10.

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Harry era rimasto di stucco, tutto si aspettava dal serpeverde, tutto ma non questo.
Era uscito un'attimo di casa per andare a prendere della legna per il fuoco e quando ritornava era appiccicato alla sua migliore amica, quella che aveva disprezzato e insultato per anni.
Hermione invece sembrava non aver notato la presenza dell'amico, persa negli occhi dei biondo che si allontanarono dai sui solo per constatare chi li avesse disturbati e quando notò Harry rosso di rabbia con la bacchetta impugnata, impallidì.
Draco, nonostante l'avesse visto sulla porta decise di fargli un piccolo scherzetto, non l'avrebbe baciata di certo davanti a lui. Si avvicinò alla ragazza ancora ferma a fissarlo e si avvicinò al suo collo, ci lasciò qualche bacio per poi morderle l'orecchio e sussurrarle che Harry era lì.
Hermione lì per lì non capì, troppo presa dalle attenzioni del ragazzo su di se, ma quando connesse quelle frasi con una velocità impressionante all'ontano da se il biondo e si mise in piedi di fianco al letto fissandolo.
«Harry» le uscì un verso strozzato dalle labbra.
«Sta zitta.» disse seccamente.
«Ti prego lasciami spiegare!» insistette ricevendo come risposta una risata stressata e arrabbiata.
«Spiegare cosa? Sei come tutte le altre! Lui ti ha insultato per sei anni! Sei Hermione, sei!! E alle prime sdolcinatezze crolli ai suoi piedi? Ti credevo diversa. Dov'è la mia migliore amica? Perché io non la riconosco più.»
La Grifona a quelle parole scoppiò a piangere e sussurrò qualcosa simile ad un "Non è come pensi."
Il furetto, - che era rimasto in silenzio fino a quel momento - vedendola piangere non riuscì a trattenersi dall'urlare contro al bambino sopravvissuto.
«Non ti azzardare a parlarle così, sono stato chiaro, Potter?»
«Ah, giusto. Perché l'esclusiva di farla soffrire è riservata a te, no?»
«Non osare
«Non ho paura di te, Malfoy.»
«Chiedile scusa!»
«Tu non l'hai mai fatto! Perché dovrei? Ha sbagliato lei!»
«Non mettere in mezzo me, non sono io il suo migliore amico da quando avete undici anni!» quelle parole ferirono Harry nel profondo che ne ne andò sbattendo la porta con una tale forza che Hermione sobbalzò.
Che cosa aveva fatto? Harry aveva ragione! Aveva tutto il santissimo diritto di arrabbiarsi, e lei? niente. Non aveva fatto un'accidente, era restata immobile a lasciare che Draco la difendesse al posto suo. Alla faccia della Grifondoro, in quel momento era stata una grandissima codarda.
«Potter è uno stupido, non ascoltarlo.»
Troppo assorta nei suoi pensieri la ragazza non si era accorta di avere il biondo davanti che le parlava.
«No, lui ha ragione.» sussurrò impercettibilmente.
Gli occhi bagnati, le guance rigate dalle lacrime, lo sguardo vuoto.
Una versione orribile di lei che Draco non avrebbe mai più voluto vedere.
«Non ha ragione! Non è successo niente e anche se fosse tu hai il diritto di fare quello che vuoi! Che ti importa cosa dice lui?» insistette per provare a convincerla che Harry aveva torto, non lei.
Hermione rise amaramente; «Oh, Draco. Quanto si vede che non sei abituato ad avere amici. Le tipiche risposte da Serpeverde: "Ma che ti importa?", "Fregatene degli altri", "Importa solo la tua opinione". Ma sai che ti dico? - diventò seria di colpo - Per me non è così, ok?! Io ho degli amici per cui darei la vita, per cui VIVO. Mi importa più la loro felicità che la mia, mi importa quello che pensano, quello che fanno, quello che dicono! E mai potrei fare qualcosa che li faccia soffrire perché sono la mia famiglia. Sono tutto. Ma questo te ovviamente non puoi capirlo.»
Draco rimase di stucco per le sue parole per due motivi:
Primo, l'aveva chiamato Draco e non Malfoy.
Secondo, gli aveva spiattellato in faccia la vera e dura verità: lui non aveva amici e non poteva capire l'amicizia.
Ci rimase molto male con quelle parole, ma non lo diede - ovviamente - a vedere, dopotutto era una serpe, no? E allora perché non comportarsi da serpe?
«Mia cara, piccola, ingenua Mezzosangue. Hai proprio ragione sai? Io sono una serpe e sempre lo sarò: non ho amici, non so cosa sia l'amore, !on voglio bene a nessuno all'infuori di me stesso... E non cambierò mai. Perché infondo solo i buoni hanno la possibilità di scegliere ma a quelli che servirebbe davvero non sempre ce l'hanno. Hai presente? I cattivi, i mostri della favola. Ma a me sta bene così, a me piace così, io sono così; il mostro della favola.» detto questo uscì dalla stanza sbattendo la porta più forte di quanto avesse fatto Harry.
Era di nuovo sola.
Sola con se stessa.
Sola con i suoi pensieri.
Sola con le sue paure.
Sola.
Era riuscita a perderli entrambi nel giro di una settimana.
Aveva perso Harry, il suo migliore amico, suo fratello, il suo tutto, la persona che più ama al mondo.
E aveva perso Draco, con il quale era riuscita - finalmente - dopo 6 anni, a creare una sorta di rapporto di "amicizia?".
Hermione pianse tanto e quella sera non scese nemmeno per la cena.
Preparo uno zaino che ingrandì all'interno con un incantesimo e ci infilò tutto quello che poteva servirle per andare via, adesso era stanca, basta.
Nessuno l'avrebbe fermata quella notte, erano troppo arrabbiati con lei e questa era la giusta occasione.
Con lo zaino in spalla, verso le tre del mattino, la riccia uscì silenziosa dalla sua stanza, scese le scale e arrivò in soggiorno, dove - stravaccato su un divano - c'era Draco che dormiva. Per poco non le prese un colpo nel trovarlo lì, ma vedendolo dormire, continuò il suo piano.
Arrivò alla porta d'ingresso e quando stava per chiudersela alle spalle si sentì afferrare il braccio e sbattere contro il muro, tutto nel giro di un millesimo di secondo e si ritrovò faccia a faccia con un - fin troppo sveglio - Draco Malfoy.
«Cosa cazzo fai, Granger?» le ringhiò contro aumentando la stretta sul suo braccio.
«Non sono affari tuoi, Furetto.» bisbigliò in risposta.
«Non te lo ripeterò una seconda volta, dove cazzo stavi andando?» sibilò lentamente le parole una per una assumendo un tono di voce terrificante, che avrebbe fatto tremare chiunque.
«Malfoy, lasciami. Mi fai male.»
Lui le strinse ancora più forte il braccio.
«Rispondi alla domanda!» le urlò in faccia.
«Tanto conosci già la risposta. Me ne vado! Quindi ora lasciami il braccio e fatti da parte!»
«Tu non vai da nessuna parte!»
«Oh, vogliamo scommettere? Incarceramus!» gli puntò la bacchetta contro e uscirono delle corde che si avvolsero sul corpo del biondo impedendogli ogni movimento.
«Non hai osato. Dimmi che non hai osato legarmi, Mezzosangue!»
«Domani mattina Harry ti slegherà. Ciao ciao, Draco.» lo spinse fino a farlo sedere sul divano sotto il suo sguardo arrabbiato e triste gli diede un bacio sulla guancia.
«Alla prossima.» ripeté uscendo dalla porta di casa e correndo a perdifiato verso la foresta, lontana da lui e da tutti.

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