2-Nuova Casa

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(1 Ottobre)

Un sentore di marcio penetrò attraverso le narici della ragazza, e la spinse ad aprire gli occhi.

Non fu facile, le sembrava quasi che avesse dormito per cento anni.
Appena riuscì e si fu resa conto della situazione cominciò a scalciare contro una sbarra di ferro.

La stanza minuscola in cui si trovava era costituita da diverse gabbie per animali.

I polsi di Cassandra erano stati legati insieme, dietro la sua schiena, e le corde terminavano qualche metro più in là, attorcigliate ad un palo , posizionato all'angolo del muro.

Provò a strattonare la fune ed a muovere le mani, ma un dolore al braccio la fece gridare, lasciandola a terra, straziata.

Ma non si arrese, riprovo, ancora e ancora, fino a quando un liquido rossastro si sparse sul pavimento.

"Oddio"
Imprecò, lasciandosi andare ad una smorfia di disgusto.

Respirò lentamente, cercando di capire come potesse essere finita in una situazione così brutta.

Era diversa, va bene, ma non aveva nessun potere soprannaturale, né abilità speciale.

"Perché?"
Continuò allora a domandarsi, facendosi forza per arrivare ad una parete.

Sì asciugò il viso sporco di sudore e quello che credette fosse olio per motori sulla camicia da notte bianca, ormai ridotta a qualche straccio.

<A-aiuto!>
Gridò, sperando che qualcuno, al di fuori potesse sentirla.

Prima che potesse ripetere la terra tremò.

Se ne accorse così.
L'udito ovattato, non era dovuto all'agitazione.

"Aereo"

Scosse la testa, freneticamente, mentre qualche goccia limpida le solcò il volto sporco.

"Dove sono diretta?"
Sì domandò, inghiottendo il boccone amaro.

Aveva sentito parlare di rapimenti del genere.

E se la stavano portando lontano da casa era probabile che non la trovassero mai più.

Cominciò a piangere incessantemente, incurante del dolore al braccio destro, anzi sperando che fosse quella ferita ad ucciderla e non un uomo.

Qualche ora dopo, sentì distrattamente il rumore dell'atterraggio, tanto aveva pianto.

I suoi occhi nocciola bruciarono per le troppe lacrime.

Erano rossi e stanchi , proprio come il resto del volto.

Le guance un tempo rosate, ora sembravano quelle di un fantasma, gelide, sia alla vista che al tatto.

La pelle di quel naso dalla linea perfetta invece era scorticata, ma il sangue aveva cessato di colarle giù fino al mento, quando la temperatura era diminuita a 5 gradi sottozero.

Le labbra che a tutti ricordavano i petali delicati di una rosa,
sembravano quasi essersi spaccate in decine di linee, alcune tracciate dal rosso vivo, altre già dal marrone scuro.

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