12-Estorcere

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(2 Febbraio)

Seguì Hank fino al suo ufficio.
Era arrabbiato, e non fece nulla per nasconderlo.

Il capo si sedette  nella sua poltrona,   incrociò le mani davanti a sé, assumendo un'espressione strategica.

<Hank, mi dispiace per quello che è successo, ma...>
Fece  una pausa, non voleva  che prendesse il potere della Ferguson e facesse altro male a Cassandra.

<Ho capito perfettamente Gabriel , ma credimi lo scopo di Dalia  era semplicemente quello di estorcere quante più informazioni alla ragazza>
Sussurrò l'uomo.
Alzò lo sguardo al cielo.

Un tempo era un fermo credente, amava andare a chiesa con sua moglie, e i due figli, Kayla e Drew.

Sì ricordò quei dannati colpi di pistola, li sentì ancora sulla pelle, che bruciavano la pelle della sua spalla e quella del suo cuore.

Da quel giorno non si era più rivolto a Dio, se non per insultarlo, sperando di colmare il vuoto.

Non c'era riuscito.

<Estorcere Capo, estorcere!
È una bambina >
Ricordò lui,  prendendosi la testa fra le mani.

Lui scosse la testa.
<Non è una bambina, e poi l'agente non aveva tutti i torti, dobbiamo capire qualcosa in più su di lei >

Gabriel spostò le mani sul bacino,strinse le labbra.

"Estorcere"
Quella era la parola che usavano riferendosi a criminali della peggior specie.

<Andiamo>
Hank si alzò  e con un gesto della testa gli ordinò di seguirlo.

Fece  un respiro profondo.
Sperava che  Cassandra si fosse ripresa.

Taylor entró nella stanza degli interrogatori, e Gabriel lo seguì  come un'ombra.

Alzò lo sguardo in tempo da vedere la ragazza tremare guardando Hank, e poi rivolgergli una richiesta d'aiuto con lo sguardo.

Lui le annuì , accennando un sorriso.

Cassandra si morse le labbra, poi si sedette davanti al capo.

Gabriel  stava  in piedi, con le mani dietro la schiena.

<Ti chiami Cassandra vero?>
Chiese Hank.

Era la tattica più lieve, e il ragazzo sperò che continuasse  così.

Non poteva opporsi anche a Hank, ma lo avrebbe fatto se serviva a proteggere la ragazza.

Lei annuì .

<Bene>
Sussurrò l'uomo,massaggiandosi il sottile strato di barba.

<Perché non mi racconti cos'è successo?>
Disse  fermo, ma non con voce fastidiosa o piena di astio, solo sicura.

Cass si  inumidì  le labbra, il sapore del sangue le faceva  senso, ma si  sforzò di essere forte, per se stessa , per Sabrina, per tutte.

Si domandò  come potesse stare  ora.
La possibilità che fosse  morta la  colpì  come un proiettile.

Ma non sentì  più le lacrime che si accumulano, ormai non poteva  più piangere, aveva  esaurito le riserve di dolore.

<Prova ad iniziare dall'inizio>
La spronò  l'uomo.

<Era una sera calda d'ottobre.
Mi ricordo di essere andata a letto molto tardi.
Non riuscivo ad addormentarmi così continuavo a rigirarmi tra le coperte e...
Ho creduto di essere diventata pazza quando ho sentito un suono proveniente dalla finestra.
All'inizio non ci ho fatto caso ma, poi ho visto un'ombra scura avvicinarsi, mi ha immobilizzato, e dopo avermi drogato, mi ha portato via.>

Raccontò tutto sussurrando, non riusciva a parlare a voce alta.

L'uomo davanti a lei annuì , sembrava  soddisfatto ma Cassandra riuscì  a leggere nei suoi occhi una certa agitazione.

<Ci hai detto dove ti hanno portata ma, non sei riuscita a capire chi fossero quegli uomini, vero?>

Si sforzò di  ricordare qualcosa che li possa aiutare, qualcosa da cui poter iniziare.

<Parlavano russo, e altre lingue.
L'uomo che mi ha rapita aveva gli occhi di colore differente.
Uno azzurro e uno verde e...>

Sbattè  le palpebre, man mano che vari flashback le passavano davanti agli occhi.

<Li hai visti in faccia?>
Domandò  il capo stupito.

Cassandra fece di sì con la testa.

<Alcuni, altri avevano il volto coperto.
Ma i "clienti" no.
Credo che si sentissero abbastanza sicuri che si sarebbero portati quel segreto nella tomba e che nessuno avrebbe mai  sospettato di loro>

<Tu li hai visti >
Continuò, quasi come se gli servisse tempo per realizzare la notizia.

Annuì di nuovo.

<Quante eravate?>
Domandò poi.

La ragazza fece spallucce, lo sguardo perso nel vuoto.

<Tantissime, forse cento, o di più, non so >
Sì prese la testa fra le mani.

Le uniche volte che le facevano stare insieme erano quando le portavano nelle sale comuni ma aveva notato  che mancavano molte ragazze, come se le avessero divise in gruppi diversi.

"Forse erano nelle stanze"
Pensò poi, sentendosi  gelare il sangue nelle vene.

<E gli uomini invece? Quanti ne hai visti?>

<Tanti, ma la maggior parte solo di sfuggita>
Rispose.

Sì ricordava gli sguardi più peccaminosi, quelli che facevano venire il volta stomaco per i pensieri orribili che nascondevano.

E quelli delle ragazze, a metà fra il compassionevole e lo stupito.

Hank fece un lungo sospiro, e si allontanò un po', quasi avesse paura della sua  reazione.

<Cosa ti hanno fatto? Anzi cosa vi hanno fatto?>
Chiese con voce spezzata, ma ugualmente forte.

<Tutto>
Rispose lei subito, senza pensarci.

Gabriel si fece avanti, con sguardo accigliato e Inorridito.

<Cosa "Tutto"?>
Sussurrò, gli occhi ambrati accesi di uno strano sentimento, forse timore, forse strazio.

<Ha visto cosa intendo per tutto>
Rispose Cassandra abbassando lo sguardo.

Sentì  il respiro dell'uomo quasi come fosse il suo.

<M-ma>
Balbettò, scuotendo la testa, ora arrabbiata, ora confusa.

<Io ho detto tutto, anche in Russia, a quell'agente>

Serrò le labbra, rendendosi  conto di quanto potesse essere stata stupida.

<Sono sparite vero?>
Disse, gelida, mentre sentiva la possibilità di trovarle affievolirsi.

Gabriel guardò con sguardo truce il proprio capo.
Perché non glielo aveva detto?

Perché non era a conoscenza di nulla?

<Per questo non mi credete vero?>
Sussurrò  infine, tristemente.

<No, ti crediamo>
Rispose Gabriel, guadagnandosi uno sguardo furente, ma non gli  importò.

Lui le credeva, lei era sincera, le avrebbero creduto tutti.

Hank Sospirò.
<Va bene, per oggi è tutto.
Cassandra dei miei agenti ti accompagneranno in una Safe House>

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