6. Travis - Avevi ragione (parte prima)

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Quando Travis aveva un problema o era turbato, c'era un'altra cosa oltre al basket capace di calmarlo: la matematica.

Sin da ragazzino, aveva l'abitudine di rinchiudersi nella sua camera con il libro di algebra. Riempire pagine e pagine di calcoli riusciva a schiarirgli le idee. Mentre il suo cervello elaborava equazioni, sistemi e radici, i pensieri si riallineavano e la nebbia svaniva, lasciandolo lucido.

Per quella ragione, adesso era nella biblioteca della Fallwood University e picchiettava il quaderno con la punta della penna. Aveva già riempito due fogli di calcoli sparsi.

Nemmeno quello, però, riusciva a calmarlo.

Conosco il tuo segreto, Travis.

Il braccio tremò e la penna strisciò sul resto del foglio.

Travis abbassò la testa, le labbra strette fino a diventare esangui. Aveva lo stomaco attorcigliato e la bocca secca.

Quel finocchio non poteva aver capito davvero...

Guardò il libro degli esercizi e riprese a scarabocchiare un altro calcolo. Ci provava da un'ora ma non funzionava. Perché, cazzo, non stava funzionando?

Si fermò. Strinse la penna tra le dita, che divenne calda e umida a causa del suo palmo sudato.

E se Dylan avesse sul serio capito la verità?

Cosa poteva fare?

Travis gettò la penna sul quaderno e poggiò i gomiti sul tavolo, facendo sprofondare il viso sulle mani.

Calmati. Non significa nulla.

Per quanto ancora avrebbe resistito? Quel segreto era diventato troppo ingombrante, un fottuto elefante in una stanza, e tenerlo a bada era sempre più difficile. Sobbolliva in superficie e, guardando bene, chiunque se ne sarebbe accorto.

No, non chiunque: Dylan.

Quella specie di demonio magrolino dalla lingua sagace.

Di solito Travis intimidiva con la sua mole. Rispetto agli altri ragazzi era muscoloso e molto più alto della media, grazie agli anni di basket; inoltre, la sua espressione un po' arcigna non invogliava le persone ad avvicinarsi.

Invece, Dylan sembrava immune al suo aspetto intimidatorio. Lo fronteggiava con una spavalderia forse un po' sciocca, visto che avrebbe potuto schiacciarlo tra indice e pollice come un moscerino. Pesava la metà di lui, eppure lo aveva messo all'angolo soltanto con uno spiccato spirito d'osservazione e qualche battutaccia.

In quei giorni Travis si guardava le spalle perché si aspettava di trovarselo dappertutto. Aveva paura di tradirsi anche solo con uno sguardo o un'espressione facciale.

Cercava di non osservare troppo Drew, da quando aveva avuto quella sgradevole conversazione con Dylan. D'altro canto, il finocchio gracilino era sempre sugli spalti della palestra e sapere che lo fissava, forse per smascherarlo, lo agitava. Gli allenamenti erano diventati un vero e proprio incubo a occhi aperti.

Si sentiva... braccato, in perenne allerta. Aveva paura perfino di respirare. Se il suo segreto fosse venuto a galla, le conseguenze per lui sarebbero state devastanti.

Pertanto, cercava di stare lontano da Dylan il più possibile. Non era facile, dato che il pub in cui lui lavorava era una sorta di punto di ritrovo per la squadra. Perfino quella sera aveva appuntamento al locale con Paul e Marcus.

A disturbarlo non era solo il fatto che probabilmente avesse intuito come stavano le cose.

Quando il ragazzo gli aveva fatto intendere di aver capito, il suo viso si era tinto di pena e dispiacere.

Losing MatchWhere stories live. Discover now