SEDICI

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I temporali non erano mai piaciuti a Michael. Questo era piuttosto bizzarro da dire per uno che abitava in Inghilterra, e che viveva sempre costantemente con la pioggia a fargli compagnia. Gli aveva sempre incusso una certa tristezza, però, vedere tutto l'asfalto della strada o i tetti delle case bagnati, insieme all'idea che fosse una vera e propria scocciatura uscire perennemente con l'ombrello.
Quel giovedì sera erano da poco passate le 17.30, quando incominciò a piovigginare fitto ed orizzontalmente. Fantastico, proprio quando tra mezz'ora Michael avrebbe dovuto smontare dal lavoro.
Il ventiduenne sbuffò, pensando che si era dimenticato di portare con sé l'ombrello quella mattina, e continuò a fare i conti su ciò che avevano venduto quel giorno.
Ed fischiettò allegramente un motivetto, mentre nel frattempo raccoglieva le sue cose e indossava la giacca. <Chiudi tu il negozio, Michael?> chiese poi al biondo.
Michael annuì. <Finisco qui con la cassa e vado a casa.>
<Vuoi che ti dia una mano, così finisci prima e andiamo via insieme?>
<No, grazie, ce la faccio. Vai pure a casa, Ed.>
Il rosso indugiò ancora qualche secondo. <Michael, sei sicuro che sia tutto a posto? In questi ultimi giorni ti ho visto un po' assente, perso in no so quali pensieri o preoccupazioni. Procede tutto bene con il matrimonio, con la tua fidanzata?>
Oh, wow. Perspicace il ragazzo.
In effetti, Michael negli ultimi giorni aveva pensato costantemente e con terrore alle parole di Tom e gli altri.
Era un vero e proprio caos.
Michael non poteva ricordare un attimo il suo ultimo incontro con Luke, che subito la loro scommessa gli si affacciava alla mente, senza lasciargli un minimo di respiro.
Nel frattempo ci si metteva anche Taylor, che ogni sera gli aggiornava la lista completa degli invitati, con chi aveva già accettato di partecipare al loro giorno più bello e chi ancora era in forse.
A tutto si era aggiunto anche Luke, che gli aveva chiesto l'amicizia su Facebook, e lui alla fine gliel'aveva inconsciamente accettata. Questo, sfortunatamente, non era sfuggito ai suoi amici, che avevano interpretato il gesto come un iniziale approccio di Michael verso Luke.
Santi Numi, era tutto così sbagliato.
Michael non voleva seguire lo stupido piano dei ragazzi, ma non avrebbe nemmeno voluto che il suo cuore battesse così forte quando pensava al suo "Occhi di Ghiaccio", o quando lui era nei paraggi.
Perché tutto d'un tratto provava attrazione per un ragazzo come lui?
<Con Taylor e il matrimonio é tutto a posto> rispose Michael. <Solo che...>
<Solo che?>
"Dai, Michael, parla con Ed! Confidati! Lui ti ispira fiducia, no?"
<Solo che tutti i preparativi mi frustano un po'. E poi Taylor che non é qui in Inghilterra...>
Ed annuì, seppure non del tutto convinto. <Capisco. Senti anche la sua mancanza.>
Ci furono qualche secondo di silenzio.
Intanto Ed infilò le chiavi della macchina nella tasca della giacca, chiuse per bene la cerniera in modo da non prendere freddo e si preparò per aprire l'ombrello.
A quel punto si rivolse verso Michael: <Allora, io vado, Michael. Buona serata. Chiudi bene il negozio, mi raccomando.>
<Tranquillo, lo farò. Ci vediamo domani.>
Il ragazzo dai capelli rossi si avviò verso la porta. Michael, invece, era tentato dal chiamarlo e sfogarsi, raccontandogli tutto quello che teneva dentro, dal bacio che avrebbe dovuto dare a Luke al fatto che Tom e gli altri non fossero mai stati dei veri amici per lui, dalla sua incertezza sul suo futuro matrimonio a questa strana cotta per il suo giovane vicino di casa.
Come avrebbe reagito Ed? Cosa gli avrebbe detto?
<Aspetta, Ed!> lo fermò all'ultimo momento Michael, prima che l'altro girasse la maniglia della porta ed uscisse.
L'altro si voltò verso la cassa. <Dimmi.>
Il biondo si mordicchiò nervosamente il labbro inferiore, mentre Ed si avvicinava un po' verso di lui.
"Dai, Michael! Fallo questa volta! Digli tutto, sfogati!"
Ed continuava a guardarlo con gli occhi che lo incoraggiavano amichevolmente a parlare, e lui per un breve istante credette di aver trovato il coraggio per parlargli.
Poi aprì la bocca e: <Non ti ho chiesto come procedono le tue ricerche sulla band.>
Ecco, non ci era riuscito di nuovo, e una vocina insistente nella sua testa lo rimproverò: "Sei un idiota, Michael. Un'idiota con la I maiuscola."
Ed fu un attimo sorpreso, come se si aspettasse più una confidenza da parte di Michael. <Esattamente come un mese fa, una settimana fa, e ieri. Nessuna novità per il momento. Però io non mi arrendo, può darsi che prima o poi la mia testardaggine venga premiata.>
<Lo credo anche io, "poeta dai capelli rossi che sogna case di lego"> gli sorrise Michael.
Ed ricambiò il sorriso. <Ciao, sposino. Ci si vede domani mattina.>
Questa volta il biondo lo vide veramente uscire dal negozio dopo che lo ebbe salutato.
Si ripeté di nuovo mentalmente che era un vero idiota, e si promise che un giorno si sarebbe confidato con Ed, e lo avrebbe fatto veramente.
Nel frattempo, nella casa di fronte alla sua, Michael non avrebbe mai immaginato che Luke fosse seduto a gambe incrociate sul suo letto, e che stesse fissando il suo iPhone ripetendosi nella testa come un disco rotto la domanda "che faccio? Lo chiamo, o no?".
Dieci minuti dopo il diciassettenne era ancora combattuto tra il telefonare a Michael o no.
Il ventiduenne, invece, aveva finalmente finito di fare i conti. Tirò un sospiro di sollievo, poi controllò un'ultima volta che fosse tutto a posto, ed infine poté infilarsi tranquillamente la giacca.
Fortuna che aveva smesso di piovere proprio in quel momento, così non si sarebbe preso un raffreddore perché si era stupidamente dimenticato l'ombrello a casa.
Stava per spegnere le luci del negozio, quando sentì vibrare il cellulare nella tasca dei jeans, e partì subito "21 Guns" dei Green Day, la sua suoneria.
"Chi può essere a quest'ora?" si chiese.
Un numero sconosciuto.
Michael non aveva la minima idea di chi potesse chiamarlo alle 18.00 di sera. E se fosse stata quella sua zia che lo chiamava dallo Yorkshire per sapere quando era il giorno del fatidico sì? O il fotografo, che voleva propinargli uno scenario degno di un film anziché di un filmino?
Vabbé, chiunque fosse stato, Michael rispose lo stesso.
<Pronto?>
Dall'altra parte, Luke stava aspettando la sua risposta con il fiato sospeso, e quando sentì la sua voce il cuore iniziò a tamburellargli forte nel petto.
<Ciao... Ciao, Michael.>
<Ehm... Ciao. Chi sei?>
"Giusto, sono io quello che ha il suo numero." <Sono Luke, il tuo vicino di casa.>
Questa volta fu il cuore di Michael ad aumentare i battiti. Ora che ci faceva caso, infatti, quella era la voce di Luke, anche se un po' nascosta dal suono metallico del microfono del cellulare. <Luke! Ciao! Che piacere sentirti. Come va?>
<Benone, procede tutto alla grande.>
<Sono contento. A cosa devo la tua chiamata?> Michael stava nervosamente torturando una pellicina intorno all'unghia del pollice, pensando come una femminuccia "ora mi invita ad uscire, ora mi invita ad uscire".
Luke inghiottì un bel po' di saliva. <Ecco... Tu mi hai detto che sei molto bravo a dare ripetizioni, e poi Lisa mi ha informato che sei laureato in filosofia. Io...io avrei qualche problemino con i filosofi greci.>
Michael rise. Che bella risata che aveva. <Tranquillo, anche io all'inizio ho avuto qualche difficoltà. Devi ingranare il meccanismo. Cosa non ti é chiaro in particolare?>
<Platone e tutto il suo pensiero. Non ci capisco assolutamente niente. E tra due settimane ho una verifica.>
<Ottimo. Niente panico, piccolo filosofo. Tra quattordici giorni il filosofo di Atene non avrà più segreti per te.>
Luke ridacchiò insieme a Michael. L'aveva chiamato "piccolo filosofo". Al solo sentire quelle parole avvampò di colpo.
<Con il mio aiuto, ovviamente> continuò Michael. <Dunque... Che ne dici di sabato?>
<Questo sabato?>
<Sì. Sempre che tu non abbia già degli impegni.>
<Oh, no, non avevo niente di particolare in programma per questo fine settimana.>
<Okay, allora facciamo per le 15.15, 15.30, a casa mia? Finisco di lavorare per le 13.30.>
"Oddio, stiamo programmando una specie di appuntamento" pensarono entrambi.
<Va benissimo. 15.15, a casa tua> confermò Luke.
<Perfetto.>
Restarono alcuni secondi in un silenzio imbarazzante, non sapendo bene cosa dirsi. In compenso, sorridevano entrambi come due babbei.
<Perfetto> ripeté poi Michael. <Cosa stai facendo di bello, Luke?>
<Ti sto parlando> rispose il più piccolo. <E tra qualche minuto scenderò giù di sotto per la cena. Tu?>
<Sto chiudendo il negozio. Tra un po' rientrerò a casa.>
Luke annuì. Nel mentre sentì al piano di sotto una voce che lo stava chiamando.
<Mi sa che devo andare. Lisa mi sta avvisando che é pronto in tavola.> Lo disse a malincuore, però. Non aveva alcuna voglia di separasi dalla calda voce di Michael.
Il ventiduenne sorrise. Nemmeno lui avrebbe voluto chiudere di già quella conversazione. E poi doveva ancora capire come aveva fatto a chiamarlo "piccolo filosofo".
<Vai, allora. Non farli aspettare. Ci vediamo sabato, quindi.>
<A sabato> disse Luke.
Altri secondi di silenzio. Nessuno dei due si decideva a riattaccare per primo.
Poi il diciassettenne sentì l'altro ragazzo sorridere attraverso il telefono, e rabbrividì quando riuscì a percepire persino il suo respiro.
<Ciao, Luke> lo salutò. Aveva una voce così sensuale, e dolce.
L'australiano strinse forte un cuscino che trovò a portata di mano. <Ciao.>
Riattaccarono allo stesso tempo.
Luke non la smetteva di sorridere. Abbracciò il cuscino e lo strinse forte al petto. Poi, avvicinò lentamente una mano sul cuore. Stava battendo all'impazzata.
Anche Michael non riusciva a togliersi dalla faccia quel sorriso a trentadue denti. Chiuse gli occhi, portò entrambe le mani sul viso, e vide soltanto gli occhi azzurri di Luke.
"Non ci credo, ho una specie di appuntamento con Michael Clifford."
"Non ci credo, ho una specie di appuntamento con Luke Hemmings."
Il solo pensiero li elettrizzava, ma allo stesso tempo li terrorizzava.
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SPAZIO AUTRICE
Hola, people! Como estaís?
Scusate se ho aggiornato con un giorno di ritardo, ma in questi giorni ho avuto un sacco di cose da fare, un sacco di materie da studiare, perché sembra che i miei prof si sono svegliati tutti ora dopo le vacanze per fare le verifiche. Poi, ieri sono tornata da scuola alle 17.00 perché il martedì faccio un corso di potenziamento di inglese, quindi penso che riuscirò ad aggiornare settimanalmente tutti i mercoledì. Spero.
Detto questo, ora veniamo al capitolo. Prima vediamo Michael tentato dal volersi confidare con il tenero orsacchiotto che altro non é che Ed, ma invano; dopo, il nostro ventiduenne riceve una telefonata da un numero sconosciuto, che altro non é che Luke, che, cucciolo, ha trovato il coraggio per chiedergli se può dargli delle ripetizioni.
Non sono adorabili mentre si parlano per telefono?? Per non parlare di come li ho resi impacciati lol Spero di aver descritto in maniera decente la scena, e di non aver fatto errori.
Bene, i nostri Muke ora hanno una specie di appuntamento a casa di Michael. Come andrà a finire, secondo voi? Succederà qualche caos oppure no?
E Luke, prima di andare a casa di Michael, riuscirà forse a confidare quello che sente a qualcuno di cui si fida?
Questo ultimo dubbio lo scioglieremo con il prossimo capitolo lol.
Ora vi lascio, perché sono troppo ma troppo stanca, scusatemi. Martedì ho fatto la verifica di filosofia pure io e ahhhhhhhhhhhhhhh, eccome se mi serviva Michael Clifford per delle ripetizioni ahahah.
Oltre tutto mi sono pure accorta che oggi mancano esattamente quattro mesi al concerto dei 5sos a Verona!! Mamma mia, non so voi, ma io sto morendo dalla voglia di essere in quell'arena ahah.
Se il capitolo vi piace, vi prego, lasciate votini e commentate. Mi fa sempre molto piacere se la storia vi piace e cosa ne pensate. La scorsa settimana vi avevo chiesto 50 visualizzazioni e 12 voti in una settimana e, cavolo, dopo due giorni il capitolo aveva già quaranta visualizzazioni. Poi, ho quasi raggiunto 2.2K visualizzazioni e 300 voti. Wow, grazie! Grazie, grazie, grazie e ancora grazie. Vi voglio bene, people! Riuscite a farmi arrivare questo capitolo a 60 visualizzazioni e 15 voti in una settimana? Se ce la fate, vi faccio veramente un piccolo spoiler in chat ahah
Va bene, me ne vado.
Adios, people! A presto! ❤️
P.s: Già quella canzone mi piaceva nella versione originale, ma Cupid's Chokehold nella versione degli Urban Strangers é mille volte più bella. La sta ascoltando di continuo ahah.

Solo Per Te (Muke)Where stories live. Discover now