16- Gezellig.

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ATTENZIONE: SU VI HO LASCIATO IL LINK PER LA CANZONE CHE LILITH SUONA AL PIANOFORTE, NEL CASO QUALCUN* NON LA CONOSCESSE. COME SEMPRE, BUONA LETTURA!
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Gezellig: (adj.) cozy, nice, inviting, pleasant, comfortable; connoting time spent with loved ones or togetherness after a long separation.

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Julian.

Lilith non rispose alla mia richiesta, limitandosi a posare lo sguardo su di me per qualche istante prima di tornare al cocktail che stava preparando. Rientrai nel salotto prima di lei, evitando di fissarla troppo attentamente per non farle percepire disagio, e presi posto direttamente sul divano. Andrew mi rivolse uno sguardo curioso, ma lo ignorai deliberatamente: ero consapevole del mio comportamento insolito, stavo volontariamente trascurando la presenza di Lilith, nonostante avessimo concordato di concederci una seconda e ultima tregua.

Non riuscivo a liberarmi dalle immagini che avevo visto nel suo bagno, il modo in cui stringeva le mani attorno al lavandino di ceramica, tremando. Più la osservavo, più quel momento si proiettava nella mia mente, inarrestabile, e cresceva in me la voglia di farle domande su ciò a cui avevo assistito, anche se sapevo che difficilmente avrei ottenuto risposte.

E poi c'era quell'evento strano di pochi minuti fa: Lilith che fissava quasi spaventata il fondo del suo bicchiere e i vassoi vuoti, il modo in cui non rispondeva ai nostri richiami. Isolata, persa, spaesata, e la colpa non era certo dei suoi pensieri: sembrava essere con la mente in un'altra dimensione, una realtà che lei temeva con ogni sua cellula.

Tornò tra di noi, consegnò il bicchiere di Martini alla sua amica dai capelli rossi e rivolse uno sguardo al pianoforte. Lo fissava, con la coda dell'occhio vidi le dita delle sue mani muoversi lentamente, come se sotto di esse ci fossero già quei tasti bianchi e neri. Lo desiderava con tutto sé stessa, avrebbe voluto profondamente sedersi su quella panca e iniziare a suonare; qualcosa, nel profondo del suo animo, glielo impediva.

«Cosa vorreste sentire?» chiese in un sussurro, se non fossimo stati tutti vicini a pochi metri di distanza da lei, non l'avremmo neppure sentita. Spostò le ciocche brune dietro le orecchie; simulò un sorriso, mentre teneva gli occhi sui presenti, su tutti tranne me.

«Non lo so, sai suonare di tutto?» domandò Andrew.

«Ci provo» alzò le spalle.

«Anche classici?» chiese Kristen, con gli occhi di una bambina curiosa.

«Soprattutto classici» lasciai sfuggire, guadagnandomi un'occhiata perplessa da parte di Lilith. «Qualsiasi cosa le facciate ascoltare, saprà riprodurla anche senza spartito davanti; le basta riconoscere gli accordi principali» parlai, tenendo gli occhi fissi su di lei. Studiavo con accuratezza il movimento delle sue dita mentre giocavano con un elastico nero sul suo polso, lo stesso che qualche mattina precedente era coperto da un polsino e una benda copriva il resto del braccio.

«Guardatelo, come elogia la nostra Lilith» disse Andrew, rivolgendomi un ghigno beffardo, beccandosi in risposta un sorriso nervoso da parte mia, privo di gentilezza. L'unica cosa che volevo comunicargli era di tacere e chiudere la bocca.

«Sto solo esponendo un dato di fatto» lo corressi e Rose venne in mio soccorso.

«Verissimo! Le poche volte che l'ho sentita suonare non aveva nemmeno uno spartito davanti. Le basta ascoltare un paio di volte una composizione per riuscire a replicarla» aggiunse.

MIZPAHDove le storie prendono vita. Scoprilo ora