32-Pensieri dolorosi

15.3K 696 58
                                    

(3 febbraio)

Cassandra si guardava le mani magre e le unghie mangiucchiate da più di mezzora.

Continuava a pensare a Gabriel, uomo che fino a pochissimi  giorni prima non aveva mai visto ,neanche in foto, e che ora piano piano stava diventando una delle persone più importanti della sua vita.

Perchè l'aveva  lasciata in quel posto? sarebbe anche potuto essere il più sicuro al mondo, ma al momento, senza Gabriel,

si sentiva talmente indifesa che quasi arrivò a paragonare l'FBI  alla prigione dove era stata rinchiusa.

Guardò i resti del panino che le avevano portato per pranzo. Li aveva lasciati sul confine della sua gamba , li teneva quasi sospesi,tra il ginocchio ancora livido e dolorante e l'aria che percepiva al contatto con la sua pelle calda , anche se cominciava piano piano a pensare a tutto quel gelo come qualcosa di interiore.

Erano passate diverse ore e ancora non aveva udito notizie di Gabriel.

Aveva solamente capito che sarebbe andato a New York , insieme alla sua squadra, ma per quanto tempo? E se fosse gli fosse successo qualcosa chi l'avrebbe aiutata da quel momento in poi?

Era diventata dipendente da lui, dal suo sorriso,(l'unica cosa che riusciva a rassicurarla) dalle sue parole e da quei purissimi gesti gentili.

Aveva bisogno di lui come si ha bisogno dell'aria ,ormai non sentiva nelle sue narici altro oltre che al suo profumo di vaniglia. Sicuramente era un cattivo scherzo che le giocava il cervello ma il cuore stava facendo la sua parte.

Si presentava ora lo stesso turbamento interiore che ebbe quando, chiusa in bagno realizzò che lo avessero ucciso.Per fortuna si era rivelata la cosa più falsa del mondo, ,a al tempo stesso la più orribile.

Si ricordò immediatamente il momento in cui Gabriel l'aveva  trovata sola, mentre piangeva e il suo corpo veniva scosso da tremori insopportabili ,originate dalla paura di essere rinchiusa di nuovo.

Si ricordò il suo abbraccio , da mesi e mesi non ne riceveva uno così spassionato e bello.

Capì solo ora che  l'agente  le aveva trasmesso più forza di quanto potesse credere,che soprattutto grazie a lui non era crollata durante i molteplici colloqui.

Aveva di nuovo qualcosa  per cui vivere, il suo affetto.
----
Qualche ora dopo l'agitazione  aumentò di colpo tanto che , da seduta , cominciò a tenersi la testa fra le mani per cercare via di scampo da tutte quelle terribili possibilità.

Brooke  , fino a quel momento aveva digitato costantemente  testo informatico sul suo pc, per un progetto a cui lavorava da tempo, ma quando vide Cass in quello stato non potè fare a meno di domandarsi cosa avesse, e cosa l'avesse  avvicinata a Gabriel in quel modo.

<Hey, ehm , Cassandra giusto?>

La ragazza fu scossa da quella voce , tanto che alzò lo sguardo tutto in un colpo.

<Si >Rispose, con voce flebile, avvolgendosi ancora di più nella sua  felpa larga, e costringendosi ad alzare lo sguardo.

<Perchè sei qua?>

<è una lunga storia>

Brooke annuì pensierosa, lasciando che I capelli le cadessero davanti , poi sembrò ripensarci.

<Io credo che abbiamo abbastanza tempo >
Sosprò , incrociando le braccia al petto.

--

La porta si aprì di scatto.

Sbattendo , rimbalzò con forza sul sospettato che venne trascinato dentro la cella a forza da Gabriel, sotto l'unico sguardo del collega.

•UNDER MY SKIN•Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora