5. Dylan - Conosco il tuo segreto (parte seconda)

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Le gambe di Dylan chiedevano pietà. Era in piedi da ore, e normalmente non sarebbe stato un problema perché era abituato a quei ritmi lavorativi, ma quella sera il pub era stracolmo. Con l'inizio del college, il venerdì sera diventava quasi sempre un incubo. In più, la tv appesa su una delle pareti trasmetteva una partita dell'NBA – Pistons contro Lakers – quindi i Fallwood Wolves stavano facendo casino: il loro tavolo, vicino all'ingresso, era il più chiassoso.

Allison aveva iniziato a lavorare quella settimana ed era bravissima, gentile con i clienti, organizzata. L'adoravano tutti, Gary compreso, che pendeva dalle sue labbra.

«No, Gary, fermo.» Allison gli tolse un boccale di birra dalle mani. Lo sistemò sotto la spina, l'attivò e il liquido ambrato iniziò a scorrere e a riempirlo. «Devi fare in questo modo» gli spiegò con pazienza. Lui annuì.

Dylan li osservò soddisfatto. Secondo lui Gary voleva scoparsela, ma era troppo timido per farle delle avances. Forse Allison se n'era accorta, era una tipa sveglia, d'altronde.

Avrebbe indagato con discrezione.

Mescolò alcuni cocktail, mentre guardava i ragazzi della squadra di basket. Ammirò tutto quel ben di Dio con un sospiro sognante.

Allison sistemò alcuni bicchieri sporchi sul lavello. «Li consumerai, a furia di guardarli così.»

«Così come?»

«Come se volessi mangiarli.»

«Ma io voglio mangiarli, tesoro.»

Allison emise una risatina. «Non ho alcun dubbio.»

Dylan dispose i drink su un vassoio. «Tra non molto suonerà Drew» l'avvisò.

«Me l'hai detto almeno trenta volte» replicò Allison in tono dolce. «Sto bene. Va bene» ribadì.

Dylan la fissò con palese scetticismo.

Lei gli diede un colpetto alla spalla. «Vai a portare quei cocktail, su.»

«Bada al piccolo Gary, senza di te è perso» la prese in giro. Recuperò il vassoio e sgusciò fuori dal bancone, prima di beccarsi un'occhiataccia da parte della ragazza.

Mancava poco al termine della partita e i Pistons erano in vantaggio di centoventi punti contro settantotto. A breve, le luci del pub si sarebbero ammorbidite e Drew avrebbe fatto il suo ingresso in scena, sul palchetto in fondo. Dylan aveva già preparato la sedia, l'asta del microfono e l'amplificatore per la chitarra acustica.

L'amico era un musicista dal talento impareggiabile, eppure non desiderava trasformare la musica in professione. Gli aveva ribadito tante volte che per lui era una passione, un hobby al pari della pallacanestro; secondo Drew, renderlo un lavoro avrebbe fatto appassire il suo amore verso la musica.

Dylan non poteva capirlo, perché non aveva passioni di quel tipo. Certo, gli piaceva leggere e sognava di insegnare Shakespeare, ma non era un hobby vero e proprio. Quindi, lo ammirava moltissimo.

Si avvicinò al tavolo dodici, occupato da due coppie, e distribuì i drink con un sorriso affabile. I piedi, costretti nelle scomode scarpe da lavoro, gli facevano male. Mancavano ancora alcune ore alla chiusura.

Fece per andare ad aiutare Allison, quando Josh lo chiamò dal tavolo dei Fallwood Wolves poco distante. Posò il vassoio vuoto sul bancone, dopodiché si voltò.

I suoi occhi si allacciarono a quelli di Travis.

Le iridi del ragazzo divennero subito di pietra, due lande ghiacciate e inscalfibili. Tutto il suo corpo si irrigidì, come se una frusta l'avesse colpito.

Losing MatchWhere stories live. Discover now