da diversa energia, nonostante fosse senza cappello, Majo si inginocchiò a terra, le mani a tenersi la testa.
I ragazzi le furono subito vicini, preoccupati.

“Sta succedendo qualcosa in città” avvertì.
Alzandosi con il loro aiuto, prese il bastone e accese la pietra, così che fossero protetti.

“Non possiamo evitare di passarci attraverso purtroppo” disse Arthur, sconsolato.

“Terrò la pietra attiva; andrà bene” disse.

Amarok le sarebbe stato d’aiuto ma, sicuramente avrebbe avuto bisogno anche di Xander e la sua Spada.
Il Cavaliere la guardò, preoccupato.
Stava pensando la stessa cosa.

“Se vuoi Amarok… ” cominciò, mortificato.

“Decidete tra voi quando scambiare posto” disse, riprendendo il cammino.

Magia MeikaOù les histoires vivent. Découvrez maintenant