15. Travis - Luogo sicuro (parte seconda)

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Quando entrò nel pub, l'aria calda gli accarezzò il volto. L'odore di cibo – frittura e hamburger – gli fece brontolare lo stomaco. Era affamato, ma si sarebbe limitato a sgranocchiare dei salatini e bere una Coca-Cola.

La sua testa era ancora un casino. Aveva passato quelle ore a sfogliare l'eserciziario di matematica per provare a rilassarsi e a dipanare il groviglio di pensieri. Un po' era stato utile ma poi, guidato dall'istinto, si era fatto una doccia ed era andato in città.

Fece scivolare lo sguardo lungo i tavoli alla ricerca di Dylan.

Lo trovò dietro il bancone a chiacchierare con una ragazza. Era carina, aveva un bel viso incorniciato da un caschetto rosa. Si ricordava di lei: l'anno precedente ronzava attorno a Drew e Greyson. L'aveva vista molto spesso in palestra, seduta sugli spalti, ad aspettare uno dei due.

Dylan stava preparando dei cocktail. Ridacchiò per qualcosa che aveva detto la ragazza. Si voltò, le rispose e lei arrossì. La collega gli diede una gomitata e Dylan si scansò, ridendo più forte.

Travis esitò, ancora fermo sulla soglia.

Anche in quel momento pensò che la sua presenza non fosse indispensabile per gli altri. Era invisibile.

Dylan non aveva davvero bisogno di parlare e di stare con lui, a differenza sua.

Travis non aveva nessun altro con cui confidarsi.

Fece un passo indietro, pronto a uscire dal pub.

Dylan si voltò nella sua direzione e lo vide. Gli sorrise, sollevò la mano e lo salutò.

Travis, a quel punto, abbandonò il proposito di andare via. Infilò le mani nelle tasche del giubbotto, raggiunse lo sgabello e si sedette.

«Ciao» disse, rivolto a Dylan.

Dylan terminò di preparare il cocktail e lo sistemò davanti a un cliente seduto al bancone.

«Ciao, dolcezza» lo salutò Dylan con la solita luce maliziosa negli occhi.

La ragazza fece rimbalzare lo sguardo da lui al collega. Era sorpresa, come se non si aspettasse quello scambio di battute.

Travis le scoccò un'occhiata infastidita e lei, capendo l'antifona, riprese il proprio lavoro.

«Tratta bene Allison» lo rimbrottò Dylan.

«Non ho detto nemmeno una parola.»

Dylan sciacquò dei piattini nel lavello, prese un canovaccio e asciugò le mani. «Il tuo viso è un libro aperto.»

Travis sbuffò e tamburellò le dita. «Spero proprio di no.»

Dylan scrutò la sua collega, probabilmente per assicurarsi che non fosse a portata d'orecchio, dopodiché si sporse verso di lui.

Travis venne inglobato dalle sue iridi – blu, non azzurre – e contò le pagliuzze più scure attorno alla pupilla. L'odore di Dylan, un misto di sandalo e cuoio, impregnò l'aria tra loro. Era un buon profumo.

«È successo qualcosa?» gli chiese in un sussurro, «oppure avevi solo voglia di vedermi?» Gli fece l'occhiolino per stuzzicarlo.

«Greyson è a Fallwood.»

«Sì, lo so» ribatté l'altro. «Me l'ha detto Drew.»

Travis sbuffò di nuovo, allontanandosi i capelli dagli occhi con un gesto nervoso.

«Quindi, è successo qualcosa con lui?»

«Lui è stato...» cercò la parola giusta, «perfetto come sempre.» Fece una pausa, vergognandosi un po' di quello che stava per dire. «Me ne sono andato senza salutarlo.»

Losing MatchWhere stories live. Discover now