53-Tentazioni sbagliate

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Gabriel prese un piatto di plastica con entrambe le mani e lo buttò nel sacco nero della spazzatura.

<È stata una bella serata, non trovi?>

Cassandra sorrise da lontano.
<Sì >
Rispose.

<Sì sono diverti tutti>

Gabriel scrollò la tovaglia, aveva finalmente finito di sistemare.

La sua squadra aveva levato le tende mezz'ora prima e ora lui stava preparando le ultime cose prima di portare Cassandra nella Safe House.

Si voltò, prendendo le chiavi di casa e mettendosele dentro la tasca scura.

Cassandra non era mai stata così bella, delle ciocche disordinate le cadevano sulla fronte, una sfiorava le labbra rosee.

La candidezza della pelle metteva in risalto gli occhi scurissimi.

L'uomo rimase per qualche secondo senza parole, osservandola.

<Possiamo andare?>
Esclamò Cass, socchiudendo gli occhi.

Gabriel annuì.
Lei aveva ragione.

Prese il giubbotto nero dall'attaccapanni e lo indossò rapidamente.

Una ciocca dei capelli di Cass finì sul suo volto quando la ragazza gli passò davanti e si fermò proprio di fronte all'agente, con aria spavalda.

Gabriel si Domandò cosa si fosse messa in testa e nel frattempo non riuscì a smettere di pensare alla forma perfetta del suo volto, alle sue labbra rosee.

Ora che le guardava meglio, quasi poteva immaginare il calore che si sprigionava baciandole.

<Cassandra?>
Sussurrò piano Gabriel.

Lei fece finta di non averlo sentito e si avvicinò sempre di più, finché tutto il controllo che avevano crollò.

Gabriel le cinse il bacino, carezzando le sue labbra, prima quasi con pudore poi più profondamente.

La baciò più volte e Cassandra sembrava essere sempre più assuefatta da quei gesti.

Erano famelici, come due lupi che aspettano la propria preda.

Gabriel spinse il corpo di Cassandra contro il muro, per la frenesia.
La mora perse un respiro ma non si arrese.

Aveva pensato al proprio corpo in quei giorni e guardando le nuove forme allo specchio non si era più sentita un rifiuto umano.

Pensava che a quel punto avrebbe potuto ricominciare ad attirare attenzioni, senza passare per una bambina anoressica.

E ci stava riuscendo con Gabriel.

Il bacio, quello che si erano dati all'FBI era stato bello, l'aveva fatta riflettere ma non si poteva neanche lontanamente paragonare a questo.

La passione stava corrodendo i loro corpi ma nessuno sembrava fare la prima mossa.

Cass emise un gemito quando le labbra di Gabriel si spostarono alla sua gola, deliziandosi della pelle bianchissima e dolce.

Poi, tutto d'un tratto si staccò da lei, come colto dall'impensabilità di tutto ciò che aveva fatto.

Stava per andare a letto con una vittima di un gruppo di trafficanti, se il suo capo l'avesse scoperto tutta la sua carriera sarebbe andata in malora.

Cassandra lo guardò fisso per un momento.

Si sentiva tradita.

Poi annuì a se stessa e andò fuori, sbattendo la porta dietro di sé.

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Chloe chiuse il fascicolo, ormai disorientata e stanca.

Dopo essere andata via da casa di Gabriel si era precipitata nel suo ufficio lì alla centrale, credeva di essersi ricordata qualcosa di importante per il caso ma aveva sbagliato.
E ora, le sembrò quasi di essere una pedina inutile, un agente senza sesto senso.

Prese l'ultimo fascicolo, rilegato in marrone scuro e lesse rapidamente i nomi scritti in giallo, gli indiziati di quel caso di omicidio plurimo.

"Niente "
Pensò.

<Cosa leggi di bello?>

La voce di Becca per poco non la fece cadere dalla sedia di pelle.

L'ufficio era chiuso, e l'unica luce proveniva da una minuscola torcia di cui era dotato il  telefono cellulare di Chloe.

<Ti ho spaventata?>
Chiese Bec con voce fastidiosa.

Chloe si trattenne dal risponderle male.

In fin dei conti Becca Stewart era così, cinica, indisponente, stronza, ma tutto sommato la sua bravura nel condurre un'indagine e nel rincorrere i terroristi era lodevole.

<Cosa vuoi?>
Chloe alzò lo sguardo.

La ragazza rise, prendendo una ciocca dei lunghi capelli scuri tra le dita.

<Niente che tu non voglia suppongo>

Chloe per poco non si strozzò con la sua stessa saliva.
Era riuscita a cogliere il doppio senso di quelle parole o la sua mente le stava giocando brutti scherzi?

<Stai indagando sul caso di Cassandra, giusto?>
Sussurrò Becca, colpita dallo shock di Chloe.

<Ah si>

La mora si fece avanti, prese il fascicolo che Chloe teneva saldamente tra le mani e gli diede rapidamente un'occhiata.

<Non troverai nulla qui dentro >
Disse, quasi spazientita.

Chloe appoggiò la schiena contro la sedia, una domanda le frullava in mente da qualche minuto ma credeva di sapere la risposta.

<E tu perché sei qui?>

Becca chiuse il fascicolo e si morse il labbro inferiore.
Quella ragazzina a volte le dava ai nervi, le sembrava una svampita eppure era irrimediabilmente attratta da lei.

<Cercavo te >
Disse la verità.

Fece il giro del tavolo e si fermò davanti allo sguardo spaventato ed eccitato di Chloe.

<Ho pensato che dovessimo chiarire qualcosa >
Affermò, prima di salire sulle gambe della ragazza.

Aveva una dannatissima voglia di assaporare il suo gusto.

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