VENTICINQUE

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La ricerca del quarto componente per la band era definitivamente iniziata.
Sempre mercoledì sera, Luke e gli altri erano stati svegli fino a mezzanotte e passa a preparare con Power Point dei volantini decorati ed accattivanti per farsi pubblicità.
Giovedì mattina, quando i ragazzi erano andati a scuola, Lisa aveva stampato tutto e, prima di recarsi al lavoro, aveva lasciato i volantini in tutte le cassette per la posta per tutto Sturry. Pomeriggio, terminate le lezioni, i ragazzi erano corsi a casa, avevano lasciato l'uniforme per abiti più sportivi, avevano raccolto il materiale, erano saliti sul primo autobus per Canterbury e, una volta raggiunto il centro, si erano sparpagliati per St George's Street per eseguire al meglio il loro lavoro di volantinaggio. Quando erano ritornati a casa per l'ora di cena, erano stanchi morti, dovevano finire di studiare e magari, se fosse avanzato del tempo, avrebbero potuto provare ancora un po', però erano piuttosto speranzosi che qualcuno avesse letto il loro volantino, che fosse interessato all'idea e si sarebbe presentato il giorno dopo alle selezioni.
Nel frattempo avevano anche cercato di comporre qualche nota per "She Looks So Perfect" e "Disconnected", la canzone di Lorenza, ma alla fine si erano resi conto di dover seriamente chiedere aiuto a qualcuno che sapesse comporre canzoni. Il problema era trovarlo, però.
Venerdì era il giorno dei provini, e per il pomeriggio era tutto pronto ed organizzato. Con l'aiuto di Lisa, i quattro amici avevano sgomberato parte del grande sgabuzzino fuori in giardino siccome avevano pensato che sarebbe stato il luogo più adatto dove farlo. Lorenza e la donna avevano dato una pulita al pavimento e alle pareti, quei pochi attrezzi all'interno erano stati ammassati tutti da un lato e coperti con una grande tela color panna, e per finire avevano posizionato a ridosso della parete più lunga un tavolinetto grande quanto un banco con quattro sedie, in modo che davanti ci fosse esattamente quanto spazio bastava per l'esibizione dei candidati.
<Dovrebbe essere tutto a posto, allora> suppose Luke per l'ennesima volta, mentre scendeva le scale insieme a Calum.
Lo scozzese roteò gli occhi. <Sì, Luke. É da quando abbiamo finito che non fai altro che ripeterlo. Tranquillo, non manca niente. Dobbiamo solo aspettare che si presenti qualcuno.>
Entrarono quindi nel ripostiglio/sala audizioni, raggiungendo Ashton e Lorenza che si trovavano già lì. I due erano seduti dietro al tavolinetto, con le sedie rivolte in modo da essere faccia a faccia, entrambi con i palmi delle mani alzati ed uniti a mo' di specchio. Lorenza ridacchiava allegramente, mentre Ashton sorrideva un po' imbarazzato.
<Che fate?> chiese l'australiano, incuriositosi.
<Stavo misurando le mie mani con quelle di Ashton> rispose Lorenza. <Okay che le mie sono abbastanza piccoline, ma non mi ero resa conto di quanto fossero giganti quelle di Ash.>
<Uffa, esagerata. Sono proporzionate al mio metro e ottantatré di altezza> borbottò l'americano, arrossendo.
Calum sorrise divertito, poi si rivolse all'italiana. <Lorenza, pensi di incontrare il principe azzurro qui alle audizioni oggi, conciata in quel modo?> le domandò, notando il suo abbigliamento. Non era per niente vestita diversamente dal solito, indossava dei leggins neri, una felpa senza cappuccio bordeaux ed un paio di Dr Martens nere alte; però si era truccata, visto che dovevano incontrare della gente, ed oltre al suo trucco di sempre aveva colorato le labbra con un rossetto della stessa tonalità della sua felpa.
I ragazzi, invece, avevano semplicemente indossato i soliti abiti di tutti i giorni, anche se avevano passato almeno mezz'ora davanti allo specchio per scegliere quelli più adatti in modo da fare una buona impressione.
<Sì, spero di incontrare un'affascinante principe rockettaro che mi porti via sulla sua chitarra> gli disse lei, sarcastica. <Magari saprà apprezzare il mio look e noterà che ho usato questo rossetto semplicemente per intonarlo con la mia felpa.>
Lo scozzese scosse la testa dopo averle lanciato un'occhiataccia, e si accomodò con Luke nelle due sedie rimanenti dietro al tavolino.
Guardando come erano disposti, seduti perfettamente allineati, Luke si ritrovò a pensare che sembravano tanto dei giudici di un talent scout.
<Sapete una cosa? Seduti così, ricordiamo tanto Simon Cowell e gli altri giudici di XFactor quando Harry e gli altri si sono presentati ai provini> osservò Lorenza, come se avesse letto nella mente dell'australiano.
Calum sospirò esasperato. <Spera quanto vuoi, Lorenza, ma da quella porta non entreranno mai i sosia di Harry Styles e degli altri suoi amichetti.>
<Va bene. Ora, però, non é il momento di discutere> intervenne Ashton, frenando qualsiasi tentativo della ragazza di rispondere per le rime al coinquilino. <Dobbiamo accogliere i candidati con un sorriso amichevole, non con dei musi lunghi, né tanto meno nel bel mezzo di una delle vostre solite discussioni.>
Fortunatamente in quel momento arrivò Lisa. Visto che lei di venerdì non lavorava, si era allora offerta di dare una mano ai ragazzi, svolgendo un po' il ruolo di assistente, facendo passare i candidati al proprio turno e magari servendo loro un the o qualcosa da bere.
<Ragazzi, ottime notizie! Ci saranno almeno una ventina di giovani qui davanti a casa, tutti muniti di chitarra> li informò, raggiante.
Luke e gli altri sussultarono alla notizia.
<Wow, fantastico. Falli pure passare uno per volta, Lisa> le disse l'australiano. La donna scomparve ed andò ad eseguire il suo compito.
<Oh, Santo Cielo, una ventina di persone!> esclamò Ashton, eccitato. <Ho sempre sognato di dire "avanti il prossimo!">
A quel punto il primo candidato iniziò a fare capolino dalla porta aspettando il permesso dei ragazzi per entrare.
Lorenza sorrise al suo amico facendo un cenno verso la coda che iniziava a formarsi nel vialetto e che si poteva intravedere dalla loro postazione. <Bé, mio caro Ash, oggi mi sa tanto che lo dirai.>
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<Così lei mi ha raccontato che quello che lei credeva fosse l'amore della sua vita in realtà si é rivelato essere soltanto un grandissimo cafone.>
<Oh. Peccato. Per lei, intendo.>
<Pensa, l'ha lasciata con un enorme mazzo di rose rosse e un misero bigliettino. Non ha avuto nemmeno la palle di dirglielo in faccia.>
<Bé, sì. Non proprio gentile come gesto, però le ha regalato le rose.>
<Non c'entra, amore! É stato comunque un gesto da stronzo, su questo non ci piove. Non é lui quello che la consola dopo.>
<Uh, sì. Hai ragione.>
Erano le 18.30 di venerdì sera e Michael stava guidando verso casa di ritorno dal lavoro, però stava anche contemporaneamente parlando con Taylor al telefono. Oddio, in realtà era lei quella che parlava, e lui teneva lo sguardo sulla strada bofonchiando qualcosa per risponderle, sperando ben presto di trovare uno slargo in cui fermarsi o, forse ancora meglio, chiudere la telefonata.
<Michael, ma mi stai ascoltando?> gli chiese Taylor a quel punto.
<Eh? Ah, sì, tesoro. Solo che adesso sono in macchina. Sono uscito da poco dal negozio, sto tornando a casa.>
<Oh, amore, ma potevi dirmelo prima! Io sto qui a parlare, ma tu devi guidare! Comunque, sei stanco? Tutto bene?>
<Sì, tutto a posto. Tranquilla, non sono stanco.>
<Per il matrimonio, invece? É successo qualche problema?>
<No, procede tutto alla grande.> "Già, con i preparativi per le nozze non c'é nessun problema, per ora. Il problema al momento si chiama Luke Hemmings, ha diciassette anni, vive nella casa di fronte alla mia, ora mi odia per uno stupido equivoco e vorrei tanto aggiustare la situazione con lui."
<Oh, ma é stupendo, allora> squittì Taylor. <Chiudo la chiamata visto che stai guidando. Mi richiami tu stasera quando puoi, okay?>
<Okay, a dopo, ciao.>
Michael riattaccò appoggiando l'iPhone sul sedile della passeggero e tirò un sospiro di sollievo. Per fortuna non doveva più sorbirsi le disavventure amorose della coinquilina francese della sua fidanzata. Non ne aveva voglia, non gliele fregava un acca, non sapeva cosa risponderle, e poi non era nemmeno dell'umore adatto per ascoltare tutte quelle questioni di cuore. Almeno non quando anche nel suo cuore regnava il caos più totale.
Quale sarebbe stato adesso il momento giusto per andare da Luke e costringerlo ad ascoltarlo? Quale sarebbe stato il modo giusto per convincerlo a credere che si era trattato solo di un malinteso?
"Proverò questa sera, sarà sicuramente in casa. E se non c'è lo aspetto finché non rientra" pensò il ventiduenne mentre parcheggiava la jeep davanti a casa Clifford.
Uscì dalla macchina ed entrò dritto in casa, senza gettare un occhio alla villetta di Lisa Morgan. Sua mamma doveva ancora rientrare dal lavoro. Si levò il giubbotto di pelle appendendolo all'appendiabiti accanto alla porta, ed andò in cucina. Posò le chiavi dell'auto sulla credenza, e notò che lì vicino erano appoggiate anche alcune buste bianche. Probabilmente sua mamma aveva ritirato la posta quella mattina prima di andare alla St Edmund's. Diede una sbirciata rapida alle lettere, notando che erano tutte bollette, e poi si accorse che infondo al mucchio c'era un volantino tutto colorato con toni vivaci. Lo lesse rapidamente, senza troppa attenzione.

Solo Per Te (Muke)Where stories live. Discover now