10. Travis - Riprendere fiato (parte prima)

313 47 43
                                    

«Murray, devi marcare l'avversario. Non lasciarlo libero!»

La voce del coach Kennedy riecheggiò per la palestra.

Travis si curvò in avanti, i palmi umidi sulle ginocchia, e fece ampi respiri. Chiuse gli occhi, mentre dalla fronte scivolavano gocce di sudore.

Quel giorno proprio non riusciva a concentrarsi sull'allenamento. Aveva troppe cose per la testa.

Qualcuno gli diede una pacca sulla spalla. «Coraggio, amico.» Era Paul.

Travis annuì, si raddrizzò e si passò il dorso della mano sulla fronte per asciugare il sudore.

La partita di allenamento riprese.

Lucas effettuò un passaggio corto verso Drew, che recuperò la palla e, in contropiede, si diresse verso il canestro della squadra di Travis.

Travis raggiunse la sua metà campo per aiutare Josh in difesa. Doveva recuperare almeno quel rimbalzo, visto che si era lasciato sfuggire tutti gli altri e il coach lo aveva ripreso per quella ragione.

Drew eluse la marcatura di un compagno con un elegante movimento. Ruotò, dando la schiena all'avversario, dopodiché passò il pallone a Brandon. La guardia, già disposta sulla linea da tre, tirò in sospensione.

La palla colpì il ferro e balzò all'esterno. Travis reagì con un secondo di ritardo, perché Drew sfrecciò vicino a lui e la recuperò subito.

Travis cercò di ricomporsi. Doveva marcarlo. Doveva.

Ma...

«Murray, svegliati!» L'urlo del coach lo raggiunse come una cannonata.

Travis soffocò un'imprecazione. Strinse la mano a pugno e corse dietro Drew. Quel maledetto playmaker era più veloce di una scheggia, sgusciava tra i membri della squadra con una fluidità impossibile da imitare.

La coda di Drew era quasi sfatta e i capelli, più lunghi rispetto all'anno precedente, frustavano l'aria. I muscoli della sua schiena e delle gambe assecondavano con armonia la corsa.

Travis lo ammirò, accarezzò la sua figura con lo sguardo, mentre cercava di recuperare distanza tra loro.

Una lama di ghiaccio lo trafisse e lo raggelò.

Arrestò la corsa, il fiato corto. L'ondata di panico gli artigliò la gola e all'improvviso si trovò a boccheggiare.

Scosse la testa.

Concentrati.

Riprese a correre, le scarpe stridevano sul parquet lucido. L'aria era fresca, eppure incollava il sudore alla pelle. Tagliò il campo e riuscì ad avvicinarsi a Drew, che era sulla linea dei tre punti.

Lo stoppò, allargando le braccia per disturbarlo e impedirgli di realizzare l'assist o il tiro.

Il ragazzo si piegò in avanti, palleggiando, e lo fissò dritto negli occhi.

«Levati» gli intimò, con un ghigno poco amichevole disegnato sulle labbra. I capelli erano appiccicati al viso sbarbato. Goccioline gli imperlavano la pelle, scivolando sul collo fino alle clavicole.

Il cuore di Travis ebbe un tuffo.

Concentrati, cazzo.

Era bravo a marcare e a difendere. Ma in quel momento venne risucchiato dagli occhi intensi e battaglieri di Drew. Non riuscì a riflettere.

Voleva odiarlo, eppure non poteva. Quel contrasto rischiava di distruggerlo.

Tentò di riportare l'attenzione sul gioco. Se Drew tentava di scartare di lato, lui faceva lo stesso, muovendosi a specchio.

Losing MatchWhere stories live. Discover now