1. Dylan - Casa dolce casa

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Settembre 2023

Dylan sistemò il borsone sul posto del passeggero e richiuse la portiera del pick-up. Si raddrizzò, mentre la brezza tiepida e gentile gli accarezzava il volto. L'aria profumava di fiori e fieno. Di estate, in qualche modo.

«Dylan.»

Sua nonna avanzò con una piccola borsa turchese tra le mani. I capelli ingrigiti dall'età erano legati in una bassa coda sfatta, alcuni ciuffi più corti le sfioravano le guance rugose. La sua camicia bianca con le stampe a fiori era larga e si gonfiava a causa del vento.

Quando gli fu vicino, gli afferrò un polso e lo costrinse a reggere la borsa che, conoscendola, conteneva viveri adatti a un'Apocalisse zombie. Come facesse a stipare tutto quel cibo in uno spazio tanto ristretto era un vero mistero. Prima o poi l'avrebbe costretta a rivelarglielo.

«Sei magro come uno spillo» lo apostrofò. Il suo sguardo critico lo studiò dall'alto in basso. Aveva i suoi stessi occhi blu – un tratto genetico che la sua defunta madre aveva ereditato da lei.

Dylan sbuffò una risata, sistemandosi il cappello a tesa larga sulla testa. «Mi hai ingozzato come un tacchino al Ringraziamento. Sei proprio un adorabile cliché.» Le diede un buffetto affettuoso sulla guancia, che sua nonna accolse con un sorriso e un'espressione addolcita dall'affetto.

«Promettimi che mangerai abbastanza.»

«Come sempre.»

La nonna lo scrutò con le palpebre assottigliate, come se non si fidasse, poi disse: «Chiamo il nonno. È nel fienile.»

Dylan annuì e lei gli diede la schiena, allontanandosi verso il ranch.

Dopo aver sistemato anche quel bagaglio nell'auto, poggiò la schiena alla portiera. Era quasi ora di mettersi in viaggio.

Abbracciò il paesaggio circostante per imprimere meglio nella memoria il luogo in cui era nato e cresciuto.

Il ranch dei suoi nonni era incastonato tra le montagne e una foresta che si allungava fino a un lago.

Si trattava di una costruzione un po' datata, con le assi dipinte di rosso e il tetto spiovente grigio. Il vialetto di accesso era delimitato da una staccionata bianca, che si estendeva fino al recinto dei cavalli e alle stalle. Il fienile, una costruzione simile alla casa, era grande e si poteva ammirare fin dalla strada poco distante.

Dylan amava quel posto. Amava il Montana, svegliarsi la mattina con il sole che faceva capolino oltre le vette delle montagne, il rumore del vento tra le imposte, l'odore pungente dei cavalli. Amava sellarli, cavalcare per le praterie. La nostalgia lo inondò al pensiero di tornare in Oregon, alla Fallwood University, e lasciare da soli i suoi nonni.

Grace e Derek erano in pensione, ma suo nonno aveva ancora qualche cavallo, perché adorava occuparsene. Dylan sospettava che li avrebbe allevati fino alla morte e non se la sentiva di biasimarlo.

Di tanto in tanto, da Big Sky – la cittadina distante poche miglia – giungeva un ragazzo che suo nonno aveva assunto per svolgere i lavori più pesanti.

Dylan sorrise malizioso al ricordo di quelle braccia possenti e del suo torso nudo che scintillava di sudore sotto i raggi del sole.

Oh, eccome se ricordava James.

James era etero o, perlomeno, lo era prima di conoscerlo. Gli etero confusi riservavano le migliori sorprese a letto.

Se quel fienile potesse parlare...

I suoi nonni riapparvero.

Okay, fine dei pensieri a luci rosse.

Tamburellò le dita sulla carrozzeria e attese che lo raggiungessero.

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