IX

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(Gwyn)

«Nessuna pressione» soffiò Joseph nervoso. Si era già sentito in quel modo, all'alba del suo primo torneo, quando le luci dello stadio e le grida lo avevano tramortito. «Meno di quattro giorni fa ero un ragazzo normale.»

«Non ti metterai in ridicolo, né lo farai con me. Non te lo permetterò, sarò al tuo fianco» gli promise. Gli sfilò il cristallo sotto la camicia e lo mise in mostra sul petto. «Questo tienilo in vista. È stato Chloe a dartelo, un cimelio di Zero. Mio padre lo riconoscerà subito. Sei qui perché il destino ha scelto te.»

Alba e Joseph vennero accompagnati nella sala del trono, in un'ala diversa rispetto a quella adibita alle camere. Il castello era ampio, i corridoi simili e spesso incrociò squadroni di soldati che salutarono formali il principe, le cameriere si aprivano e chinavano le teste in silenzio. L'atmosfera mise in suggestione Joe, il Grande palazzo era splendido, il marmo dei pavimenti aveva decori a forma di rombo e numerosi lampadari pendevano dai soffitti alti. Ovunque spiccavano le bandiere reali, ma persino Alba notò i danni causati dall'attacco dei nemici, i graffi sui muri o le finestre rotte.

La sala del trono era su due livelli, formata da un'ampia sala lunga circondata da statue e ritratti dei re precedenti. Erano presenti gran parte dei soldati di rango maggiore, tutti dotati di spada, scudo e armatura, dietro di loro alcuni membri della corte. Posti alla fine di una gradinata, due troni occupati.

La regina Alanna era altissima, con i capelli biondicci raccolti in una sofisticata pettinatura. La tiara ornata di gemme si perdeva tra i boccoli. Aveva un viso asciutto, alcune rughe le erano comparse intorno agli occhi, ma conservava una certa bellezza. La sua veste gialla le nascondeva i piedi e Joe pensò che dovesse essere molto scomodo camminarci.

Il re era seduto per metà, pronto a scattare in piedi. I capelli rossicci presentavano qualche filo grigio, gli occhi verde scuro, uguali a quelli di Alba, senza traccia di divertimento. Indossava a stessa uniforme con cui lo aveva visto ritratto nel vecchio quadro alla Lega, nera con una fascia dorata sul panciotto. Alla vita era legata una spada, inutile da moltissimo tempo.

Dietro la faccia piena del re, era appollaiato Gwyn. Fissava Joseph con cruccio con quegli occhi glaciali, freddi e senza alcuna simpatia. Il suo aspetto barbaro tradiva l'idea che si era fatto di quel vecchio, la frusta era legata al fianco e schioccava di tanto in tanto, pronta ad essere usata. Le maniche della lunga veste grigia gli coprivano a malapena i tatuaggi fino alle dita, mentre la treccia gli pendeva sulla spalla sinistra. Aveva alcune ferite sul volto e un taglio ricucito abilmente sul collo.

«Padre, madre» salutò Alba in riverenza.

«Oh, Alba, alza la testa!» lo rimproverò sua madre. «Il mio bimbo!»

«Madre, per favore!» riprese.

«Ti fa ancora male il braccio?»

«Oh, per le dee...» si lagnò.

«Cara, lascialo in pace! Racconta, figlio mio, di' alla corte ciò che hai detto a me con fretta, prima di obbligare questa assemblea. Coraggio, pirata dei mari. Gwyn, riferisci a mio figlio di alzare la voce! Io faccio fatica ad udirlo.»

Joseph mugugnò e Alba gli fece cenno di contenere le proteste. Riconobbe il tono superficiale con cui il re aveva parlato, era simile a quello che Arthur McKingsley usava con lui per fargli capire le assurdità a cui mirava: era simile a quello di scherno e amaro.

Alba era un capitano a tutti gli effetti, era ammirato e rispettato come principe e corsaro sebbene le sue nobili origini. Lo aveva condotto sano e salvo fino ad Arcadia, lo aveva trattato come pari e non come semplice estraneo all'isola.

Imperial Wolver IIWhere stories live. Discover now