17-L'odore del ricordo

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(2 Febbraio)

Scese le scale mentre Gabriel la seguiva  da dietro, cautamente.

Quando girò lo sguardo incontrò  il suo, e non riuscì  a reggerlo per più di qualche secondo.

In realtà quelle iridi così particolari le mettevano   un certo disagio, non sapeva perché, era come se il loro mancato giudizio, le loro nulle pretese, rendessero Gabriel diverso.

Appena entró in cucina vide  un pacco, rovesciato sul tavolo.

Sì rese  conto di essere stata una stupida,come aveva  potuto non sentirlo?
Era  stata colpa sua , quello che era  successo prima.

E si era anche gettata fra le sue braccia.
Non sapeva neanche se fosse  sposato e se gli avesse  dato fastidio.

In ogni caso non avrebbe  dovuto farlo, se anche non fosse stato impegnato in alcun modo.

Quell'episodio aveva abbattuto tutte le sue barriere, l'aveva resa debole,suscettibile e non avrebbe dovuto permetterselo nuovamente.
Non con lui accanto.
si scurì in volto.

Lui lo notò quando fece il giro del tavolo e prese dei panini.

Gliene  offrì uno, lei lo accettò, ma non riuscì  neanche a scartare la confezione.

<C'è qualcosa che non va?>
Domandò Gabriel, si sedette , ma quando vide che non reagiva  si alzò .

Le sfiorò  un braccio, lei allarmata levò  lo sguardo,lo trafisse  con gli occhi.

Le guance pallide si tinsero  di rosso.

<Cosa c'è?>
Continuò ,mentre  la mora teneva  il pacco tra le mani, lo girava  e rigirava fra le mani, con il pensiero fisso da qualche altra parte.

<Mi dispiace per prima, non avrei dovuto...>
Lasciò  la frase in sospeso, era visibilmente imbarazzata, e non avrebbe dovuto .

<Non hai fatto nulla di male>
"Anzi, sono stato io ad approfittarmi di te"
Pensò Gabriel, sperando che in fin dei conti non avesse sbagliato ad abbracciarla e a donarle quel piccolo, insignificante, ma anche profondo bacio sulla fronte.

Era poco convinta, ma accettò , annuendo.

Le spostò la sedia, lei contrasse la mascella.
Quasi credeva  che non le spettasse nulla.

Cassandra si era  sentita per tanto tempo un animale e ora  non riusciva  neanche più ad accettare di essere umana, di avere dei diritti.

Gabriel aggrottò  le sopracciglia e  scosse la testa, osservando i suoi lineamenti tristi, le linee marcate sotto gli occhi deboli.

Se solo avesse saputo chi erano  quei bastardi che l'avevano  resa così fragile, e instabile li avrebbe uccisi con le sue  stesse mani.

Cass aveva  lo sguardo di chi aveva  visto tutto il peggio della vita e non sarebbe riuscita a dimenticarlo.

Nonostante gli sforzi i ricordi non svaniscono tanto velocemente, ce li portiamo nella tomba.

I ricordi rovinano la vita delle persone, non la salvano.

Perfino quelli belli ci rendono più freddi, anzi sono i peggiori, perché ci fanno rammentare cose che abbiamo perduto, che non riavremo mai più.

Il dolore fortifica solo la corazza, fa marcire ciò che vi è dentro.

<Bene>
Sussurrò, afferrando una sedia e scartando un panino alla salsa rosa e patatine.

Lo odorò, non sembrava male.

Inaspettatamente Cassandra fece  lo stesso.

<Non ti fidi?>
Domandò lui, sorridendo in modo giocoso ma con un nonsochè  di triste.

Lei alzò  lo sguardo, si sollevarono   poco gli angoli delle labbra.

<Penso che l'odore a volte sia più prezioso del sapore, magari non quello di un panino.
Ma di un  posto si, o di  una persona>
Commentó , facendo scorrere le dita magre sul formaggio, sporcandosi appena.

Le avvicinó  alle labbra e assaggiò i residui.

<Perché  un odore potrebbe  farti felice più del gusto?>

La ragazza scosse la testa e contemporaneamente alzò l'indice in espressione di diniego.

<Non ho detto che mi potrebbe far felice ma è più "prezioso".
Magari ti fa soffrire, magari ti esalta, o ancora ti mette gioia, ma in ogni caso è più prezioso, perché lo puoi sentire all'infinito, quasi si fosse stampato nel tuo cervello>

<E gli odori che ricordi tu?
Che sensazioni ti trasmettono?>

<Paura>
Rispose secca, troncando il discorso e diede un morso al panino anche se sapeva che sarebbe stato difficile inghiottirlo con il bruciore che aveva dentro lo stomaco.

Gabriel abbassò lo sguardo e si concentrò apparentemente sul proprio pranzo, senza però tralasciare il suo compito, e osservandola in ogni minimo dettaglio.

<Cassandra>
La chiamò, ma le parole che disse non furono quelle che voleva dire realmente, quelle che avrebbe dovuto dirle, per farla calmare o rassicurarla.

<Tutti abbiamo paura, non devi temerla, se non ce l'avessi non saresti umana>

Gli occhi scuri lo fissarono accesi da dietro le ciglia folte.

<La paura ci spinge a fare scelte sbagliate, orribili>

Gabriel cercò di capire quale orribile scelta avesse potuto fare una ragazza del genere, lei era una vittima, non aveva cercato quel  destino, o no?

<Quali?>

Una lacrima cadde sui rimasugli sformati del panino di Cassandra, lei lo rimise dentro la scatola, per poi alzarsi e gettarlo.

<Scappare>

Gabriel  dovette ricorrere a tutta la sua forza interiore per non confessarle che la sua fuga aveva dato al bureau un potere enorme, e che grazie a lei quell'organizzazione non avrebbe più mietuto vittime.
O almeno lo  sperava.

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Scusate la mia assenza, ma non sono stata bene per ora...
Vi è piaciuto il capitolo? Cosa ne pensate degli odori, sono preziosi o meno a vostro parere?

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