UNO

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<Informiamo che stiamo per atterrare all'aeroporto Gatwick di Londra. I signori passeggeri sono gentilmente pregati di allacciare le cinture di sicurezza.>
La comunicazione della hostess terminò con il solito "din don" degli annunci aerei, e Luke alzò il naso dal libro che stava leggendo. Un classico, "Cime Tempestose". Era la terza volta che lo rileggeva in quel periodo, eppure quella storia lo affascinava sempre di più ad ogni lettura. La storia d'amore tormentata, la brughiera, la narrazione. Forse era anche per quello se amava così tanto l'Inghilterra, e non appena gli si era presentata l'occasione di studiare lì per otto mesi l'aveva colta subito al volo.
Ripose con cura il romanzo nello zaino poggiato ai suoi piedi e allacciò la cintura.
Sua mamma aveva proprio ragione, viaggiare in aereo era un'esperienza unica ed indimenticabile. Siccome lui non era mai salito sopra ad uno prima di allora, Liz, per tranquillizzarlo, gli aveva spiegato che al momento del decollo era un po' come quando una macchina accelera prendendo la rincorsa. Poi, la donna prendeva in giro il marito perché lui di solito guidava come un bradipo e quindi Luke non aveva mai potuto sperimentare la cosa.
Il ragazzo sorrise al ricordo.
Durante la prima parte del viaggio aveva guardato fuori dal finestrino, poi, quando le nuvole avevano coperto l'oceano, aveva ascoltato un po' di musica con le cuffiette, aveva sfogliato per l'ennesima volta il depliant della scuola che avrebbe frequentato, e letto il suo romanzo preferito.
In quel momento, quando sentì l'aereo abbassarsi verso terra, Luke ritornò ad ammirare il paesaggio che si scorgeva alla sua sinistra. Le nuvole stavano lasciando spazio alla vista di splendidi e precisi quadrati di terra verdeggianti, piccoli spazi con alberi ordinati, e case a due piani in mattoni circondate da giardinetti ben curati.
Luke sorrise felice a quella visione. Per la prima volta nella sua vita insicura stava compiendo qualcosa di cui era fiero e certo che sarebbe stata la scelta giusta per lui.
Stava per atterrare a Londra, per poi andare a studiare per ben otto mesi in una scuola superiore di Canterbury, una cittadina a pochi chilometri dalla capitale del Regno Unito. Lui che non aveva mai lascito Sidney e l'Australia in generale, che non era mai stato così lontano dalla sua famiglia per tanto tempo. Lui che non aveva mai dormito insieme ad altre persone che non fossero i suoi genitori o i suoi fratelli, mentre ora avrebbe dovuto alloggiare per otto mesi come ospite di un'amabile famiglia inglese del Kent che, molto probabilmente, stava ospitando già altri ragazzi oltre a lui.
Magari avevano anche un cane, o un gatto. Per il gatto non ci sarebbero stati problemi, ma per quanto riguardava il cane... Luke e il miglior amico dell'uomo avevano sempre avuto qu-alche problemino. Ad eccezione di Molly, però, il Labrador che i suoi gli avevano regalato per il suo decimo compleanno per cercare di vincere questa sua fobia.
Nel frattempo l'aereo atterrò e Luke si spinse leggermente verso il sedile davanti per via dell'impatto delle ruote con il suolo. Quando si spensero i motori raccolse lo zaino da terra sistemandoselo su una spalla e scese a terra. Si diresse quindi verso il nastro trasportatore per recuperare i bagagli.
Quando raccolse le sue due valigie si chiese se dentro ci fosse piombo o cosa.
"Porta un po' di tutto, tesoro. Lì in Inghilterra fa più freddo di qui in Australia" gli aveva sug-gerito sua mamma.
"Forse ho portato un po' troppo" pensò lui, spingendosi dietro le trolley blu enormi.
Lasciò che le porte scorrevoli si aprissero e che uscissero altre persone prima di lui, poi quando si ritrovò a pochi metri dall'uscita sentì una lieve e fresca brezza proveniente da fuori, e si accorse che c'era un gran bel numero di persone ad attendere i passeggeri, chi muniti di cartello e chi no.
Luke focalizzò la sua attenzione principalmente sui cartellini colorati, sperando di leggere il nome che interessava a lui.
Samantha, Tommy, L'amore della tua vita... Come era il cognome della sua famiglia? Possibile che non lo ricordava proprio in quel momento?
Sfilò lo zaino da una spalla e rovistò velocemente all'interno alla ricerca del foglio di carta stampato contenente nome, cognome, indirizzo e numero di telefono della sua famiglia ospitante. Ma dove diavolo era finito?!
"Proprio quando mi servi!" pensò Luke, rimproverandosi mentalmente per quel vuoto di memoria.
Nelle ultime settimane si era sentito così euforico da fantasticare sul viaggio, la nuova scuola e il fatto di andare in Inghilterra in generale, da aver letto quel foglio con poca attenzione, se non nulla quasi.
"Iniziamo bene..." Luke sbuffò, ed era quasi sul punto di scaraventare a terra lo zaino quando qualcosa o qualcuno gli sfiorò la spalla, e lui si girò di scatto.
<Scusami, sto cercando una persona.> La donna di fronte a lui consultò un attimo un foglio di carta tutto spiegazzato. <Sei tu, per caso, Luke Hemmings?>
Un attimo... Aveva detto proprio il suo nome? Quella donna lo stava cercando, e quindi era lei la sua "mamma" inglese?
Luke si sentì così sollevato, l'aveva trovata abbastanza in fretta e facilmente, e senza nemmeno dover chiedere a destra e a sinistra, cosa che preferiva evitare per colpa della sua timidezza.
<Sì, sono io> rispose lui, accennando un timido sorriso, mentre scostava dagli occhi alcuni capelli ribelli sfuggiti dal ciuffo che gli copriva la fronte.
La donna tirò un sospiro di sollievo. <Che fortuna, ti ho trovato subito! Vieni, ho la macchina qui davanti.> Detto ciò fece per incamminarsi, ma poi notò le due enormi trolley di Luke. <Aspetta, ti aiuto.> Gli rivolse un sorriso materno, e questa volta si incamminò veramente verso l'uscita, con Luke al seguito che trascinava l'altra valigia.
Non appena il ragazzo mise piede fuori dall'aeroporto fu investito subito da un'aria secca e pungente, freddissima, e ci mancava poco che si mettesse a piovere. Un clima tipicamente inglese.
<Benvenuto in Inghilterra> gli disse la donna, notando il diciassettenne mentre cercava di stringersi dentro alla sua felpa.
Arrivarono accanto ad una Mini rossa parcheggiata a pochi metri dall'uscita. La donna caricò le valigie di Luke nel bagagliaio e poi chiuse lo sportello con un sonoro "clac".
<Che stupida, non mi sono nemmeno presentata> esclamò poi. <Io sono Elisabeth, ma puoi chiamarmi Lisa.>
<Piacere> rispose Luke, stringendole la mano.
<Forza, sali in macchina> lo incitò Lisa. <Se non c'è traffico, saremo a casa tra un'ora, più o meno.>
Detto questo salirono in macchina e non appena Lisa azionò il motore, partirono. Destinazione: Canterbury.

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Spazio Scrittrice.
Ciau, people! Cercherò di essere breve, anche se di solito io mi dilungo sempre un po' troppo (accidenti a me ahah). É già da un po' che avevo in mente questa storia, ma non avevo il coraggio di pubblicarla, finché un giorno ho parlato con due ragazze (che saluto e ringrazio; ciao, belle! Un bacione!), che mi hanno consigliato di pubblicarla ed io, alla fine, mi sono convinta, ed eccomi qua. Tanto per iniziare, la storia é ambientata a Canterbury, città in cui ho avuto la fortuna di abitare e che mi é piaciuta molto. Anche per quanto riguarda la vita nella famiglia ospitante di Luke mi sono ispirata molto alla mia esperienza. Qui vediamo il nostro caro, dolce e timido Luke appena sbracato in Inghilterra (ah  vi ricordo che per il momento Luke non ha i capelli pettinati con  il ciuffo e non ha il piercing al labbro). Vi anticipo che nel prossimo capitolo il nostro bellissimo australiano consocerà qualcuno, oltre a Lisa, ma non vi accenno altro muahahahah (ultimamente uso troppo la risata malavagia, ops...) Va bene, mi dileguo. Se la storia vi piace, mettete tanti votini e recensite. Ciau! ❤️

Solo Per Te (Muke)حيث تعيش القصص. اكتشف الآن