25.

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Quel pomeriggio le urla dal dormitorio Serpeverde si sentivano fino alla torre di astronomia.
Draco e Blaise infatti stavano litigando animatamente.
«Piantala Zabini, non mi scuserò con una mezzosangue.»
Il biondo era parecchio arrabbiato con il suo amico che continuava a insistere sul chiedere scusa a quella.... Quella.
«Draco, te lo dico sinceramente; hai rotto i coglioni. Non si merita le cose che le hai detto. L'hai fatta piangere!»
Quelle parole uscite dalla bocca del moro fecero spiazzare per qualche secondo le certezze di Draco.
La Granger che piangeva?
E soprattutto, che piangeva per lui?
Impossibile.
Ma se fosse vero?
No, non poteva essere.
E anche se fosse non era un problema suo.
«Non mi interessa.» mentì spudoratamente buttandosi a peso morto sul letto.
«Non dire cavolate. Amico, ascoltami per una volta. Cosa speravi di ottenere? Sai benissimo che La rossa è la sua migliore amica.»
«Volevo solo sentirle dire che preferiva me, e che non ero uno qualunque per lei.» avrebbe voluto dire «Volevo sapere di essere importante.»
Ma il suo orgoglio Serpeverde non glielo permise.
«La mia unica intenzione era di mettere a tacere la piattola.» si limitò a dire.
L'espressione di Blaise passò dalla comprensione alla rabbia.
«Non chiamarla così!» lo sgridò.
E allora anche Draco capì.
«Ti piace la piattola!» esclamò.
«Non chiamarla così ho detto! E anche se fosse, dov'è il problema?» chiese acidamente, facendo trasparire dal suo tono di voce parecchia indignazione.
«È una feccia, Blaise. Ma sopratutto è la ragazza di Potter.» gli spiegò Draco nel modo più gentile che conosceva.
«Non mi importa, ok? Io la conquisterò! E tu, trattando così la sua migliore amica, non mi aiuti di certo.» borbottò l'altro.
«Basta. Sono stufo di parlare. Dov'è Pansy?»
«Pansy? Cosa c'entra Pan... Oh, no. No. No. No e no. Draco non puoi farle questo! Non se lo merita.» Blaise provò a distoglierlo dalle sue idee malsane, ma ormai Draco aveva deciso e niente l'avrebbe fermato.
«Fatti i cazzi tuoi» gli ringhiò contro.
«No. cazzo! Adesso basta Draco. Non puoi fare sempre quello che cazzo ti pare. Hai rotto le palle.» urlò il ragazzo dalla pelle color moka. «Potrai esserci rimasto male che lei non preferisca te a Ginny, ma se ora vai da Pansy e lei lo scoprirà, la perderai per sempre.»
«Non posso perdere qualcosa che non è mai stato mio.» sussurrò mentre usciva dalla stanza, talmente piano che credette addirittura che l'amico non lo abbia nemmeno udito.

Nel frattempo, nell'ala più alta del castello Hermione era seduta con la testa tra le mani come per cercare di placare il dolore al capo che la perseguitava da due buone ore.
Aveva freddo ma non riusciva a muoversi da quella posizione che le dava un senso di pace, di calma, di nulla.
Non riusciva nemmeno a capire da quanto tempo stesse li. Ore? Minuti? Secondi?
Si era come isolata dal resto del mondo che la circondava.
Avrebbe voluto urlare, piangere, sfogarsi con tutta se stessa per smettere di essere per una volta quella che gli altri si aspettino sia.
Perché doveva sempre essere quella forte? Quella coraggiosa? Quella buona e ubbidiente?
Per una vola...una sola, non poteva essere solamente una ragazza come tante? Che piange, che ha bisogno di essere coccolata.
Per Godric, lei non era un sasso. Aveva dei sentimenti.
Quando sentì dei passi che si avvicinarono non accennò a muoversi.
Non le importava se qualcuno la vedesse.
Ed eccolo lì.
In tutto il suo splendore.
La sua ancora di salvezza, il suo tutto.
Harry.
«Hermione!» quasi gridò dalla gioia per averla trovata. «Ti ho cercato dappertutto. Dov'eri?»
«Qui.» rispose semplicemente, senza un'accenno di sorriso che avrebbe dovuto e voluto dedicargli.
«Stai bene?» le chiese sedendosi accanto a lei.
Il moro era preoccupato per la sua amica.
«No.» Hermione decise di non mentire.
«Cosa posso fare per farti stare meglio?»
«Abbracciami»
Nemmeno fini di dirglielo che lui la strinse forte a se.
La sua piccola Hermione.
Già...sua.
Non lo era più.
Ma lo sarebbe stata per sempre.
Un ragionamento un po' contorto a dire il vero, ma che ci volete fare?
«Hermione! Ti sanguina la mano!» Gracchiò talmente all'improvviso che le fece fare due balzi indietro. «Cosa hai fatto?» domandò preoccupato notando la mano della ragazza da cui usciva molto sangue.
«Non lo so. Non me ne ero accorta.» disse piatta, squadrando la mano come se ci fosse solo un lieve taglietto.
«Non ti fa male? Merlino.... L'anello! Ti sta corrodendo la pelle.»
Quelle parole fecero riprendere la grifona da quello stato di trans e il dolore incominciò a farsi sentire.
«Harry... Che cosa sta succedendo?» chiese con la paura negli occhi, una paura che poche volte Harry le aveva visto.
«Io.. Non lo so. Davvero. Ma ce la faremo anche sta volta, ok? Andiamo dalla McGranitt.» le porse la mano e insieme si diressero verso l'ufficio della professoressa.
Mentre scendevano le scale la scena che videro li spiazzò completamente.
Draco e Pansy si stavano baciando, in un modo che non aveva nulla di casto, contro il muro del corridoio.
Hermione non riuscì a trattenere le lacrime che le rigavano le guance.
«Brutto stronzo.» urlò.
Le due serpi si voltarono. Pansy aveva gli occhi lucidi, era sull'orlo del pianto.
Invece Draco sfoggiò il suo miglior ghigno che fece arrabbiare ancora di più Harry.
«Uh, guarda chi c'è. Granger? Tutto bene? Sembra che qualcosa ti turbi!» la prese in giro.
«Sei un verme! Come puoi baciare questa qui?!»
«Non puoi chiedermi di scegliere tra te e lei. Lei c'è stata sempre, tu sei arrivata ora.» disse le stesse parole che lei gli aveva detto a pranzo.
«Granger... Ascolta..» provò a parlare Pansy, ma venne brutalmente interrotta dall'altra.
«No. Sta zitta! Sei solo una puttana! Credevo fossi cambiata...invece mi sbagliavo.» continuò nera di rabbia.
«Ti prego ascoltami... È stato lui a baciarmi io non volevo! Ti giuro! A me piace un altro.» pianse.
Harry afferrò la mano della sua amica per tranquillizzarla ma per sbaglio prese quella ferita e la fece piegare in due dal dolore.
Draco immediatamente si avvicinò a lei, ma venne brutalmente scacciato dal grifondoro.
«Sta lontano, Malfoy. Non toccarla.»
Lui non lo ascoltò.
«Che le è successo?»
«Non ti riguarda»
«Invece sì. Lei è M-
«Non dirlo nemmeno per scherzo, serpe! Se tu tenessi davvero a lei non staresti qui a baciarti con Pansy.»
Mentre quei due litigavano Hermione stava per perdere i sensi e solo Pansy se ne accorse, richiamando l'attenzione degli altri due la portarono immediatamente in infermeria.
Quando arrivarono Madama Chips li accolse subito e medicò la ferita della ragazza che giaceva inerme sul lettino.
Mentre Hermione riposava, Harry, Draco e Pansy iniziarono a parlottare tra di loro.
«Sei un bastardo, Malfoy» lo attaccò subito Harry.
«Senti, io faccio quello che mi pare. Okay, sfregiato?»
«No. Non è okay per niente. Tu non fai quello che ti pare se c'è lei di mezzo. Chiaro? Devi starle lontano.»
«Nemmeno morto.»
«Piantatela.» li zittì la ragazza dai capelli corvini, stanca di sentirli parlare come se lei non ci fosse.
«Draco, non azzardarti mai più a baciarmi. Io non ti amo, e non voglio essere usata come un'arma per ferirla. Anche se è una grifondoro, non si merita che tu la tratti così. Capito?» continuò seriamente.
«Mi sono stancato di voi due.» ringhiò acidamente facendo scorrere lo sguardo da Potter a Pansy «Se io voglio farla soffrire posso farlo.»
«Prima dovrai passare sul mio cadavere.» insistette il ragazzo con gli occhiali.
Mentre loro discutevano Hermione riprese conoscenza, si guardò un po intorno smarrita. Aveva dolore in tutto il corpo, anche se era ferita solo alla mano, e sentiva la testa molto pesante. Si rese conto che non riusciva nemmeno ad udire bene, infatti le voci dei tre ragazzi le risuonavano ovattate.
«Harry..» chiamò debolmente il suo migliore amico pur sapendo che il suo tono di voce poteva benissimo non essere udibile. Invece ecco una testa mora spuntare da dietro il divisore bianco.
«Hermione, ti sei svegliata. Come stai?»
Le aveva rivolto un sorriso dolcissimo e si era seduto accanto al suo letto, prendendole la mano fasciata tra le sue.
«Sto benissimo, è stato solo un mancamento. Forse avevo perso troppo sangue.» mentì nel modo più credibile che potesse riuscire ad ottenere, e visto che il ragazzo sopravvissuto non era poi così stupido come credevano tutti, fece finta di essere d'accordo con lei. «Già, avrai sicuramente perso troppo sangue.»
«Ti sei svegliata.» una voce fece voltare i due grifondoro. «Come ti senti?» chiese.
Hermione si tirò su con la schiena, ignorando le fitte fortissime che -in altre occasioni- l'avrebbero fatta piegare in due dal dolore, e rivolse un'occhiata carica di sdegno al biondino che se ne stava in piedi difronte a lei.
«Mi dispiace per te Malfoy, ma sto meravigliosamente.» sputò acida.
Draco ignorò totalmente il suo commento e con un ghigno stampato in faccia si accomodò dall'altro lato del letto, difronte a Harry.
Prima di sedersi però si era chinato verso di lei, a pochi centimetri dal suo volto e aveva fatto sfiorare le loro labbra. Non era un bacio. Non avrebbe mai osato fare gesti intimi davanti a qualcuno, soprattuto davanti a Potter. Era stato un semplice gesto per infastidirla e imbarazzarla.
Hermione lo guardò con occhi sgranati, mentre si lanciava sguardi di sfida col moro.
«Mi fa molto piacere che tu faccia finta di stare bene per non farmi agitare. Amore.» la perfidia nella sua voce era percepibile a chilometri.
«Vai dalla Parkinson, Amore.» rispose Hermione.
«Mi dispiace deluderti, ma ha avuto un impegno ed è dovuta andare. Sono tutto tuo.»
La sfida nei loro sguardi, la cattiveria nelle loro voci, la rigidezza dei loro gesti, tutto era in tensione quando stavano insieme. Non ci si poteva fare nulla, avrebbero passato una vita a discutere anche per la più minima sciocchezza. Troppo diversi e troppo uguali. Troppo orgogliosi e cocciuti per preoccuparsi delle conseguenze delle loro parole.
Perché loro erano Troppo.
«Ora che ci penso, ho un impegno a breve. Mi dispiace ma temo di non avere il piacere della tua compagnia.»
Hermione provò ad alzarsi, ma prima di ricadere all'indietro presa da un giramento di testa, si era ritrovata spintonata contro il lettino da Harry e Draco.
«Non ci provare.» le ringhiò contro quest'ultimo, senza preoccuparsi di nascondere la rabbia dal volto.
«Ragazzi, l'orario delle visite è finto. Siete pregati di andare via.» Madama Chips aveva parlato in tono molto gentile, ma nonostante ciò, si dimostrò impassibile difronte alla richiesta dei due di poter restare ancora un po'.
Quando furono usciti dall'infermeria, Hermione poté finalmente rilassarsi.
Finalmente sola.
Aveva così tanti pensieri in testa che avrebbe volentieri preso una pausa.
Si ritrovò a pensare all'anello che portava al dito, quello stregato, poi all'altro anello, quello che aveva ricevuto la sera di Natale, ai suoi nuovi poteri, a Draco che baciava la Parkinson. Troppe cose.
Merlino... Perché tutto questo doveva accadere a lei?
Batté un pugno sul comodino vicino in preda alla frustrazione. Il legno dell'oggetto si scheggiò tanta era la forza che aveva messo. Strinse i pugni, il dolore che provava in quel momento non era niente in confronto al mal di testa, però decise che era meglio avvertire madama Chips.
Una volta arrivata, la donna si preoccupò di darle un calmante e poi iniziò a controllarle la mano.
«Quando potrò uscire?» domandò la ragazza non riuscendo più a starsene zitta. Doveva andarsene da lì.
«Signorina Granger, abbia pazienza per favore! Non è arrivata nemmeno due ore fa!» rispose Madama Chips assumendo un'espressione ammonitoria.
«Madama Chips, la prego. Devo parlare con la McGranitt.»
Hermione poteva crederci, si era davvero ridotta a supplicare una persona?
«Non ce n'è bisogno Signorina Granger. Sono qui.» irruppe una terza voce.
La McGranitt.
«Professoressa!» quasì gridò la grifondoro.
«Madama Chips, potresti lasciarci sole per qualche minuto, se la salute della Signorina Granger lo consente, ovviamente.» chiese quest'ultima.
«Certamente.»

Rimaste sole, le due incominciarono a parlare.
La professoressa di trasfigurazione si era accomodata su una sedia, vicino al letto della sua alunna. Si preoccupò di chiederle subito informazioni sulla sua salute e poi, facendo comparire due tazze di Tè, le spiegò il motivo della sua visita.
«Come voi ben sapete, quando mi avevate detto di essere una Dianica, io vi avevo preannunciato di conoscere una strega, mia ex alunna, che avrebbe potuto aiutarvi a padroneggiare questo nuovo potere. Le ho scritto quella sera stessa e la sua risposta mi è arrivata questa mattina.» prese un sorso di te e ricominciò a parlare «Signorina Granger, finto l'anno scolastico e sostenuti gli esami, dovrà seguire questa strega. Vi porterà nella vostra terra terra di origine e li imparerete tutto ciò che è importante per voi. Se foste stata un'altra, avrei insistito alla partenza immediata, perché so che questi poteri, per quanto utili, posso essere distruttivi e pericolosi per chi non sa padroneggiarli, ma di voi mi fido e so che siete un'eccellente strega. Per questo vi concedo di poter restare a scuola.»
Finito il monologo della donna, Hermione non sapeva se buttarsi dalla finestra oppure schiantarsi da sola. Era felice, certo. Ma lasciare i suoi amici... Era davvero pronta a questo? Chi avrebbe fatto il nodo alla cravatta a Harry? Chi avrebbe preparato un infuso caldo per far digerire a Ron tutto quello che si mangiava? Chi avrebbe aiutato Neville ogni volta che si perdeva il suo rospo? Chi avrebbe fatto tutte quelle cosa che faceva lei?
Così, prendendo a sua volta una sorsata di tè, alzò lo sguardo sulla donna seduta vicino a lei e si decise a parlare.
«Professoressa, io non credo di...voler lasciare i miei amici.» borbottò, timidamente.
L'altra si aprì in un sorriso incoraggiante.
«Hermione, ascoltami bene cara. So che può essere difficile, ma so ancora meglio che è l'unica scelta sensata. Prima o poi quei poteri si riverseranno contro di te e i tuoi amici. A questo punto ti chiedo, è meglio separarsi da loro per uno o due anni oppure mettere in gioco la loro vita? Ti lascerò la possibilità di scegliere perché confido nel tuo ottimo giudizio. Comunque domani te la presenterò. Ora debbo andare. Si rimetta presto, Signorina Granger.»
E con quasi più stile dell'uscita di Silente, la McGranitt si alzò e si diresse verso la grande porta in legno dell'infermeria, lasciando la ragazza sola e alquanto confusa.
Ed Hermione si ritrovò a pensare che, nella vita si fanno delle scelte.
E alla fine o si pagano o si amano.

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