3. Travis - Il peso delle menzogne (parte seconda)

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C'era un momento in cui Travis riusciva a essere libero, oltre alle notti insonni in cui ammirava le luci di Fallwood.

Ed era quando la palla da basket gli colpiva la mano durante i palleggi.

In quel momento, il pallone gli vibrava sul palmo e la consistenza rugosa sfiorava i polpastrelli. Il sudore gli bagnava la canotta e si impigliava alle ciglia.

In quel momento, non sentiva più la voce di sua madre. O il peso delle innumerevoli bugie.

Era come se la catena sul torace si spezzasse e lui potesse respirare aria pulita.

Tutto intorno a lui svaniva. Il cervello si focalizzava soltanto sulle scarpe che stridevano sul parquet, sul tifo sugli spalti, sulle azioni da compiere per difendere la loro metà campo.

Durante gli allenamenti era lo stesso.

In quelle ore respirava ed era abbastanza.

Ryan, la riserva guardia tiratrice, si curvò in avanti, cercando di smarcarsi da lui. Travis si piegò fin quasi a poggiargli il petto contro la schiena, chiudendogli le vie d'uscita con le braccia e il busto. I capelli gli finivano di continuo sugli occhi e gocce scivolavano dalla fronte alle tempie.

Stavano provando uno schema e doveva marcare Ryan, mentre Drew lo aggirava per passare la palla a Brandon, la nuova guardia tiratrice scelta al posto di Greyson Quinn.

Travis fece guizzare lo sguardo da Ryan a Drew.

Il playmaker stava studiando la situazione, concentrato sul gioco. Il coach Kennedy e l'assistente coach Nelson erano a bordo campo, vicino alle sedie, e osservavano l'allenamento con piglio critico. Kennedy aveva la fronte aggrottata, concentrato sui ragazzi. Nelson, invece, era seduto su una delle sedie e appuntava qualcosa su una cartella.

Tuo padre ha chiamato Kennedy.

La gola si chiuse di nuovo e il respiro faticò ad attraversare la trachea.

Ryan si mosse, lui riportò la sua attenzione verso il compagno e si mosse a sua volta per marcarlo stretto e non lasciargli spazio di manovra. Era bravo in quello.

Drew soffiò su una ciocca libera dall'elastico, dopodiché palleggiò e, con una traiettoria perfetta, passò la palla a Brandon. Lui l'agguantò e tirò una tripla in sospensione dalla linea da tre.

La palla compì una parabola e si infilò con grazia nel ferro, facendo frusciare la retina.

Il gioco riprese, lo schema cambiò.

Travis si posizionò sotto il canestro per difenderlo. Josh era vicino a lui, mentre Lucas – l'ala grande – marcava un altro loro compagno.

Lanciò un'occhiata distratta agli spalti. L'amico di Drew era lì.

Era seduto sulle gradinate, con le gambe incrociate e le braccia conserte. Il suo viso era glabro, pulito, e l'assenza di barba ingentiliva i suoi tratti delicati. I capelli neri erano corti sulle tempie e sulla nuca. Un ciuffo più lungo e ondulato gli ricadeva sulla fronte, nascondendo a tratti gli occhi di un azzurro profondo. Erano di una tonalità più scura di un semplice celeste.

Era alto ma magro, più di lui senza dubbio, e il fisico snello era sottolineato da un paio di pantaloni stretti e una camicia scura un po' slacciata sul petto.

Stava guardando gli allenamenti con un sorrisetto impigliato alle labbra.

Li osservava perché li trovava eccitanti? Immaginava di fottere uno di loro?

Era sempre attaccato a Drew, da quando Greyson era stato acquistato dai Trail Blazers.

Sapeva che lui e Drew erano stati insieme per un breve periodo l'anno precedente.

Losing MatchWaar verhalen tot leven komen. Ontdek het nu