XV

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Joe lasciò perdere le altre prede e si dedicò al suo compito. Ogni passo che faceva era certo di fare la cosa giusta, l'istinto lo guidava. Si lasciò trasportare e si diresse al lato sud del bosco, varcando la linea del fiume che delimitava il confine dello stato.

Là nei dintorni scovò il corpo senza vita di un cinghiale, aveva il corpo sventrato e le budella erano sparse intorno a lui. La scia era tiepida, segno che fosse morto da alcune ore.

Fece un passo avanti con la gola in fiamme e si vide riflesso nell'acqua. Si guardò con attenzione e si toccò la faccia. I suoi occhi erano brillanti, rossi, come quelli di un predatore famelico e gli calzavano a pennello. C'era qualcosa nel suo viso, un'ombra malefica, che lo turbava.

«Sei vanitoso per essere un Vampiro» notò Lance freddo.

«Ho degli occhi così terribili?» chiese Joe guardingo.

«Sei deluso?»

«Un po' sì. Mi sento diverso dagli altri. Mi trattano come...»

«Un cucciolo. È ciò che sei. Lo rimarrai per qualche anno o almeno fino a che un altro prenderà quel posto» lo rincuorò Lance.

L'affermazione gli smosse le viscere.

Quel fine settimana il tempo era calmo, il sole era scomparso da giorni oltre la coltre di nubi e si era alzata una densa foschia. Si erano allontanati dal cuore delle campagne inglesi, erano quasi finiti in Galles e alcuni raggi del sole filtravano deboli oltre le nuvole cariche di pioggia.

Mise una mano sotto un raggio solare e si crogiolò in quegli istanti di calore. Ben presto il calore divenne sempre più reale e insopportabile, meno piacevole e rovente ovunque. Balzò via in una smorfia di dolore e vide le bolle scoppiargli sulla pelle.

«C'è un modo per togliere questa maledizione? I Demoni possono restare all'aperto quanto vogliono, perché i Vampiri sono...» iniziò spazientito.

«Una punizione per Vlad. Non me l'ha mai raccontato davvero, l'ho supposto, quindi prendi la mia informazione con le pinze. Vlad era un guerriero, sfruttava la notte a suo vantaggio ed era cristiano. In un modo o nell'altro venne a contatto con un diavolo, temo Satana in persona, che gli promise la vittoria contro i turchi per la sua anima. Vlad vinse la guerra e quel Demone uccise la moglie. Era la cosa più cara che avesse al mondo e finì per avvicinarsi alla magia nera. Scrisse libri, teorie sui Demoni, tant'è che sollevò le loro indignazioni. Satana intervenne di nuovo e lo maledisse, con lui la sua stirpe: nessun cibo umano poteva placare la sua fame, il suo cuore non avrebbe mai più battuto per amore, niente benedizione di Hypnos – il re Demone dei sogni – e il sole lo bruciava.»

«E la vostra idea grandiosa di seppellirmi?»

«È una tradizione della nostra cultura. Hanno seppellito anche me. Se il Vampiro riesce a risalire da solo vuol dire che è degno del dono delle tenebre. Oppure muore sottoterra. Suppongo alcuni siano ancora là a scavare» ridacchiò ironico.

Si spostò verso il fiume e si appostò su un masso.

«Se è stato Vlad a trasformarti e tu hai morso me, significa che io sono...»

«Un diretto successore» confermò. «Il veleno corrompe il corpo, ti aiuta a sanare i deficit legati ai difetti umani, massimizza la potenza muscolare, riveste le ossa e aumenta i collegamenti nervosi. I denti hanno una patina protettiva e qui sopra hai le sacche di veleno, proprio come un serpente, se mordi una preda la rendi innocua e negli umani... Lo hai visto anche tu.» Joe diede dei colpi all'aria, poi calciò un albero, facendolo tremare. «Sei più forte di un Licantropo, ma fai attenzione. In branco sono letali.»

«Hai scelto di essere un Vampiro o hai dovuto? Eri malato?»

«Ai miei tempi la malattia era considerata semplicemente una maledizione, un cattivo presagio e molti ci credevano, compreso mio padre. Nel vostro mondo l'avreste chiamata leucemia e morbo di Paget. Elijah Larsen mi ha tenuto in vita per pietà, perché uccidere un bambino deformato gli avrebbe dato un biglietto di sola andata per gli Inferi e, poiché mia madre volle tenermi, mascherò la mia vita. Mi rinchiuse al buio e mi lasciò credere di essere un abominio. L'assenza di luce ha fatto sempre parte della mia vita» raccontò. «Ho molti ricordi di Runal. Era... chiassoso, un bambino petulante che gridava in continuazione. Un bullo, ma ammiravo la sua forza e intraprendenza. Dicevano sarebbe diventato un alpha straordinario e una parte del desiderio dei miei genitori si è realizzato: pur di essere forte ha lasciato indietro la sua anima.»

Imperial Wolver IIWhere stories live. Discover now