XVI

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Enrique lo aspettava all'aperto, seduto su quello che un tempo doveva essere stato il muro della cucina dei Blake. Erano passate delle ore, la neve aveva continuato a scendere imperterrita e aveva attecchito ovunque, lasciando una coltre bianca. Persino il Vampiro ne era avvolto, quasi avesse aspettato a lungo che Joseph tornasse in vita per dargli notizie.

Joe si era arreso all'idea che ai Vampiri piacesse torturare le proprie vittime e seppellirle mezze vive. Secondo le loro usanze, a colui che era toccata quella punizione, doveva riuscire a trovare la strada verso il cielo da solo, meritandosi quella seconda occasione. Certo, era felice di non rimetterci le penne ogni santissima volta, ma era stufo di doversi guardare alla spalle. La cooperatività e l'altruismo dei lupi erano estranei ai Vampiri, il gruppo di Lance braccava e si muoveva in gruppi organizzati sotto suo ordine, senza una vera fiducia.

Joe spostò una porta ed Enrique si scrollò di dosso la neve residua, aiutandolo a rimettersi in piedi. Il sole era calato, era scesa la notte e le temperature erano calate di parecchi gradi sottozero. Se fosse stato umano sarebbe morto assiderato nel giro di pochi minuti, eppure a parte un leggero pizzicore al naso e alla punta delle orecchie, il suo corpo reagiva benissimo a quelle temperature.

«Ti stavo aspettando. Ci hai messo molto meno del previsto, cachorro» esclamò Enrique. «Ci prenderai l'abitudine. Gabriel ha tagliato la gola un paio di volte anche a me. Ci metterai sempre meno a tornare. L'importante è che tu non ti ferma dall'altra parte. Se vedi una bella mujer che ti invita a restare, dille di no.»

«Una mujer? È un Demone?»

Enrique rise forte. «No, amico. El ángel de la muerte, l'angelo della morte. Narravano che si aggirasse tra questo mondo e quello delle tenebre per portare la morte. La mia nonnina diceva che un giorno sarebbe arrivata anche per me, lo aveva predetto nella pancia di mamà, e così è stato! Un Vampiro mi ha tagliato a metà e poi se n'è andato, credendomi morto. L'Inferno era un posto davvero accogliente e quel principe, oh, molto simpatico! E, ricordati, se una fata ti offre da mangiare nella sua corte, tu non accettare o rimarrai là per sempre.»

Joe si strofinò la faccia. Aveva del sangue incrostato e gli bruciava un po' la gola. Ricordava alla perfezione i tre Vampiri che lo avevano aggredito e Gabriel con quella dannata ascia. Era finito quasi subito.

Gwyn era sparito nella nebbia. Un uomo come lui doveva aver previsto l'esito della situazione, avevano parlato varie volte nei consigli straordinari e Gabriel si era sempre dimostrato contro la scelta di Lance di accettare un nuovo cucciolo in famiglia. In aggiunta, Joseph si rifiutava di lasciare la sua vita umana e, soprattutto, quella con Chloe.

«Lance mi ha mandato qui a chiederti il verdetto... e in caso tirarti fuori dai guai» disse Enrique sorridente. «Gabriel e gli altri cretini avevano l'aria troppo spensierata e Johanna ha detto che avevano il tuo odore addosso.»

«Secondo Gwyn sono adatto a restare. Significa che potrò venire con voi al castello, vedere Alba e gli altri?»

«Su questo ne discuteremo dopo. Hai l'aria di uno che è appena tornato da uno scontro frontale con un tir. È divertente vedere il bullismo verso il nuovo arrivato, gli incidenti possono accadere!» gracchiò, sollevando le spalle. Trovò l'ascia che Gabriel aveva usato per mozzargli il collo e annusò il sangue sulla lama, secco e scuro. «Tra poco ci sarà la caccia dei segugi. Gabriel ne approfitterà.»

«Parteciperai anche tu?» domandò schietto, dandogli un'occhiata dubbiosa.

Enrique scrollò le spalle in una risatina incredula. «Nah, amigo. Io sono un tipo pacifico. Uccidere per divertimento è rude, screditi la vita che stai rubando. Nutrirsi sì, è il cerchio, farlo per sport ti toglie l'anima e noi ne abbiamo già poca.»

Imperial Wolver IIWhere stories live. Discover now