7.

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I tre ragazzi, ormai davanti alla porta dello studio di silente presero un respiro profondo e una volta detta la parola d'ordine entrarono nella grande stanza.
«Professor Silente? È permesso?» parlò Harry per avvisare il loro arrivo.
«Signor Potter, Signor Malfoy, Signorina Granger... Cosa ci fate qui a quest'ora di notte?» rispose l'anziano preside, comparendo davanti ai loro occhi. La ragazza fece un sospiro e guardò l'amico negli occhi, che cominciò a raccontare tutto, per filo e per segno.
Silente dopo aver ascoltato tutto il racconto in silenzio, si sedette dietro la scrivania; «Lo so» sussurrò facendoli incuriosire.
«Lo sa?» chiese il biondo picchiettando le dita sopra la poltrona sulla quale era seduto.
«Il professor Piton mi aveva già spiegato tutto questo pomeriggio. Volevo infatti convocarvi per parlare ma voi mi avete preceduto, anche se, a dire la verità non me lo aspettavo all'una di mattina.» spiegò l'uomo con un sorriso comprensivo in volto.
«Cosa dobbiamo fare allora professore?» Domandò Hermione dondolandosi sui talloni.
«Dovete partire, subito. Domani mattina. Non è sicuro stare qui per voi due.. I poteri di quell'anello potrebbero essere fatali.. Non conosciamo quel che è capace di fare, prendete tutto il necessario che vi servirà per star via minimo 5 mesi. Ah, non dire niente ai vostri amici. Non dovete salutarli, non dovete nemmeno dirgli che andrete via.»
«Ma, Ron, Neville, Ginny, Seamus e gli altri meritano di sapere.. Io e Hermione non possia- incomincio Harry alquanto agitato.
«oh, No, Harry caro. Tu non andrai da nessuna parte. Partiranno solo la signorina Granger e il Signor Malfoy.» lo bloccò Silente facendo sgranare gli occhi a tutti i presenti.
«No! NON SE NE PARLA NEMMENO. IO DA SOLA CON LUI NON  VADO DA NESSUNA PARTE.» Urlò Hermione sbattendo un pugno sulla scrivania del preside.
«Vale lo stesso per me.. Già non la sopporto, figuriamoci starci 5 mesi. Non sopravviverebbe.» Aggiunse Malfoy.
«Non importa ragazzi, voi due partirete domani mattina, con le buone o con le cattive!»
«Ma professore..»
«Niente ma, Hermione. È per il vostro bene.»
«Morirà..» sussurrò appena la ragazza fissando il vuoto.
Silente, Draco e Harry impallidirono; «Chi morirà Herm?» domandò quest'ultimo.
«Malfoy.»
«Come?» sbottò l'interpellato alzandosi dalla poltrona. Draco Malfoy non poteva morire, lui? Il principe delle serpi? Ucciso da una SangueSporco? Mai.
«Non posso andare sola con lui professore, mi è difficile controllarmi e il carattere di questo furetto platinato non mi aiuta, non voglio commettere un omicidio. Ho bisogno di Harry, lo faccia venire con noi, la prego.»
Forse il tono preoccupato di Hermione, forse la sanità mentale del professore, in quel momento lui acconsentì. Harry sarebbe andato con loro.
I tre uscirono dall'ufficio e si divisero in strade diverse senza degnarsi di una parola.
Hermione andò dritta nella sua stanza da caposcuola.
Harry nella sala comune di Grifondoro.
Draco sparì tra il buio dei sotterranei.
Quella sera nessuno chiuse occhio.
Avevano già preparato tutto quello che dovevano portare, ora, l'unica cosa che mancava era il sonno.
La girfona, stufa di rigirarsi nel letto decise di uscire a fare quattro passi, si mise dei pantaloni neri con una canotta verde smeraldo coperta da un giacchetto rosa, uscì dalla sua stanza e si ritrovò nel corridoio vuoto dove si trovavano appunto le camere dei caposcuola. Malfoy era un caposcuola, ancora non riusciva a crederci... tra tutti i serpeverde che c'erano, dovevano scegliere LUI.
Con i pensieri che ronzavano per la testa, la riccia si ritrovò davanti all'entrata della biblioteca, apparentemente vuota.
Senza badare a creare un incantesimo di luce si diresse spedita nella sezione proibita; se doveva passare cinque mesi fuori da Hogwarts tanto valeva prepararsi.
Prese dieci libri differenti: uno che raccontava la storia di Salazar Serpeverde, uno su gli anelli antichi, un'altro su pozioni curative, un'altro ancora spiegava come comportarsi in caso di emergenza senza la bacchetta e tanti altri utili alla ricerca.
«Adduco Maxima» sussurrò l'incantesimo che fece ampliare lo spazio interno della borsetta che si era portata, ci infilò tutti i libri e uscì silenziosa da quel luogo buio.
Poco prima di rientrare nella sua camera Hermione sentì dei passi dietro di se, si voltò di scatto, senza dare tempo all'altra persona di rendersi conto che era già stata schiantata dall'altra parte del corridoio, lontana da lei.
«Caxxo, Granger.» borbottò la figura stravaccata al suolo difronte a lei. Malfoy.
«Malfoy. Che ci fai a quest'ora sveglio? Mi hai fatta spaventare.» grugnì la Grifona mentre riponeva, con una calma totalmente inappropriata, la bacchetta in tasca.
«Potrei farti la stessa domanda, Mezz-
«Non. Osare. Dire. Quella. Parola.» lo interruppe e in un attimo la bacchetta di lei gli fu di nuovo puntata contro.
Draco si arrese alzando le mani in segno di difesa.
«Non riesco a dormire, penso per lo stesso motivo che tiene sveglia te. Poi ho sentito dei rumori fuori la porta e sono uscito a controllare; ti ho vista andare in biblioteca e ti ho seguito, ok? Mi hai beccato. Ero curioso, dannatamente curioso di cosa potessi fare alle 3 del mattino in giro per i corridoi.» disse lui.
«Ho preso dei libri dalla biblioteca, come avrai già notato, visto che mi hai seguita. Riguardano argomenti che potrebbero servirci e comunque se domani mattina dobbiamo essere alle cinque nell'ufficio di Silente, tanto vale restare sveglia.» spiegò la ragazza porgendogli una mano per aiutarlo ad alzarsi.
A Draco però non sfuggì che quella sera, quella Hermione "apparentemente calma, non in versione assassino" , non indossava l'anello.
Accettò la sua mano e un lampo fu in piedi.
«Vado a dormire. Ci vediamo tra un paio d'ore. Alle 4:45 ti busso, così andiamo a prendere lo sfregiato. Sogni d'oro, Granger.» ghignò il biondo entrando dentro la sua stanzetta privata e chiudendosi la porta alle spalle. Hermione fece lo stesso.

Alle 4:30 del mattino si potevano sentire le urla che provenivano dal dormitorio maschile dei Grifondoro del settimo anno, fino ai sotterranei.
Ron e Harry stavano litigando di brutto.
Il rosso aveva beccato l'ormai ex migliore amico, cercare di sgattaiolare fuori dalla loro stanza senza dirgli dove andava e l'altro non voleva saperne di dirglielo.
«Brutto bastar-
«Ron, Santissimo Godrick. Smettila. Non posso dirti niente!» sbuffò Harry buttandosi a peso morto sul letto; era più difficile parlare con Ron in quel momento, che prendere un ottimo voto a pozioni, con Piton.
«No! basta, Harry! Caxxo! Sei il mio migliore amico - o almeno così credevo - dovresti dirmi quello che ti succede! E poi, c'entra LEI. ...Lei... Ti rendi conto? Tu mi stai nascondendo qualcosa che la riguarda!» urlò il Weasley.
«Non rendere le cose più difficili. Te ne prego. Io non POSSO dirtelo. E se tu le vuoi bene come dici non insisterai. Oh, Ron... Non sai quanto vorrei dirtelo ma c'è in gioco qualcosa di troppo grosso. Non posso metterla in pericolo. Ti devi fidare di me.»
«Miseriaccia.» sputò.
Il ragazzo dai capelli rossi non sapeva cosa fare; una parte gli urlava di puntargli la bacchetta contro e obbligarlo a parlare, ma l'altra, la parte più grande di lui, quella che - sfortunatamente - voleva bene ad Harry come un fratello, sapeva che doveva solo farsi da parte, aspettare. Per il bene di Hermione.
Il bussare delicato alla porta fece sobbalzare i due ragazzi che si precipitarono ad aprire.
«Harry? Sei pronto?» una testa riccioluta sbucò da dietro la porta, - seguita da una biondo platino - facendo il meno rumore possibile.
«Si, Herm. Andiamo.» sorrise il bambino sopravvissuto spalancando la porta e facendo quasi cadere i due che vi erano appoggiati.
Gli occhi della ragazza incontrarono quelli del ragazzo con le lentiggini notando tanta tristezza.
Senza pensarci due volte Hermione si buttò fra le braccia di Ron che la strinse fortissimo, come potesse scomparire da un momento all'altro.
«Perdonami. Perdonami. Perdonami.» sussurrò lei affondando il volto nel petto del ragazzo.
«Non ti devo perdonare niente, Herm. Promettimi che starai attenta, non posso perderti.» aveva gli occhi lucidi, segno che stava per piangere, ma si fece forza e continuò. «Giurami...giurami che tornerai da me.»
«Te lo giuro, Ron.»
E con questo si sciolse dal suo abbraccio, tirò su col naso e uscì dalla stanza seguita da un'annoiato Draco è da un preoccupatissimo Harry.

«Albus, io credo che sia pericoloso.» la voce di Piton riecheggiò nello studio.
«Oh, Severus. Sarebbero molto più in pericolo qui.» sospirò il vecchio con un'aria pensierosa. «È il loro futuro.»
«Ma... Pensaci, Albus. Non può essere vero! Deve esserci un'altra spiegazione. Dai, siamo seri, Malfoy e la Granger? I prescelti? I predestinati? Andiamo... Quei due ragazzi si odiano.» provò ancora una volta a convincerlo del contrario, il professore di pozioni.
«Severus. L'hai visto tu stesso, con i tuoi occhi. Quelle fibre bianche nei loro occhi, dello stesso identico colore, il modo in cui le pupille si schiariscono quando sono vicini, l'anello e il medaglione. Perché negare l'evidenza? Hanno il destino segnato, unito.»
I due uomini si zittirono di colpo. I ragazzi stavano arrivando.
«Professore...»
Harry James Potter, Hermione Jean Granger e Draco Lucius Malfoy.
Erano pronti.
Pronti per combattere.
Pronti per difendere.
Pronti per andare in contro a qualcosa che non conoscevano ma temevano.
Draco aveva paura.
Paura di morire.
Paura di non farcela.
Paura di essere debole difronte agli altri.
Harry era arrabbiato.
Arrabbiato perché non poteva fare niente.
Arrabbiato perché adesso c'era molto di più in gioco. C'era Hermione.
Arrabbiato perché sapeva che lei era destinata a qualcosa e lui non era compreso in quel destino.
Hermione era stanca.
Stanca di lottare.
Stanca di fingere.
Stanca di rialzarsi.
Stanca perché avrebbe voluto che fosse finita, e invece era appena iniziata.

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