33-Combattenti

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(4 febbraio)

La notte per tutti i membri della squadra era stata abbastanza tranquilla.

Alec invece non faceva che girarsi e rigirarsi fra la coperta malamente incastrata nel divano di casa sua .

Non riusciva ad assopirsi, e del resto come avrebbe potuto? Aveva paura , proprio lui, il più temerario di tutti, provava un terrore paralizzante , che riusciva a prendere possesso del suo corpo spingendolo a fare delle scelte a dir poco discutibili.

Taylor fortunatamente, appena ebbe ascoltato da Anderson stesso il resoconto delle azioni della giornata , non lo rimproverò affatto nè lo sospese dalle sue mansioni come invece Gabriel si aspettava che sarebbe avvenuto, anzi, lo aveva elogiato.

Secondo Hank infatti, con la polizia alle calcagna un anello debole come Chang, avrebbe spezzato la catena dell'organizzazione  .

Alec non pensava che dopo anni e anni di controlli ,quest'ultima  , che si avvaleva di geni del crimine a livello mondiale  si sarebbe lasciata distruggere per un miserissimo cliente ma ovviamente non aveva espresso a voce alta la sua opinione : non voleva assolutamente affievolire le speranze della squadra e forse anche più importante , del suo capo,  che sembrava non poter reggere un altro fallimento nella sua vita.

Hank perciò dopo il convegno aveva assegnato compiti rilevanti per altre due missioni parallele a Chloe e Alexandre , per i restanti il giorno seguente sarebbe stato libero dal duro lavoro, un pò di tempo per dedicarsi ai propri hobby o alle cose che  erano state trascurate per la partenza immediata.

Gabriel fece il riassunto mentale delle faccende da sbrigare ma nessuna gli avrebbe tolto troppo tempo , il resto lo avrebbe passato con Cassandra.

Voleva farle visitare Washington, era una bella città e con la sua custodia era sicuro che non sarebbe potuto succedere nulla di male.

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Cassandra aveva sentito il telefono squillare in cucina e essendo coricata supina sul letto, con le braccia incrociate, si era premurata di non far riattaccare per la troppa attesa chi la stava cercando.

In più solamente tre  persone avevano quel numero , glielo aveva detto Kole, in quanto si usava cambiarlo quasi ogni settimana cosicchè non fosse praticamente rintracciabile.

Ciò significava o che Brooke le volesse fare uno scherzo o che il capo volesse assicurarsi che la prova più importante del caso  fosse viva e in grado di testimoniare in un processo, o , e questa era l'opzione  che riusciva a mandare più in agitazione Cass ,che Gabriel le volesse parlare.

In effetti non si erano detti molto la sera precedente, lei era stata accompagnata nella safe house da un poliziotto mentre Gabriel si era congedato quasi subito , apparentemente senza neanche averla degnata di uno sguardo.

Si era sentita come prima che tutto fosse successo ma se allora quei saluti le sembravano superflui, ora teneva alle attenzioni di Gabriel quasi come alla sua stessa felicità, forse perchè erano queste ultime a scatenarla la maggior parte delle volte.

La cornetta si alzò di scatto posseduta dalla ragazza, L'odore  di bruciato di un barbecue penetrò dalla finestra semiaperta, facendole arricciare il naso aquilino .

<Pronto?>

Domandò lei.

<No>

Era la voce di Gabriel, abbastanza contrariata.

<No cosa signor Anderson?>

<non chiamarmi signore Cassandra, ho pochi anni in più di te, comunque non devi rispondere mai per prima, così capiranno se sei in casa, è pericoloso>

La ammonì, poi si scusò. Era il classico comportamento di Gabriel , era apprensivo, mai così pauroso, ma Cass lo capì in fin dei conti. Avevano tutti paura che potesse non reggere la pressione e si sa , si è più manipolabili dalla paura e dai ricordi quando si decide di lasciarsi andare.

<ok , non risonderò mai più >
gracchiò , ridendo un poco.

Le sembrava una regola strana , stare ad ascoltare il silenzio dallaltra parte del telefono finchè il suo interlocutore non avesse capito che qualcuno era in ascolto.

<Bene, ad ogni modo, penso che tu non abbia impegni per la mattinata , giusto?>

Cassandra non rispose, la libertà per lei era sempre stata qualcosa di molto importante , da difendere con i denti e le unghie ,e ora, sorvegliata a vista dagli agenti non poteva neanche uscire nel cortiletto interno per ascoltare il cinguettio degli uccelli e magari cogliere qualche fiore tra quelli che vi erano piantati nel terreno verde , e perfetto.

Quella casa era per lei la migliore tra le prigioni, dotata di tutto quello che avrebbe potuto volere, ma era pur sempre una prigione.

La libertà era confinata tra quelle quattro mura.

<Scusami, non so cosa mi sia preso>

Appena sentì il suo tono Cassandra si sentì in colpa, in fin dei conti era solo una battuta.

<Non importa>

<Vuoi uscire con me? Decidi tu, se vuoi possiamo andare al parco,o a prendere un gelato o in un museo>

Gabriel non smetteva di parlare , era agitato, temeva che Cassandra preferisse rimanere da sola a domandarsi perchè fosse successo quello che era successo, ma per fortuna lei non era il tipo da piangere sul latte versato.

Aveva sofferto anche tanto ma ciò non fece che spronarla da quel momento in poi ad essere pù forte . Voleva imparare dagli errori, non soccombere ad essi.

<Posso uscire?>
In cuor suo la notizia fu talmente sconvolgente da strapparle uno stupore cristallino e leggero come quello che i bambini provano  vedendo un cucciolo o uno spettacolo con delle grandi bolle di sapone.

<Con me si>

Puntualizzò lui.

<Accetto, e Gabriel?>

<Si?>

<Grazie per tutto>

<Di nulla piccola combattente>

"piccola combattente "Cassandra sorrise.

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