34.

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Quella notte Harry, Ron, Hermione, Ginny e Draco avevano fatto dei strani sogni. Chi belli, chi brutti, chi impossibili, chi inquietanti.
Hermione si era addormentata sul divano della sua sala comune, Ginny sulla torre di astronomia e Draco nella stanza delle necessità. Solo Harry e Ron, come tutti gli esseri viventi, avevano dormito nel proprio letto.
Ma da tutt'altro lato della scuola, alla medesima ora, c'era chi si esercitava con la magia.
«Hai visto sorellina?» sorrise Dimitri vittorioso, «Sono riuscito a entrare nei loro sogni e far vedere loro cosa più desiderano, beh.. Nel sogno di Hermione ho dovuto aggiungere un po' di creatività.»
Evangeline però non lo stava ascoltando, era completamente presa dalla pozione che stava preparando che non si era nemmeno accorta che lui stesse parlando, figuriamoci che la diretta interessata fosse lei. Prese degli ingredienti, sconosciuti all'uomo dagli occhi rossi, e li mescolò nel pentolone che ribolliva e emetteva odori alquanto sgradevoli.
«Dimitri.» lo chiamò la sorella. «È da un po' che spio il biondo. Lui la ama. Non c'entra il destino, il legame. Glielo si legge negli occhi e tu, se lo volessi vedere, saresti avvantaggiato perché puoi leggere anche nel pensiero. Non ho mai visto una persona amare così tanto un'altra.»
Dimitri rise e si appoggiò allo stipite della porta, incrociando le braccia al petto.
«Vedrai, sorella cara, si dimenticherà di lui nel giro di un batter d'occhio.»

«Draco!» Hermione si svegliò di botto, urlando quel nome. Le ci volle qualche minuto per comprendere che il suo matrimonio con Harry e il fatto che Ginny fosse fidanzata con Draco, era stato tutto un'orribile sogno.
Si passò una mano sul volto sudato e si aggiustò i capelli in una crocchia disordinata.
Qualche minuto dopo, essendo ancora molto tesa, decise che una doccia avrebbe giovato alla sua agitazione.
Mentre saliva le scale si scontrò con una chioma rossa che ormai conosceva benissimo. Ron fece finta di non vederla e la superò a grandi falcate, ma lei lo afferrò per un braccio e lo costrinse a voltarsi.
«So che sei arrabbiato con me. Ed hai tutte le ragioni del mondo.» disse svelta Hermione, prima che lui potesse controbattere. «Non ti chiederò perdono, perché so che non servirebbe a nulla e per di più non sono pentita di ciò che ho fatto. L'unica cosa che mi dispiace di questa storia è che tu e Harry l'abbiate saputo da Ginny e non da me.» prese un lungo respiro «Vorrei solo sapere che la nostra amicizia non è finita così.. per lui... in questo modo... Non potrei sopportarlo.»
Ron le fece una carezza sulla guancia con la mano libera, visto che l'altro braccio era ancora stretto dalla giovane. «Vorrei saperlo anch'io, Hermione.»
«Ron..» lo supplicò con lo sguardo, ma lui già si era scostato dalla sua persa e stava continuando a scendere le scale.
«Ron... Perfavore!» Hermione gli si piazzò davanti un'altra volta.
«Hermione spostati. Non ho voglia di parlarne, okay? È molto meglio per tutti se ci evitiamo il più possibile.»
Ron fece per andarsene ma, quando udì le parole di Hermione, si fermò di botto.
«Ripetilo.» disse senza mai girarsi per guardarla.
Hermione abbassò il volto.
«Credo di amarlo.»
Il ragazzo deglutì rumorosamente e poi con una grossa boccata d'aria, lasciò la sala comune.
La ragazza lo guardò andare via e con la tristezza nel cuore si avviò su per  le scale, a farsi quella maledetta doccia.

Draco era appena uscito dalla stanza delle necessità e si aggirava stancamente per i corridoi del castello. Si poteva percepire a distanza di miglia la tensione che gli aleggiava intorno e solamente un pazzo avrebbe osato guardarlo, figuriamoci rivolgergli la parola, ma lei non era come gli altri.
«Ciao.» sorrise la bionda affiancando il ragazzo.
Draco non ricambiò il saluto, ne fece alcun segno di averla notata, però lei sapeva che lui l'aveva vista e ascoltata.
«Sembri nervoso.» constatò lei, superandolo di qualche passo per poi bloccargli il passaggio col suo corpicino minuto.
Draco finalmente si decise a guardarla in faccia e con un gesto secco della mano la spintonò sorpassandola a grandi falcate, ma per sua sfortuna (o fortuna, dipende dal punto di vista) la ragazza era molto veloce e quando credette di averla ormai abbandonata nel corridoio precedente, si ritrovò la sua mano che lo bloccava sul petto e due occhi azzurri come il mare che lo guardavano curiosi.
«Hai litigato con lei, vero?» quella che uscì dalla bocca della bionda non era una domanda, era una semplice constatazione molto educata.
«Lovegood, non ho tempo da perdere con te e con le tue cavolate, okay?» le inveì contro Draco. Con scarsi risultati, aggiungerei.
Che stesse incominciando a perdere il suo primato da cattivo e minaccioso ragazzo?
«Ascoltami Draco.» lo prese per un braccio e, in quel momento, lo sguardo del giovane saettò dal suo braccio a lei e da lei al suo braccio e così via per una buona manciata di secondi.
«So che hai litigato con Hermione. Ti si legge in faccia.» constatò Luna cantilenando le parole come se fossero un lontano eco.
Draco sbiancò. Non era abituato a mostrare le proprie emozioni e mai qualcuno si aveva indovinato così, al volo, in uno sguardo, cosa lo affliggesse. Luna gli era sempre parsa una ragazzina un po' stramba, con la testa tra le nuvole, una che vive in un mondo tutto suo, ma l'aveva anche vista combattere durante la battaglia; era stata brava e aveva difeso i suoi amici con grande coraggio e intelletto. Certo, era stata più volte distratta, calcolando che lui avrebbe potuto ucciderla in molte occasioni, però non ci era riuscito, non era riuscito nemmeno a uccidere quel vecchio pazzo, figuriamoci una sua coetanea. Dopotutto lui la invidiava anche un po', soprattutto quando riusciva ad essere sempre tranquilla e sembrava che niente la preoccupasse o la rendesse triste. Ed ora, lei era lì, davanti a lui, e sapeva. Sapeva che lui, il principe delle serpi, l'unico e indiscusso re, stava male per una Sanguesporco. Per un attimo fu talmente tentato di prenderla per il collo e sbatterla contro il muro, minacciando che se avrebbe fatto parola con qualcuno di quello... No. Non poteva. Era pur sempre una ragazza,riflettè. Così, per non fare la figura del pazzo innamorato senza parole, le chiese: «Come fai a saperlo?»
Non era esattamente la domanda che si era immaginato di porle, ma era pur sempre un inizio.
«Conosco Hermione da ormai undici anni e, anche se non siamo grandissime amiche, ho notato il suo cambiamento negli ultimi giorni.» sospirò lei rigirandosi tra le dita una ciocca dei lunghissimi capelli biondi «Poi, è piena di Lindofricchi, segno che è innamorata e, dai, ammettilo, tu non le stacchi gli occhi di dosso.» lo guardò dritto negli occhi, quelli del suo medesimo colore, e si aprì in un grande sorriso.
Draco si passò una mano dietro la nuca, reprimendo, con tutta la sua buona volontà, la voglia di schiantarla. Sarebbe sicuramente andato in punizione e in più avrebbe dato a Hermione un'altro pretesto per avercela con lui, e anche se la prospettiva della punizione non lo toccava minimamente, era invece contrariato all'idea di un'altra litigata con la sua Sanguesporco.
«Ammattiamo che quello che stai dicendo sia vero, per quale motivo dovrei parlarne con te?»
«Non c'è nessun motivo per cui dovresti farlo.» rispose semplicemente Luna, con aria trasognata.
Draco imprecò sottovoce e con uno spintone la sorpasso, non dimenticandosi di lagnarsi su qualcosa che suonava come "uno spreco del suo preziosissimo tempo". Quella volta però Luna lo lasciò andare via.

Together Where stories live. Discover now