VENTISETTE

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Forse presentarsi a quei provini non era stata una buona idea, pensò Michael per tutta la serata, dopo essere tornato a casa da quella sua specie di audizione per la band di Luke. Anzi, meglio senza il forse. Si era trattato di una decisione troppo affrettata, aveva seguito il suo istinto (o era il suo cuore?), ma forse in questo modo aveva solo peggiorato la situazione.
Con Luke, invece di aggiustare le cose, aveva finito soltanto con il farlo arrabbiare ancora di più, e poi si era messo persino nei casini, perché ora i ragazzi lo volevano nella loro band, ma come avrebbe fatto a dirgli di no o a ritagliarsi del tempo per provare insieme tra il lavoro e l'organizzazione delle nozze?
Come se non bastasse, si sentiva ancora ardere di gelosia verso quella Lorenza. Per quanto ne sapeva lui, lei e Luke erano soltanto amici, ma se con il tempo e la convivenza avrebbero capito di volersi bene più di due semplici amici e si sarebbero messi insieme, proprio come aveva già sognato? Oh, no, di nuovo questo pensiero! No, per favore, tutto ma questo no!
"Perché? Lui deve fidanzarsi con te?" lo fece ragionare una vocina interiore. "Non sai nemmeno se gli piacciono i ragazzi. E a te piacciono, o ti piace solo lui? Ma poi tu sei già fidanzato, Taylor dove la metti, scusa?!"
Michael era ancora impegnato in questo genere di pensieri mentre si stava spogliando per andare a fare una doccia, quando sentì suonare il campanello. Chi diavolo poteva essere alle 20.30 di sera?
Sbuffò. Già non era dell'umore migliore, e ora gli toccava anche andare a vedere chi rompeva le scatole a quell'ora, visto che era l'unica persona presente in quella casa, dal momento che sua mamma dopo il lavoro era passata a casa di sua nonna e, come ogni consueta volta, quando era lì Karen si perdeva a chiacchierare con sua suocera di solo Dio sapeva cosa.
Era così svogliato che andò ad aprire la porta a torso nudo, senza nemmeno sbirciare prima dallo spioncino.
Di certo non immaginava di ritrovarsi davanti Luke Hemmings.
<Luke! Ciao!> esclamò con molta sorpresa, con i battiti del cuore a mille.
Luke, dal canto suo, non poté fare a meno di spostare lo sguardo, anche solo per una manciata di secondi, dal viso di Michael al suo petto nudo. Bé, non aveva una vera e propria tartaruga, però si riuscivano a vedere un po' i muscoli guizzare sul torace, e aveva delle belle spalle larghe.
L'australiano arrossì suo malgrado. <Ehm...ciao> balbettò in un soffio. Si comportava davvero come una ragazzina alle prese con le prime cotte. Si sarebbe volentieri preso a schiaffi.
<Non stare lì fuori. Vieni, entra.> Il ventiduenne lo fece accomodare dentro a casa, poi mormorò un tantino impacciatamente di aspettarlo solo per un paio di minuti, e quindi salì in camera sua per indossare una maglietta.
Luke approfittò della sua breve assenza per togliersi la giacca e guardarsi un attimo intorno, con più calma ed attenzione rispetto alla volta scorsa. La casa era ammobiliata molto bene, con gran cura e buon gusto. Si vedeva che c'era lo zampino di un tocco femminile lì dentro, e che in quella casa non ci viveva un ragazzo da solo. Solo la sua camera testimoniava la sua presenza, insieme alla giacca appesa all'appendiabiti, le scarpe riposte accanto al porta ombrelli e alcune foto sopra ai mobili e alle mensole.
Dopo esattamente due minuti Michael ridiscese. Sopra alla t-shirt aveva indossato un maglione nero di lana, largo e con le maniche lunghe che gli cadevano sulle mani. Era proprio adorabile, sembrava quasi un tenero gattino. <Eccomi.> Rivolse al diciassettenne un timido sorriso, e lo invitò ad accomodarsi insieme a lui sul divano in salotto.
Rimasero qualche secondo in silenzio, seduti a qualche metro di distanza, indecisi su chi dovesse parlare per primo.
<Pensavo che non avresti più voluto rivolgermi la parola dopo l'altro giorno, e anche dopo oggi pomeriggio, almeno di tua iniziativa> ruppe il ghiaccio Michael. <Non immaginavo di riceverti a casa mia questa sera, ma sono contento che tu sia qui.>
<In realtà se fossi ancora dell'umore di questo pomeriggio non sarei qua adesso> ammise Luke. <Quando ti ho visto entrare da noi oggi, con la tua chitarra, ho sospettato che avessi soltanto intenzione di prendermi ancora in giro, e quando Calum ha detto che eri perfetto per essere il nostro secondo chitarrista non ho potuto non reagire in quel modo. Poi, però, ho parlato con Lorenza, e lei mi ha detto che in un certo aveva intuito che tu non eri venuto lì da noi per fare il provino ma perché volevi parlare con me, proprio come mi avevi già accennato quella mattina, e mi ha convinto ad ascoltarti. Anche i ragazzi mi hanno incoraggiato a darti una seconda possibilità, dopo che gli ho spiegato di sabato pomeriggio siccome dovevo dargli una spiegazione per la mia reazione. Quindi, eccomi qua.>
Fermo e sicuro: così Luke si era imposto di rivolgersi a Michael. Sarebbe stato tutto rocchi e avrebbe cercato di capire se il suo caro "Occhi verdi" avrebbe parlato con sincerità o se avrebbe mentito.
Michael, da parte sua, sentì la fiammella della gelosia iniziare ad ardere dentro il suo petto appena l'australiano pronunciò il nome di Lorenza, ma fece del suo meglio per non fare trasparire niente. <La tua amica ha avuto un'ottima intuizione. Vorrei spiegarti come sono andate in realtà le cose tra di noi quel giorno, e gradirei che tu mi stesti ad ascoltare finché non finisco di parlare. Va bene?>
Luke annuì.
Il ventiduenne allora fece un respiro profondo e cercò le parole giuste con cui iniziare il suo discorso. <Vedi Luke quel giorno... No, forse é meglio partire dall'inizio. Ricordi quando ti ho incontrato fuori dal supermercato della piazza e ti ho accennato che ero con i miei amici? Bé, loro ci hanno visto parlare, ed erano piuttosto curiosi di sapere chi fossi, ma io ho tagliato corto dicendo che eri il mio nuovo vicino di casa, e loro fortunatamente non hanno insistito. Tu non li conosci, ma certe volte sanno essere proprio dei veri impiccioni, e io non volevo che ficcassero il naso negli affari tuoi e tantomeno che facessero qualche stupido commentino dei loro.
<Dopo, quando sembrava che si fossero persino scordati di averti visto, se ne sono usciti con quella loro geniale idea: prenderti in giro, umiliarti, tanto per divertirsi un po' e fare una scommessa. Continuavano a sostenere che sembravi un frocetto, volevano che io diventassi tuo amico in modo da conquistare la tua fiducia, e che io sembrassi interessato a te...in quella maniera. Secondo i loro piani, ad un certo punto avrei dovuto baciarti, dopo di che avrei dovuto raccontarti tutto e fare finta che tra di noi non fosse successo niente, come se non me ne fosse importato niente, in questo modo ferendoti senza un briciolo di cuore e di rispetto.
<Appena ho sentito tutto ciò, ero inorridito, senza parole. Con quale coraggio si poteva essere capaci di realizzare pensieri così perversi? Io non avrei mai potuto fare una cosa del genere. Te lo giuro, Luke, veramente. Ho cercato di persuadere i ragazzi che era una pessima idea e che io non avrei mai fatto parte di questo piano, ma loro niente; erano fermi sulla loro decisione ed io non sapevo più che pesci pigliare. Poi sei arrivato tu, e mi hai chiesto se potevo darti delle ripetizioni. Io ero contento di poterti aiutare, ma temevo anche che, se mai i ragazzi fossero venuti a sapere che tu saresti venuto a casa mia, l'avrebbero interpretato come un mio tentativo per mettere in atto il loro piano, e io non volevo che succedesse questo. Invece é proprio quello che é accaduto, e non so spiegarti nemmeno io come abbiano fatto a venirne a conoscenza, talmente é successo tutti così in fretta. Avevo il timore che avrebbero potuto inviarmi qualche stupido sms da un momento all'altro, e sono stato un emerito stupido a lasciare il cellulare sulla scrivania quando tu eri da solo in camera mia. Non avresti mai dovuto vedere quel messaggio.
<Non avresti mai dovuto vederlo perché da lì é nato tutto un terribile malinteso. Te l'ho già detto, io non avrei mai potuto fare una cosa del genere, e soprattutto non ho mai pensato che tu fossi omosessuale. Io e te ci consociamo da poco, ma vorrei conoscerti ancora meglio, perché mi piacerebbe veramente essere tuo amico, Luke. I miei amici non ti conoscono e, da stupidi quali sono, hanno frainteso la tua timidezza con l'omosessualità, invece io, sebbene ti conosca da poco, credo di aver capito che sei una persona riservata, dolce, gentile, e che arrossisce per poco. Scusami, ma é così, no? Sei timido, vero?>
Luke, in quel momento incapace di proferire parola, si limitò ad annuire.
Michael gli sorrise teneramente. <Sei veramente molto dolce e trovo che tu sia molto adorabile quando arrossisci. Lo dico con sincerità. Ti prego, Luke, credimi. Non vorrei mai farti del male, anzi, vorrei essere una di quelle persone di cui ti puoi fidarti. Credimi, per favore.>
Gli aveva parlato con il cuore, gli aveva raccontato la verità e gli aveva detto che voleva stare al suo fianco. Certo, a voler fare le cose alla perfezione, Michael allora avrebbe anche dovuto rivelargli quella strana sensazione che provava per lui, ma forse non era ancora il momento giusto. Non voleva spaventarlo, e rovinare così un'amicizia ancora da nascere. E poi poco prima gli aveva detto che non pensava che gli piacessero i ragazzi. No, meglio tacere ancora sull'argomento.
Luke, dal canto suo, stava ancora riflettendo sulle parole del ventiduenne. Aveva detto che voleva essere una di quelle persone di cui avrebbe potuto fidarsi, e gli aveva detto che era molto dove e che lo trovava adorabile quando arrossiva. Era così bello, e Luke era così felice che quasi stentava a credere che quelle parole fossero uscite dalla bocca di Michael. Sapeva che erano vere, però. Lo aveva capito dal tono disperato e mortificato della sua voce, dal barlume nei suoi occhi che implorava perdono e di essere creduto. Lorenza aveva ragione, il suo intuito aveva captato giusto un'altra volta. E lui avrebbe dovuto ascoltare Michael già quando lui lo aveva fermato quella mattina chiedendogli di vedersi un pomeriggio per parlare, invece di dare ascolto al suo orgoglio ferito.
<Ti credo, Michael> gli disse l'australiano, sorridendogli.
Al ventiduenne parve di non aver capito bene. <Dici sul serio? Davvero mi credi?> Non riuscì a trattenere un sorriso di felicità.
<Sì. Mi sei sembrato sincero. E poi nemmeno io avevo mai pensato che fossi il tipo da divertirsi con stupidi scherzi del genere, anche se non si poteva mai sapere.>
Ridacchiarono insieme.
<Che sollievo, Luke! Grazie, assolutamente, grazie!> lo ringrazio Michael, incapace di trattenere la gioia. <Sono così felice che tu mi creda. Non me lo sarei mai perdonato se, per una di quelle stupide scommesse prima delle nozze e per un terribile equivoco, avrei in questo modo perso la tua fiducia. Dico sul serio.>
"Prima delle nozze?" si chiese l'australiano. "Di quali nozze sta parlando?" <Chi é che si sposa?> gli domandò allora fingendo curiosità. Intanto sperò con tutto sé stesso di non ricevere come risposta quella che non riusciva nemmeno a formulare nella sua mente, talmente lo disgustava.
Michael capì solo in quel momento cosa gli era sfuggito di bocca. E ora? Avrebbe dovuto raccontargli una bugia? No, meglio dirgli la verità. Avrebbe tanto preferito fingere di essere un ragazzo single, ma non voleva mentirgli. <Ah...ehm, io. Sono io. Mi sposo il prossimo maggio con Taylor, la mia fidanzata.>
Per Luke quella rivelazione fu come ricevere un fulmine a ciel sereno. Quella era purtroppo la risposta che avrebbe voluto non sentirsi mai dare. Se prima si era sentito così contento, persino euforico e fiducioso all'idea di riuscire a fare colpo su di Michael, ora si sentiva come se gli avessero dato un fortissimo pugno nello stomaco, percepiva un fastidioso nodo in gola e per di più stava facendo un enorme sforzo per non piangere. Aveva il cuore a pezzi, così a pezzi che avrebbe potuto raccogliere minuziosamente tutti quei minuscoli frammenti, sedersi a gambe incrociate sul pavimento, armarsi di buona pazienza e cercare di rimetterli insieme, esattamente come si faceva con un puzzle di 500 e più pezzi.
Ma d'altronde, cosa si aspettava? Che a Michael piacessero i ragazzi e che ricambiasse i suoi sentimenti? Questo era un po' difficile, ma almeno che non fosse fidanzato e, tanto meno, che non stesse per sposarsi.
Eppure quel sabato pomeriggio sembrò che stesse quasi per baciarlo, e non stava seguendo il piano dei suoi amici. Però aveva appena finito di dirgli che non pensava che fosse omosessuale.
In solo due parole: che confusione.
<Oh...quindi a maggio ti sposi> riuscì a pronunciare il diciassettenne quasi in un sussurro quando si riprese un po'.
Michael annuì. <Proprio così. E prima del matrimonio i miei amici si erano messi in testa di fare una serie di scommesse, spingendomi a fare qualcosa che, secondo loro, non avrei più potuto fare una volta sposato. Lo scherzo a te faceva parte di tutto ciò, ma come ti ho già detto, non avrei mai potuto fare niente del genere.>
"Sì, Vabbé non é che c'entri molto questo, adesso. Non sai proprio cosa dire, vero, Michael? Sei sempre il solito idiota!"
Luke abbozzò un sorrisetto un po' forzato. <Bé, congratulazioni, allora.>
<Oh, ti ringrazio.> Ma Michael non aveva più voglia di parlare del suo matrimonio e della sua fidanzata. Voleva continuare a parlare con Luke della loro amicizia, voleva chiacchierare, scherzare e ridere insieme a lui, anche fino a tarda notte se avessero voluto. <Ritornando alla nostra conversazione di prima: sono davvero felice che tu mi creda e che tu voglia essere mio amico. L'ho già detto più di una volta, ma non mi importa, lo ripeto. Sono così felice che mi viene voglia di abbracciarti.> Detto questo si protese verso il diciassettenne, ma lui lo fermò con un gesto della mano.
Non che Luke non lo volesse abbracciare, anzi, tutt'altro. Dio solo sapeva quanto volesse abbracciarlo. Ma in quel momento non se la sentiva. Non dopo aver scoperto che sarebbe convolato a nozze nel giro di sette mesi.
<Scusami... Forse sono un po' affrettato> mormorò Michael, mortificato.
<No, tranquillo. Però, senti...io non sono venuto qui solo per ascoltarti. Devo comunicarti una notizia, anche a nome di Lorenza e i ragazzi.> Già, voleva dirgli della band. Ora come ora l'australiano avrebbe preferito fare a meno di quel quarto membro. Quello che aveva appena ricevuto era il segnale che gli consigliava di dimenticarsi definitivamente di Michael come fidanzato, e ritrovarselo accanto per le prove della band non avrebbe giovato all'obiettivo. Era certo che i ragazzi avrebbero capito. Però non gli piaceva fare l'egoista. Avrebbe messo da parte il suo cuore e avrebbe così reso contenti i suoi amici. Ce l'avrebbe fatta lo stesso a dimenticarsi di Michael. ...Vero?
<Vorremo che tu facessi parte della nostra band> gli annunciò quindi con un sorriso. <Siamo tutti d'accordo, anche io questa volta. Aspettiamo solo una tua conferma.>
Il ventiduenne rimase lì per lì leggermente senza parole. <Luke, vi ringrazio per la proposta, ma non posso accettare, mi dispiace> gli disse poi. <In realtà io sono venuto a quei provini non per entrare nella vostra band, ma solo perché volevo chiarirmi con te. Ero già passato più di una volta a casa Morgan ma Lisa mi diceva sempre che eri fuori con i ragazzi, e poi quando quella volta ti ho incontrato di persona tu non hai voluto sentire ragione di ascoltarmi. Così, appena ho visto il vostro volantino, ho pensato che quella potesse essere un'ottima occasione per parlarti una buona volta. Non mi sarei mai aspettato che avreste scelto proprio me.>
<Okay, ma ascoltami, per favore. Tra tutti i candidati che abbiamo avuto modo di ascoltare questo pomeriggio, tu sei l'unico che sappia suonare la chitarra così divinamente e cantare così intonato. Ripeto: l'unico. Sei perfetto per quel ruolo. Dobbiamo suonare al compleanno della cugina di una ragazza che frequenta la St.Edmund's. Ci daranno un piccola paga, e naturalmente ti sarà retribuita la tua parte.>
<A me non interessano i soldi, Luke. Se voglio fare parte di una band, lo voglio perché mi piace l'idea di suonare in gruppo, non perché mi pagano.>
<Non fraintendermi. Nemmeno a noi interessando i soldi. A dire la verità non volevamo nemmeno fondare questa band, perché era tutto nato da una specie di scommessa fatta inconsciamente da Lorenza, ma poi ci abbiamo riflettuto e abbiamo pensato che in fondo avremmo potuto divertirci e questa sarebbe potuta essere un'esperienza nuova. Potrebbe esserla anche per te, magari, perché no.>
Michael esitò un istante, poi scosse la testa. <Non so se riesco a farcela, Luke. Ho il lavoro, e poi tutti i preparativi per il matrimonio... E, per favore, non guardarmi con quella faccia da cucciolo, perché non funziona con me!>
Luke sbuffò e mise su un tenero broncio, ma subito dopo giunse le mani a mo' di preghiera e lo supplicò: <Ti prego, Michael! Anche noi abbiamo la scuola e i compiti da fare, ma riusciremo a trovare un modo per fare tutto. Tu sei perfetto per essere il nostro secondo chitarrista, e noi abbiamo tanto bisogno di te. Fallo per me, per favore!>
Il più grande sospirò, passandosi una mano tra i capelli biondi. Il suo adorabile "Occhi di Ghiaccio" non poteva chiedergli una cosa del genere, accidenti! L'idea di suonare in una band non gli dispiaceva, ma non era sicuro che sarebbe riuscito a far conciliare tutti gli impegni. Se soltanto Taylor non avesse pensato specialmente agli affari suoi e non fosse stata a fare quel maledetto master a Parigi... E se anche lui avesse capito una buona volta cosa volesse fare nella sua vita e avesse preso una decisone sicura.
Proprio in quel momento Michael fece l'errore di guadare Luke in faccia.
Se lo ritrovò con le mani giunte in preghiera, con quei suoi occhioni azzurri che lo fissavano supplichevoli, e, soprattutto, si stava mordicchiando nervosamente il labbro inferiore. A questo Michael non seppe proprio resistere.
Luke era così dolce, carino, e quel gesto gli parve così sexy. In quell'attimo il ventiduenne avrebbe davvero voluto prendere il suo viso tra le mani e mordicchiargli lui stesso quel labbro roseo.
"Oh, Michael, no! Non ora. Non davanti all'oggetto dei tuoi pensieri!" si rimproverò mentalmente. A quel punto si arrese. <Va bene, Luke. Sarò il vostro secondo chitarrista.>
<Evvai!! Sì!!> esultò l'australiano. <Grazie, grazie e ancora grazie! Non te ne pentirai, fidati.>
<Questo non lo metto in dubbio, tranquillo. Però dovremmo metterci d'accordo per le prove, con gli orari e dove incontrarci.>
<Certo. Ne parleremo al più presto anche con i ragazzi. E se per te non ci sono problemi, potremo iniziare a vederci già da domani pomeriggio.> Si vedeva lontano un miglio che Luke non stava più nella pelle per la contentezza.
<Oh, Wow, okay> ridacchiò il ventiduenne. <Non avevo giusto niente in programma per domani pomeriggio. Può andare bene se ci vediamo verso le 15.15? Io non torno da lavoro prima delle 14.00.>
<Sì, credo che per l'orario non ci siano problemi. Solo che...non sappiamo ancora bene dove provare. C'è il ripostiglio che abbiamo usato oggi per le audizioni. Non é un garage, però ci può contenere, anche se non credo che sia insonorizzato. Ma il problema più grande é che abbiamo già scritto il testo di tre canzoni ma non riusciamo a mettere insieme le note per comporre la musica. Ci serve qualcuno che ci insegni, che ci aiuti. Tu ne sei capace?>
Eh, bella domanda. <Bé, a volte mi ritrovo a strimpellare così per caso la mia chitarra e qualcosa viene fuori, ma niente di che. Servirebbe un cantautore.> Fu allora che gli venne il lampo di genio: Ed! Come aveva fatto a non pensare subito a lui? <Aspetta! Credo di aver trovato chi fa al caso nostro.>
Luke sgranò gli occhi per la sorpresa. Non stava sognando, vero? Quello doveva essere il giorno fortunato per la band. <Non stai scherzando, vero?!> gli chiese, non riuscendo a trattenere una risata di felicità.
<Certo che no. Conosco giusto una persona che é alla ricerca di una band da aiutare a comporre canzoni> rispose Michael, raggiante. <Più fortuna di così!>
<Sei fantastico, Michael!> esclamò Luke, entusiasta.
<No, qui sei tu ad essere fantastico, Luke.> E questa volta Michael lo abbracciò veramente.
Appena i loro corpi furono così vicini, il più grande sentì come di avere lo stomaco vuoto, ma non era per la fame, erano le famose farfalle nello stomaco. Gli piaceva così tanto quel semplice, amichevole contatto, sarebbe stato abbracciato a lui per ore, respirando il suo profumo.
Luke, da parte sua, ricambiò il gesto. Pensò che avrebbe dovuto sentirsi felice per quell'abbraccio, eppure non riusciva ad esserlo del tutto. Era contentissimo per quello che avevano concluso per la band, ma nella sua testa continuavano a ronzargli le parole "matrimonio", "mi sposo", "Taylor", "la mia fidanzata". Si sentiva esattamente come ci si sente quando si scopre che la persona per la quale si ha una cotta, o peggio, per la quale si é innamorati, in realtà ama già un'altra persona. Non sapeva nemmeno descriverla quella sensazione. Solo chi aveva già vissuto una situazione del genere sapeva veramente cosa stesse provando lui in quel momento.
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Quando Luke rincasò, trovò i suoi coinquilini radunati in salotto, tutti e tre seduti sul tappeto persiano con le gambe incrociate, e con addosso i pantaloni del pigiama e una T-shirt da casa. Calum ed Ashton tenevano entrambi gli occhi fissi sul televisore, mentre Lorenza stava sventolando in aria le mani per far finire di asciugare lo smalto nero sulle unghie.
<Ciao> li salutò piano l'australiano, affacciandosi sulla porta della stanza.
<Lukey, sei tornato!> esclamò Lorenza, voltandosi verso di lui.
<Come é andato l'incontro con Michael?> gli chiese Ashton.
<Vi siete già baciati?> si impicciò invece Calum, con il suo solito fare da esagerato.
Ashton, saggiamente, gli diede una piccola gomitata. Poi, notando l'espressione leggermente triste sul volto di Luke: <Ehi, ma qualcosa non va? É successo di nuovo qualcosa con lui?>
<Si é azzardato un'altra volta a prenderti in giro?> intervenne prontamente lo scozzese. <Dimmelo, Luke! Se é così questa volta vado davvero a spaccargli la faccia!>
Luke scossa subito la testa. <Michael non mi ha trattato male, ragazzi. Anzi, Lorenza, avevi ragione tu. Michael voleva parlarmi con sincerità, e pensate che lui é venuto ai provini questo pomeriggio solo con questo scopo, non tanto per fare parte della band.>
<E cosa ti ha detto?> gli domandò l'unica ragazza del gruppo, sorridendogli.
<Mi ha spiegato che quello stupido scherzo c'era, l'avevano ideato i suoi amici e volevano che lui lo portasse a compimento, ma Michael non avrebbe mai voluto farmi una cosa del genere. Sono io che ho frainteso tutto. Michael vuole conoscermi meglio, vuole essere mio amico.>
<Wow, questo sì che é un buon segno!> commentò Calum. <Si inizia dall'essere amici e poi - sbam! -, ci si ritrova avvinghiati su un letto a far...>
<Calum!!!!!> lo zittirono in coro Ashton e Lorenza, dandogli entrambi uno schiaffo su tutte e due le spalle.
<AHIA! Okay, scusate. Non volevo essere volgare> si difese lui.
Luke arrossì un po' e cercò di non immaginare quello che stava per dire il suo amico, perché era troppo imbarazzante. <Ehm, non ho finito. Dopo un po' di suppliche, Michael ha accettato di fare parte della band. Per lui va bene se iniziamo a vederci da domani. Ma c'è ancora di più: Michael conosce una persona che cerca una band da aiutare a comporre canzoni. Ha detto che lo avrebbe chiamato subito e gli avrebbe parlato di noi.>
I suoi amici sussultarono tutti e tre per la sorpresa.
<Non stai scherzando, vero?> volle essere sicuro Ashton.
<É quello che ho detto anche io a Michael quando mi ha rivelato la cosa. Comunque, no. É tutto vero. E Michael ha detto che domani mattina ci chiama per dirci se questa persona ha accettato di aiutarci.>
<Questa sì che é una bellissima notizia!> gridò Calum, tutto felice, prima di mettersi ad esultare e a saltellare insieme ad Ashton e a Lorenza.
Quando si furono calmati un po', l'italiana notò l'espressione accigliata che continuava ad essere presente sul volto di Luke. <Lukey, come mai non sei così felice come noi? Perché hai quel faccino sofferente?>
Il diciassettenne inghiottì un po' di saliva. Non era facile da pronunciare il perché. <Ecco... Ragazzi... Michael si sposa.>
A quelle parole, Lorenza e i ragazzi rimasero senza parole, letteralmente di stucco.
<Ri...ripeti> riuscì a chiedergli Calum, ancora un po' scosso dalla notizia.
<Michael si sposa, a maggio. Quando io tornerò in Australia, lui sarà felicemente sposato con Taylor, la sua fidanzata.>
Lorenza, a quel punto, balzò in piedi e, mettendosi le mani nei capelli, sbraitò: <Oh, no! No! Questo non doveva succedere! Non anche a te, Lukey!>
<Perché hai detto "non anche a te"?> indagò Calum.
<Ah, no, non c'entra niente> balbettò lei. <Però non é giusto. Perché proprio Michael deve essere quello che si sposa, perché proprio il ragazzo che piace a Luke?>
<Lorenza, non ti agitare> la calmò Ashton. <Sì, questa é una cattiva notizia, non ci voleva. Ma se le cose stanno così, prima o poi Luke doveva venire a saperlo.>
Lorenza aprì la bocca per dire qualcosa, ma Luke la fermò.
<Ashton ha ragione. Prima o poi avrei dovuto scoprirlo.> Fece un sorrisetto triste. <Ora lo so. E so anche che non avrò mai un'opportunità con lui.> A quel punto si asciugò una timida lacrima che gli aveva rigato la guancia, e poi uscì di corsa dal salotto, dirigendosi su per le scale.
<Oh, porca zozza!> imprecò Lorenza. <Aspetta, Lukey!> Cercò insieme ai ragazzi di raggiungerlo, ma invano.
Luke aveva già sbattuto la porta della sua camera, rintanandosi lì dentro a piangere un'altra volta.
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SPAZIO AUTRICE
Hola, people! Sono tornata dalla mia vacanza in Francia, dove non mi prendeva internet, per chi ancora non lo sapesse.
Ecco qua il nuovo capitolo!!!! 😍
Buone notizie per la band dei ragazzi, ma un po' meno buone per Luke, che ha scoperto del fidanzamento di Michael 😞 cosa succederà ora??
Dedico il capitolo a Onedayofaugust , perché l'altra volta mi ha riempito di complimenti davvero molto belli e gentili, e perché aspettava con ansia questo capitolo. 😊
Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Se sì, fatemelo sapere con un voto e un commento, come al solito, e non dimenticate di passare anche dalle altre mie storie!
Adios, people! A presto! ❤️

Solo Per Te (Muke)Where stories live. Discover now