27- Balter.

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Balter: (n.) to dance artlessly, without particular grace or skill but usually with enjoyment.

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Lilith.

Ero finita in quella situazione solo perché, senza prendermi nemmeno il tempo di ascoltare seriamente, avevo risposto di sì alla proposta di Kristen. La mia mente quel giorno era già proiettata alla chiamata che avrei dovuto sostenere con Max, distratta dalle auto davanti a me. Rifiutare il giorno dopo sarebbe stato incoerente e di cattivo gusto, avrebbe aggiunto solo ulteriori sensi di colpa. Così, alla fine, versai la mia quota, sapendo che per recuperare quei soldi avrei dovuto fare straordinari al nightclub per ottenere mance, e mi rassegnai a questa realtà.

Non c'era nulla di male nell'idea di trascorrere quei giorni fuori Londra dopo la telefonata con Max, soprattutto considerando il rischio di essere strangolata da una nuova recluta di quel bastardo. Forse quel periodo lontano avrebbe contribuito a migliorare in qualche modo il mio stato mentale, che sembrava precipitare sempre di più nel baratro. Senza Max, i ragazzi mi cercavano di più per indicazioni, per capire se stessero andando bene o semplicemente per assicurarsi che fossi ancora raggiungibile.

Quel mattino presto, mentre ero seduta su una sedia di plastica in aeroporto in attesa che gli altri tre mi raggiungessero, Gerard mi faceva compagnia dall'altro capo del telefono. Nonostante fossero appena le sette del mattino, Nick lo aveva trascinato con sé in palestra all'alba ed era già sulla strada verso casa dopo un allenamento di un'ora e mezza.

«Mi dispiace» mormorò per l'ennesima volta. «Non avremmo dovuto coinvolgerti e non avrei dovuto dire quelle cose».

«Quindi non correrete più da me quando qualcosa andrà male?» lo provocai, con un sorriso sulle labbra. «È okay, Gerard, va tutto bene».

«Quando tornerà... Pensi che chiederà di vederti?»

«Dubito» affermai. «Non vedo perché dovrebbe, ed è meglio così per tutti» giocai distrattamente con il portachiavi appeso alla valigia.

«L'hai più sentito?» chiese, alzando la voce di qualche tono per sovrastare il rumore di un autobus.

«Certo che no» risposi disgustata. «Sai bene che l'ho chiamato solo perché odio vedervi smarriti».

«Sì, lo so» sospirò. «Vuoi che gli dica io quanto successo con quel nuovo arrivato?»

«Il tipo che ha cercato di strangolarmi?» ridacchiai, anche se non c'era proprio nulla da ridere e se non fossi stata capace di difendermi probabilmente sarei finita in ospedale e a quell'ora non starei sicuramente aspettando gli altri. «No, lascia perdere, quel pazzo sarebbe capace di ammazzarlo se venisse a sapere che mi ha fatto del male».

Il ricordo di Julian che mi chiedeva chi fosse stato a farmi una cosa simile mi colpì come una doccia gelida. Quel giorno, mi ero sforzata di nasconderlo al meglio, indossando il dolcevita più coprente che possedevo e una sciarpa, ignorando la sensazione di soffocamento dovuto al calore dei riscaldamenti della tavola calda. Nonostante i miei sforzi, Julian era riuscito a scorgere quell'ematoma e il taglio, ormai completamente rimarginato. Anche le chiazze viola si erano decisamente attenuate, divenute ormai giallastre e finalmente copribili con del semplice fondotinta.

Il pensiero di rivelargli tutto balenò nella mia testa mentre lo vedevo così vicino, così disperato. Mi chiesi cosa avrebbe pensato, cosa avrebbe fatto se avesse finalmente scoperto tutta la verità.

«Blair mi ha chiesto di dirti di mandarle foto di Stoccolma; sai quanto ama i viaggi» la voce di Gerard mi fece tornare con i piedi per terra, allontanandomi dai ricordi di quel giorno.

MIZPAHTempat cerita menjadi hidup. Temukan sekarang