Capitolo 20

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Aprendo i miei occhi, percepii un senso generale di pesantezza nei miei arti - di profondo e totale esaurimento. Era come se qualche sorta di metallo pesante avesse rimpiazzato il mio sangue, abbattendomi e rendendomi quasi impossibile qualsiasi tipo di movimento. Mi sentivo immobilizzata, e non sapevo il perché. Tutto ciò che riuscivo a fare era girare a malapena la testa per guardare fuori, la finestra era spalancata ed una brezza autunnale si fece lentamente strada all'interno della stanza buia.

Anche se non era poi così tanto buia. Dando un'occhiata fuori, da dove ero stesa, incapace di muovermi, riuscii a vedere il sole che stava lentamente iniziando a tramontare, la fine del giorno era molto più vicina di quanto mi aspettassi. Per la maggior parte era cupo - nuvole del colore della graffite a ricoprire il cielo.

Mi sentivo disorientata, i miei pensieri sfocati. Tutto sembrava essere lento, sbiadito. Niente era distinto.

L'intera area che mi circondava, aveva un'atmosfera sinistra, come se qualcosa di sbagliato stesse per accadere, qualcosa di cui io non ero a conoscenza. Il modo in cui il davanzale cigolava mentre la brezza lo colpiva, era inquietante, un sorta di presagio.

Rabbrividii, una crescente sensazione di disagio nel mio stomaco. Il mio cuore batteva lentamente e riuscivo a sentire ogni suo colpo sordo contro il petto. La pesantezza dei miei arti sembrava soffocarmi, e il terrore stanziava nel mio cuore.

Cercai di guardami intorno, riuscendo solo a vedere la sveglia sul comodino; mi sentivo di nuovo come se ci fossero dei pesi a tirarmi giù, trattenendomi dal muovermi liberamente e spensieratamente.

L'orologio, i cui numeri digitali erano illuminati da un rosso sangue, lampeggiò, come se l'elettricità fosse saltata per alcuni secondi, e come se l'orologio avesse bisogno di un reset. Segnava le 7:06 e, a giudicare dal sole che stava tramontando, doveva essere tardo pomeriggio - quasi sera.

Continuarono a lampeggiare più volte le 7:06.

7:06

7:06

7:06

7:06

7:06

7:07

"Elsah?" Mi sentii chiamare da una voce sconosciuta. La voce risuonava distante, ma poi sentii una porta sbattere - qualcuno era probabilmente entrato nella stanza.

Il disagio dentro di me sembrò crescere quando sentii la voce di quella persona, che cercavo di riconoscere, ma non ci riuscivo e non riuscivo neanche a girare la testa per vedere chi fosse.

Il mio stato letargico divenne solo più soffocante e mi sentivo come se mi avessero drogata, ferma tra realtà ed incoscienza. Il panico iniziò ad aumentare nel mio stomaco e per qualche sorta di insondabile ragione, la paura strisciò nelle mie vene mentre il mio battito aumentava.

"Elsah?"

Provai a rispondere, a chiamare chiunque stesse ripetendo il mio nome, ma non riuscii a muovere le mie labbra. La mia gola era asciutta, e provai ad urlare, ma i miei polmoni erano disconnessi dal mio cervello, e non importava quanto provassi a boccheggiare ed urlare, le mie labbra non si muovevano più dei respiri lenti e letargici che continuavano ad uscir fuori. Mi sentivo ansiosa, sopraffatta.

"Elsah? Elsah?"

Mentre la voce mi chiamava di nuovo, sentivo che chiunque fosse, si stesse facendo sempre più vicino alla stanza nella quale mi trovavo io. Dato che non riuscivo a muovermi, i miei occhi erano rimasti fissi alla finestra, aspettando che chiunque fosse, entrasse ad aiutarmi.

Insatiable (italian translation)Where stories live. Discover now