Epilogo

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(Tebe)

Ru aveva trovato un'altra casa. Era un appartamento con una stanza e basta, una cucina e un bagno minuscolo, eppure per loro fu il massimo perché erano finalmente tranquilli, una famiglia. Avevano in cantiere molti progetti per il futuro, il più importante era quello di proteggere Zero.

Era uno degli ultimi giorni caldi della stagione. Avevano fatto una gita a West Park e Zero si era divertito da morire a spaventare piccioni e papere selvatiche. Era chiuso in un cappottino blu e rosso e ogni tanto tentava di scrollarselo di dosso, ignaro dei bottoni e della cerniera. Aveva iniziato a rivelare i primi segni distintivi dei Licantropi, la sua temperatura interna aumentava e tornava normale a tentoni, ciò lo accaldava e i vestiti lo innervosivano. Per Ru comunque era troppo presto per parlare di trasformazione e non aveva alcuna intenzione di metterlo davanti ad una gustosa zuppa di sangue bollente per vedere se avesse trovato la brodaglia invitante.

Joseph teneva le mani a Zero e lui muoveva i primi passi. Con molta cautela lo reggeva e si muoveva con lui, ridacchiando nel vederlo muoversi in modo buffo nel giubottino. Erano davanti ad un negozio di musica e in uno dei televisori in vetrina stavano dando il brano dei Kiss, I Was Made for Lovin' You, e il bambino gridava impazzito vedendo quei look estremi.

«Ti piace il rock, Zero? Sei proprio un ribelle» esclamò Joe mentre suo figlio ballava goffo e provava a camminare in quelle scarpe scomode. Avevano già buttato quattro paia di scarpe in poche settimane a causa della sua crescita. «Mostra alla mamma come balli, okay?»

Si guardò alle spalle. Chloe e Ru erano in coda a prendere dei gelati in un chioschetto pullulante di famiglie. I nonni erano seduti nei giardini e spacciavano fazzoletti e caramelle. Joseph fece del suo meglio per dimenticare Melissa, Arthur e Natalie, e la malinconia dovuta alla loro assenza. Zero aveva bisogno di lui e Chloe, fine.

Susie emise un trillo sorpreso e Joe si impettì. La sua vecchia fiamma aveva un cappotto color crema in tinta con il cappello, i capelli biondi lisci e del rossetto rosso sulle labbra.

«Joe, sei tu?» domandò eccitata. Si diedero due baci sulle guance e lei lo rimirò da cima a fondo, faticando a riconoscerlo. Il Joe che ricordava era decisamente meno pallido e taciturno, in aggiunta le missioni lo avevano irrobustito. «Dio, è da un sacco che non ci vediamo. Ho saputo che hai lasciato la squadra di calcio prima della fine del torneo.»

«Ho avuto dei problemi» ammise. «Stai ancora con Anthony?»

«L'ho mollato. Esco con...»

Abbassò gli occhi sul bambino e corrugò la fronte. Joseph percepì il dubbio della ragazza.

«È mio nipote» dichiarò Joe evasivo.

Susie emise una risatina ansiosa. «Ah, ecco! Cavolo... ti somiglia parecchio...»

«Sì, me lo dicono tutti. Si chiama Zero, è una vera peste e a quanto pare adora gridare.»

Zero deambulò verso Susie, attirato dal colore acceso delle sue calze gialle. Le si aggrappò alle gambe e la ragazza gli accarezzò i capelli scuri. In quel momento Chloe e Ru tornarono con i gelati in mano e Susie notò al volo che gli occhi fossero identici, lo stesso azzurro ghiaccio di Chloe tramandato al figlio. Fece un mezzo sorrisetto per nascondere quel turbamento.

Ringraziò che Susie si fosse tenuta per sé le domande, si limitò a restare per quattro chiacchiere sui suoi studi di psicologia a Wolverhampton e i piani di trasferirsi a Londra. Infine li salutò allegra e se ne andò. Per tutto il tempo Joe ebbe il terrore che avesse potuto aver visto qualcosa in Zero o che Lance gli avrebbe ordinato di zittirla per sempre. La scusa del nipote era la più plausibile, soprattutto al confronto di aver messo incinta una lupa e di aver creato un Ibrido Licantropo-Vampiro che cresceva ogni giorno di parecchie settimane.

Imperial Wolver IIWhere stories live. Discover now