Capitolo 9

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"Ci sei già stata qui qualche altra volta?" Chiese Harry all'Half, mentre l'aiutava ad arrampicarsi sul tetto basso del bar abbandonato, ormai chiuso da anni.

"Sul tetto?" Chiese, divertita. "No."

Lui scosse la testa, ridacchiando ed avvolgendo le sue braccia attorno ai fianchi dell'Half, per farla poggiare sul tetto. "No, intendevo dire in questo bar. Prima che venisse chiuso, ovviamente."

Lei borbottò qualcosa non appena il suo piede toccò il cemento del tetto, cercando di rimanere in equilibrio.

Le sue braccia lasciarono i suoi fianchi mentre lei si dirigeva verso il bordo della struttura per sedersi, durante la notte umida e scura.

"Ci sono venuta una volta, penso. Non posso uscire quasi mai," iniziò a dire, mordendosi il labbro, pensierosa. "Non è sicuro per me."

Harry rimase in silenzio per un momento, camminando attentamente lungo il bordo dell'edificio, per osservare l'oscurità della notte. Le sue mani raggiunsero la sua tasca, cacciando fuori un accendino ed una sigaretta. Elsah lo guardò attentamente e curiosamente.

"Non sapevo fumassi," disse tranquillamente, guardando in basso mentre si sedeva sul bordo del tetto, lasciando dondolare le sue gambe oltre i margini del tetto.

Lui non rispose subito, ma si sedette prima accanto a lei, imitando la sua posizione.

"Di solito non fumo," spiegò lentamente, "solo quando ne ho voglia. Non è un vizio o roba simile," si difese, accendendo la sigaretta e portandola delicatamente tra le sue labbra.

Elsah annuì, ma non rispose. Non le era mai piaciuto l'odore di tabacco, ma lei credeva fosse nella sua natura essere così pura e premurosa per gli altri, quindi si rifiutò di far sentire Harry a disagio.

Fu Harry a parlare di nuovo, cercando di riprendere la conversazione, che avevano iniziato precedentemente. "Hai detto che non è sicuro uscire per te? Perché?"

Ancora una volta, Harry consceva la risposta alla sua domanda, ma ovviamente Elsah non lo sapeva.

Gli sorrise, ma dietro a quel sorriso, c'era qualcosa che Harry non riuscì a vedere: c'era dolore. "Per via di quello che sono."

"Un Half," disse Harry, i suoi occhi scattarono verso il biondo platino dei suoi capelli, aspettando la sua approvazione mentre faceva un altro tiro dalla sua sigaretta.

Elsah annuì lentamente, distogliendo lo sguardo. "Già."

"Perché non è sicuro?" Le chiese per la seconda volta, i suoi occhi color smeraldo erano attenti, non volendosi perdere neanche un dettaglio. Ancora una volta, lui conosceva la risposta, ma voleva ascoltare la risposta dell'Half.

Lei non parlò per un po', facendo un respiro profondo. "Mai sentito parlare dei Rivenditori Di Sangue?"

Harry scosse la testa, mentendo un'altra volta. "No. Cosa sono?"

Elsah si lasciò sfuggire una risata priva d'umorismo, scuotendo la testa, domandandosi come facesse Harry ad essere così ignaro riguardo al mondo crudele in cui vivevano. "Lo si può dedurre dal nome. Si occupano di sangue. Sangue angelico, ma anche quello degli Half. E per qualche strana ragione, hanno attaccato anche te, quella notte. E ancora non riesco a capire il perché." Trasalì, dei brividi trovarono la strada sul suo corpo al pensiero di tanta corruzione e violenza, nonostante facesse caldo.

"Cosa vuoi dire?" Harry aggrottò le sopracciglia, recitando impeccabilmente la parte dell'ignaro.

"Tu sei umano, Harry. Interamente umano. Ma loro ti hanno attaccato. Perché? Non sei un angelo e neppure un Half."

Harry rimosse la sigaretta dalle sue labbra, tenendola tra le sue dita. La sua prossima domanda si discostava leggermente da quello di cui stava parlando Elsah. "Tu credi in Dio, Elsah? Negli Angeli? Nei Demoni?"

Elsah sospirò. "Mi piace pensare che ci sia qualcuno di superiore a noi, e che se ci comportiamo bene, verremo ricompensati per questo." Gli rispose sinceramente, ma Harry sapeva che volesse aggiungere altro.

"Ma?" Le domandò, capendo che avesse ancora altro da dire.

"Ma," disse in modo riluttante, "il mondo è un posto così crudele. Mi ritrovo a dubitare di tutte queste cose alle quali io voglio disperatamente credere." La sua voce era bassa, colma di dolore.

Harry annuì, spegnendo la sua sigaretta. "Io non credo a nulla."

"A nulla?" Elsah alzò un sopracciglio. "Nemmeno agli Angeli e ai Demoni? E agli Half?"

Lui scosse la testa. "È po' complicato da spiegare, Els. Ovviamente, esistono degli essere soprannaturali. Cioè, è abbastanza ovvio," indicò Elsah.

"Ma," continuò, "è tutto dovuto al fatto che gli umani mettano mani su cose che non li riguardano. Non è come se la magia e i poteri divini venissero concessi solo ad alcuni, ed altri no. Gli umani hanno scombussolato i geni. Tutto ciò ha portato alla gente, con geni aggiuntivi, ad evere più controllo e ad essere emarginata."

Le sopracciglia di Elsah si uniro al centro per la confusione, "e che mi dici del disagio che provo quando sono vicino ad un Demone? Qui non possiamo parlare di genetica."

Si girò a guardare Elsah, l'angolo delle sue labbra rialzato in un sorriso seducente. Le sue dita picchiettarono leggermente la sua fronte. "È tutto nella tua testa."

La pelle di Elsah si accese al suo tocco e abbassò la sua testa per l'imbarazzo. "In che senso?"

Il suo braccio si posizionò dietro la sua schiena, avvicinandola a lui e facendo accelerare il battito di Elsah, l'adrenalina inizò a scorrere tra le sue vene.

"È quello che vogliono farti credere," disse, fissando i suoi occhi viola.

Nonostante l'argomento della conversazione fosse serio, Elsah non riuscì a concentrarsi, con la mano di Harry poggiata sul suo ginocchio e il suo braccio dietro la sua schiena. Era come se i suoi occhi la stessero perforando, continuando a mantenere il contatto visivo, e come se le sue labbra fossero all'improvviso dolorosamente vicine ed invitanti.

"Ti ho mai detto quanto ipnotizzanti siano i tuoi occhi?" La sua voce era rauca, il suo caldo respiro solleticò la pelle del viso di Elsah, mentre si faceva ancora più vicino a lei.

"N - no," balbettò, inghiottita dall'incantesimo di Harry - un incantesimo costituito dal mix della sua vicinanza, del suo profumo - dal mix intossicante di sigarette, di menta e acqua di colonia - e per non parlare del fatto che la sua mano si fosse spostata dal suo ginocchio sul suo viso, per accarezzarla.

"Posso. . ." Si prese un momento. "Posso baciarti?"

La sua domanda fece uscire Elsah dal suo stato di trance, e sbatté le palpebre, sorpresa. Si allontanò, i suoi occhi spalancati.

Il sorrisetto dell'umano svanì leggermente, ma non disse nulla.

"Scusa," Elsah iniziò a scusarsi, farfugliando. "Mi hai preso alla sprovvista ed io -"

Harry poggiò un dito sulle sue labbra, facendola smettere di parlare. "Va tutto bene, Elsah," ridacchiò. Ritrasse il suo braccio dalla sua schiena ed usò le sue mani per alzarsi.

Allungò una mano per Elsah, che era rimasta seduta, offrendole il suo aiuto.

Con un sorriso, lei afferrò la sua mano, e lui la sollevò, ritrovandosi entrambi in piedi, l'uno accanto all'altra.

"Ho ancora voglia di baciarti," rise,"solo quando sei pronta, ovviamente."

Il viso di Elsah divenne completamente rosso. "Okay."

Lui alzò un sopracciglio, balenandola con un sorriso perfetto. "D'accordo?"

Lei annuì. "D'accordo."

Insatiable (italian translation)Donde viven las historias. Descúbrelo ahora