29.

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Ginny era andata in apnea e forse nemmeno se ne era resa conto, solamente quando sentii un forte dolore al petto capì che sarebbe stata cosa buona e giusta riprendere a respirare. Dopotutto era solo un brutto sogno, vero?
Hermione non le aveva veramente detto di essere innamorata di quel mangiamorte, vero? Vero? Vero? Purtroppo no. Quella era la realtà.
«Quindi... Tu lo ami?» aveva richiamato a se tutto il suo autocontrollo per porle quella domanda senza saltarle addosso per strapparle i capelli uno ad uno, molto lentamente e dolorosamente.
«Io... No. Non lo so. Amore è una parola grossa e non sono certa di nulla, però lui mi piace davvero.» rispose Hermione, fissandosi le mani strette in grembo. Non osava alzare lo sguardo per incontrare quegli occhi azzurri come il mare e leggervi tutta la delusione e il disgusto di cui aveva troppa paura.
«Io non posso crederci, davvero. Non posso.» sentenziò Ginny. Era come dire che alla fine Silvestro mangiava Titti, che Tom acchiappava Jerry, o che Willy il coyote riusciva a fermare la corsa di Beep Beep (Cose babbane) , semplicemente impossibile.
«E Ron? Che mi dici di lui? Ti ama Hermione, forse non lo dimostra ma lui ti ama, ti ama davvero! E tu che fai? Ti metti col nemico. Sai, ho sempre creduto che il problema fosse Ron, che il suo strano carattere impediva di farvi diventare una vera coppia, invece il problema eri e sei soltanto tu! Mi sono messa contro il mio stesso fratello per te.» continuò a parlare, senza rendersi nemmeno conto che Hermione fosse giunta anche lei alle lacrime.
«Il nemico? Il nemico?! Sei seria Ginny? Draco è il nemico?! Merlino... Voldemort è il nemico! Lui è quello che ha causato una guerra! La colpa è sua non di Draco! Per Godrik è un ragazzo come noi, Ginny! Come puoi dargli la colpa di tutto ciò?» Stillo Hermione mentre con una mano cercava di asciugarsi gli occhi. Nessuna delle due aveva mai visto l'altra in uno stato simile; erano due ragazze forti, coraggiose e testarde, piangevano di rado o quasi mai, e nelle rare volte in cui accadeva, era nella più completa privacy.
Ginny non sembrò nemmeno ascoltarla, «Voglio sapere solo una cosa, poi chiudiamo l'argomento. Che cosa avete fatto in tutte queste ore?» chiese con una calma raggelante e quando Hermione si ritrovò ad arrossire pesantemente e abbassò lo sguardo sulle proprie mani, balbettando scuse senza senso, la rossa capì tutto e talmente furono forti il disgusto e la nausea che dovette appoggiarsi contro il muro della stanza.
«Sei andata a letto con lui?» domanò.
Nessuna risposta.
«Ti prego, dimmi che non sei andata a letto con lui! Ti prego dimmelo!»
Ancora silenzio.
«Tu sei davvero andata a letto con lui! Per la barba di Merlino, ma sai impazzita? Se è uno scherzo non è divertente!»
«Okay Ginny, hai vinto! Si, sono andata a letto con lui, sono andata a letto con Malfoy. In queste ore di mia assenza ero con lui. Dopo essere andata dalla McGranitt ero con lui. Va bene? Sei contenta adesso!?» urlò Hermione alzandosi dal letto e, come colta da un'illuminazione aggiunse: «E sai cosa? Sono stata bene. Sono stata dannatamente bene! Come non stavo da tempo. Forse ho fatto la cavolata più grande di tutta la mia vita, ma come posso pentirmi di una cosa che mi ha aiutata ad essere felice anche se per pochi minuti?. Questi giorni sono stati i giorni più duri di tutta la mia vita e tu, Harry e Ron non siete stati molto di aiuto, quindi perdonami se mi fa piacere passare del tempo con una persona che me ne dedica un po' solo per farmi sorridere?»
Oramai le ragazze erano entrambe in piedi e si fronteggiavano come in una gara a chi ha l'ultima battuta.
«Stai dicendo che è colpa mia, di Harry e Ron, se tu ti sei fatta fare da quel mangiamorte?!?» sibilò la rossa che ormai aveva smesso di piangere, per poter tramutare tutta la tristezza in rabbia.
«Primo: io non mi sono fatta fare proprio da nessuno. Non sono una sgualdrina, sia chiaro. Secondo: non provare mai più a chiamarlo così.» anche Hermione non era da meno, il volto arrossato e le mani lungo i fianchi, strette in piccoli e forti pugni, segno che anche lei doveva essere alquanto esasperata. Loro litigavano di rado e sopratutto mai così animatamente, anche se negli ultimi tempi era diventata quasi una cosa abituale. Senza che nemmeno se ne rendessero conto erano arrivate alle mani, o meglio, ai capelli. Iniziarono a gridare ed a rotolarsi sul pavimento, una avvinghiata all'altra, volavano schiaffi, unghiate, tirate di capelli, calci e qualche incantesimo usato a casaccio poiché la bacchetta la usavano per darsi le bastonate in testa. Insomma in quella camera del settimo anno, nel dormitorio femminile, alle due del mattino, stava succedendo un putiferio. Un putiferio alquanto rumoroso perché si sentì fino alla camera dei ragazzi, nella quale semi-vuota c'erano solo Ron e Neville, che preoccupati per quegli urli disumani si precipitarono subito da loro.
«Ragazze ma cosa..?!» imprecò Ron quando, appena aperta la porta, gli si era presentata quella orribile scena. Senza pensarci due volte, Ron prese sua sorella per la vita e la medesima cosa fece Neville con Hermione per allontanarle l'una dall'altra; la rossa ancora si dimenava fra le braccia del fratello, che a mala pena riusciva a tenerla ferma, urlando e scalciando per provare ad avventarsi un'altra volta contro la sua compagna di stanza, apparentemente più calma tra le braccia salde di Neville. Erano messe abbastanza male, i capelli sembravano dei cespugli non potati da secoli, sulla pelle pallida iniziavano a comparire i lividi e avevano parecchi graffi sanguinanti sparsi per il corpo.
«Che cosa vi è preso? Ma siete impazzite?» le sgridò Neville mentre Hermione, ancora stretta a lui, si appoggiava sul suo petto caldo cercando di riprendere aria.
«Quella che è impazzita qui, è lei!» gridò Ginny, puntandole un dito contro. L'altra non disse nulla, si limitò a fissarla con tristezza negli occhi.
«Sei una falsa! Bugiarda! Maledetta! Se solo una puttxxa!» a quell'ultima parola tutti sobbalzarono. Ron guardò stralunato sua sorella, la quale capendo solo in quel momento cosa aveva detto si coprì subito la bocca con la mano «Hermione..» biascicò con voce rotta, voleva davvero scusarsi, era stata la rabbia a farla parlare, ma non riusciva a muovere nemmeno un muscolo. Hermione aveva sgranato gli occhi grandi e marroni, ormai pieni di lacrime e se non ci fosse stato il ragazzo dietro di lei pronto a sorreggerla, sarebbe caduta a terra poiché le gambe le erano diventate come di gelatina.
«Credo sia meglio se usciamo a prendere una boccata d'aria.» constatò Neville, sorridendo comprensivo alla sua amica «Ti va?»
Lei annuì immediatamente e insieme uscirono, lasciandosi alle spalle i due fratelli.

Hermione e Neville erano rimasti in silenzio per tutto il tragitto che li portava alla torre di astronomia, dove ora sedevano vicini scrutando il meraviglioso cielo notturno. Le stelle brillavano solenni contro il nero sfondo che le circondava, rendendole ancora più particolari. Ecco perché Harry adorava quel luogo; la pace, la tranquillità, il silenzio, quello stato di calma che ti faceva avere fiducia nella fine del male, in un futuro di armonia, e lei, da perfetta stupida, non se ne era mai resa conto, troppo impegnata a sgridarlo per quelle uscite notturne ed a elencargli i 101 motivi per cui avrebbero potuto espellerlo. Tutto era così bello in quel momento, benché non si sentisse così tanto felice per via della litigata con Ginny, ma era un inizio, no? Un colpo di aria fredda la fece rabbrividire e si ritrovò a stringersi contro il suo mantello in cerca di calore.
«Hai freddo, Hermione?» le chiese Neville, con il tono apprensivo di un papà che ha appena visto piangere la sua bambina e ora ha paura di dire qualcosa di sbagliato.
«Sto bene tranquillo» lo rincuorò e, con gesto lento della mano, fece nascere dalla pietra del pavimento, una bellissima Margherita. Il ragazzo era sorpreso per quella magia avvenuta senza bacchetta, ma non ebbe paura al contrario di come si era spettata lei, invece guardandola felice negli occhi, domandò: «Come hai fatto?»
«Sono una Dianica...» gli spiegò.
A quella confessione susseguirono un'altra valanga di domande, dove Hermione raccontò ogni minima cosa; dalla sua lunga assenza in quella casa sperduta nei boschi a chi fossero quelle due persone venute quel pomeriggio a cercarla. Gli aveva confidato quasi tutto, ed era giusto così. Lui era stato il primo ad esserle amico su quel treno e si sentiva davvero male ad averlo "escluso" dalla sua vita.
«Hermione posso sapere il motivo per cui tu e Ginny vi stavate picchiando?» la voce di Neville era tremolante, come se avesse paura di dire qualcosa di sbagliato «Lo so che già mi hai raccontato molte cose e che forse questi non sono affari miei, ma non era mai successo che voi due arrivaste alle mani! Beh, Ginny qualche volta ne ha fatte ed io e Ron abbiamo dovuto portala via, ma tu, per Godrik Hermione... Non credevo potessi arrivare alle mani, soprattutto contro la tua migliore amica.»
«Mi ha dato della puttxxa, Neville!»
«Si questo lo so, c'ero anch'io. Ma prima, cosa vi siete dette per arrivare a tanto!?»
Hermione sospirò; era davvero pronta a rivelare quanto successo a Neville? Riflettendoci ancora non l'aveva detto nemmeno ad Harry, ed aveva disperato bisogno di un parere d'amico, un amico vero, uno che non l'avrebbe giudicata male.
«Io... Credo di essermi innamorata di un ragazzo, Neville.» sussurrò talmente piano che forse nemmeno si era fatta sentire, ma al contrario lui l'aveva sentita benissimo.
«E dov'è il problema, Hermione?» si passò una mano tra i capelli scuri, un gesto che stava a nascondere l'imbarazzo, forse perché credeva fosse stupido non comprendere i problemi dell'amica, ma se non li capiva nemmeno lei, come poteva Neville vergognarsi di questo?
«Il problema è il ragazzo...» disse semplicemente.
«Perché? Non ti ama?» il ragazzo continuava a non capire dove volesse andare a parare la grifondoro.
«No! Cioè, si. Non lo so. Ma non è questo il problema, io nemmeno so se lo amo. Il problema è che con questo ragazzo 'sbagliato'.... Ci sono andata a letto» Hermione aveva usato un tono così basso per quelle cinque paroline, come se si fosse macchiata del crimine più orribile del mondo; non era forse così? Si sentiva in imbarazzo a raccontarlo, chissà cosa avrebbe pensato di lei! Soprattutto però si sentiva sporca, non per quello che era successo, ma perché non ne era pentita.
«Tutto qui? Hermione, hai diciotto anni! È normale che tu faccia queste cose, non per questo io o chiunque altro dovremmo cambiare le nostre opinioni su di te.» la confortò Neville, ma non di molto, infatti lei si ritrovò a fissarlo con i suoi grandi occhi marroni «Nemmeno se quel ragazzo fosse Draco Malfoy?»

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