14- Travis - Luogo sicuro (parte prima)

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Travis, steso sulla panca, chiuse le dita sul bilanciere. I bicipiti si contrassero e di riflesso anche gli addominali si tesero.

Inspirò, poi sollevò i pesi e li portò al petto lentamente. Erano ottantotto libbre in totale, quarantaquattro per disco, e le sue braccia tremarono per lo sforzo.

Le mani di Paul vennero in suo soccorso, sfiorando il ferro del bilanciere. Non fece pressione, ma era pronto a dargli una mano se avesse avuto difficoltà.

Travis sistemò i pesi e prese fiato, il sudore che gli scivolava sulla schiena e sulla fronte. Doveva fare ancora un po' di ripetizioni, prima di passare allo squat.

«Oggi è il grande giorno, eh?» Paul si rivolse a qualcun altro.

Travis sollevò lo sguardo verso il suo compagno di squadra, che guardava davanti a sé con un sorriso sornione sulle labbra.

«Paul, non ricominciare a rompere i coglioni» sbottò la voce di Drew qualche metro più in là. Travis sentì il clangore di un altro bilanciere, forse anche lui stava facendo esercizi per le braccia.

Paul sghignazzò. «Siamo tutti impazienti di assistere alla reunion del secolo.»

Marcus, che passava di là, rise. Gli diede un colpo al sedere con l'asciugamano. «Smettila» lo rimproverò, anche se sembrava divertito. «Manco fosse il matrimonio di Kate e William.»

«La versione gay.» Paul gli diede corda.

Marcus rise più forte, mentre Drew imprecava.

Lo stomaco di Travis ebbe un guizzo. Cercò di concentrarsi sul respiro e sul battito sordo del cuore, ma era difficile.

«Come ti senti all'idea di rivedere il tuo innamorato?» Paul imitò una voce stucchevole.

«Gli farò un pompino davanti a tutti così sarai soddisfatto.» La voce di Drew, adesso, era molto vicina. Uno spostamento d'aria trascinò il suo odore fino alle narici di Travis, trapiantandoglielo direttamente nel cervello.

Travis digrignò i denti, mentre l'irritazione lo faceva avvampare. Serrò le dita sul metallo freddo del bilanciere.

Per una frazione di secondo, intercettò gli occhi di Drew. Le viscere si annodarono e i palmi iniziarono a sudare.

Poi il suo sguardo scivolò su Paul che, nel vederlo alterato, perse il sorriso.

«Aiutami» gli intimò, «anziché perdere tempo con queste puttanate.» Si trattenne in tempo da sibilare un'offesa omofoba.

Sputi quegli insulti con troppa leggerezza solo per sentirti meglio, però sono come dei proiettili.

Il senso di colpa lo trafisse, puntuale.

Drew non smise di scrutare Travis con aria di sfida, quasi aspettando l'offesa. Se ne andò dopo pochi minuti senza dire una parola.

Paul sistemò le mani sotto il bilanciere.

Travis inspirò, premette meglio la schiena sulla panca e sollevò di nuovo il peso. Abbassò le braccia fino al petto e, dopo aver aspettato alcuni secondi, riportò il bilanciere al proprio posto.

«Non serve che te lo dica, ma...» iniziò Paul, titubante.

«Allora non dirlo» ribatté Travis. «Fammi fare questi esercizi del cazzo in pace.»

«Che palle, amico» brontolò lui. «Perché non scopi, così ti addolcisci?»

Le mani di Travis erano sudate. Le strofinò sui pantaloncini della divisa, poi le chiuse attorno al metallo. Fece un'altra ripetizione.

Losing MatchWhere stories live. Discover now