LORENZA (PARTE SECONDA)

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Come di consuetudine, il gruppo giovani riniziò ad inizio ottobre.
Elena quell'anno non sarebbe più riuscita a venire perché a quell'ora e in quel giorno le coincidevano le lezioni di crossfit in palestra così Lorenza si presentò in oratorio da sola. Rivedere tutti i ragazzi del gruppo fu molto bello, nonostante fossero diminuiti di numero rispetto all'anno prima.
Rivide anche Mauro. Lui era lì, bello come sempre, per nulla cambiato. Bé, forse un po' più cresciuto ed ancora un po' abbronzato, però per il resto era sempre lui. E sicuramente ancora fidanzato con quella Gloria.
Lorenza scrollò la testa come per voler mandare via tutti i pensieri su di lui. Aveva fatto del suo meglio per dimenticarlo in quell'anno passato, e non poteva cedere proprio in quel momento. Doveva resistere.
Così fece, o almeno finché Mauro non si sedette affianco a lei quando si disposero tutti in cerchio.
Lei cercò di ignorare la sua presenza, ma lui iniziò a parlarle, a fare battute veramente divertenti come solo lui sapeva fare e a fare lo scemo, e lei alla fine non poté non ridere e non rivolgergli la parola.
Dopo un'ora tornò a casa che era tutta scombussolata, felice, confusa e nuovamente cotta di Mauro. Anzi, ancora più cotta di prima. Lui non le aveva mai parlato così a lungo e non l'aveva mai fatta divertire così tanto.
Cosa significava, però? Era un approccio amichevole il suo, o un approccio "mi piaci, vorrei conoscerti ancora meglio ed essere il tuo ragazzo?" Era ancora fidanzato o non lo era più? Era tutta una presa in giro?
Lorenza brancolava letteralmente nel buio, e quando andò a dormire si addormentò con ancora quelle domande nella mente.

Nei successivi incontri la situazione non migliorò, anzi, peggiorò.
Mauro continuò sempre di più ad avvicinarsi a Lorenza, a parlarle, a scherzare in sua compagnia, e lei si sforzò più che poté per non illudersi un'altra volta, ma inutilmente.
Mauro era per lei come un droga, che per quanto si cercava di smettere di assumere si ritornava poi sempre indietro a procurasela. Non c'era niente da fare.
Lui, però, era fidanzato e, sempre che lo fosse ancora, era sbagliato che lui ci provasse con Lorenza mentre stava con un'altra ragazza. Lei non era una troia, e non voleva essere il terzo incomodo, la ragazza che rovinava una relazione amorosa già esistente.
Tuttavia, spinta dalla curiosità, Lorenza fece qualche ricerca e alla fine scoprì che Mauro si era lasciato con quella Gloria poco prima della fine di agosto.
Apriti Cielo, questa sì che era una notizia!
Mauro era libero, e magari aveva scoperto di essere interessato a lei. Se le cose erano davvero così, allora sarebbe venuto poi un giorno in cui si sarebbero rivelati i propri sentimenti, e di conseguenza si sarebbero baciati e avrebbero iniziato ad uscire insieme, proprio come una coppietta felice. Per Lorenza sarebbe stato il suo primo bacio e il suo primo ragazzo.
Da allora iniziò a sognare ad occhi aperti come sarebbe stato baciare un ragazzo, o camminare insieme a lui mano nella mano, ed iniziò a chiedersi come avrebbe fatto a conciliare scuola, amici, famiglia e fidanzato, per non parlare poi di come avrebbe annunciato ai suoi genitori che si era fidanzata (e quest'ultimo punto la imbarazzava non poco).
Aveva quasi quindici anni, era l'età giusta per il primo amore, anche se con una piccola parte di sé sperava che questo possibile amore sarebbe durato per sempre. Si immaginava già tra vent'anni, sposata con Mauro, con al massimo tre figli, a vivere una vita normale e modesta, felici e contenti.
Forse fantasticava un po' troppo, ancora prima che succedesse qualcosa in concreto. Ma non poteva farci niente. Era semplicemente innamorata.
<Sei completamente andata,  Renza> le ripeteva sempre Elena, scherzando. La ragazza era contenta di vedere la sua migliore amica così innamorata di un ragazzo, sopportava con pazienza le lunghissime conversazioni via chat in cui Lorenza le raccontava per filo e per segno cosa aveva detto o fatto il suo innamorato, e, ovviamente, sperava che tra lei e Mauro succedesse veramente qualcosa, però allo stesso tempo era anche preoccupata che Lorenza non si ritrovasse di nuovo con il cuore a pezzi come in precedenza, nel caso in cui lui la stesse soltanto prendendo in giro. La bionda, dal canto suo, la rassicurò più di una volta dicendole di stare serena e di non preoccuparsi, promettendole anche che sarebbe stata ben attenta.
Intanto i venerdì e i mesi passavano. Lorenza e Mauro acquisivano sempre di più confidenza, e lei si convinceva sempre di più che lui provasse davvero qualche sentimento per lei e che molto presto si sarebbero dichiarati. E un venerdì sera di fine novembre ci arrivarono molto vicini, praticamente ad un soffio.
Claudio e Simone avevano chiesto ai ragazzi se potevano gentile mente dare una mano a riordinare l'oratorio, e loro avevano accettato volentieri.
Lorenza stava sistemando al loro posto i pennarelli e i pastelli nella stanzetta in cui di solito si radunavano i bambini a disegnare, quando sentì aprirsi la porta e vide entrare dentro l'unica persona con cui si sarebbe sentita nervosa a stare tutta sola in sua compagnia in una stanza vuota.
<Salve, Lorenza!> la salutò Mauro, leggermente sorpreso di averla trovata lì, ma forse anche... Sollevato? Contento?
Lei accennò un saluto e lo osservò di nascosto mentre riponeva su alcuni scaffali degli album da disegno quasi interamente pasticciati.
<Stiamo organizzando una partita a calcetto di là> la informò. <Vuoi giocare nella mia squadra? Non ho ancora trovato nessuno disposto a giocare con me.>
Per poco a Lorenza non caddero di mano i pennarelli che stava per disporre dentro ad un portapenne. Oh, non poteva porle una domanda del genere! Non era un appuntamento, ma lei non avrebbe resistito lo stesso a stargli così vicino.
<Uhm, meglio di no. Non sono molto brava in quel gioco, ti farei perdere. Comunque grazie per avermelo chiesto.>
<Oh, andiamo, é solo per giocare un po'!> insistette lui. <Visto che é soltanto un gioco, ti prometto che non ti arrabbierò se mi farai perdere. Ma scommetto che non lo farai, perché sotto sotto sai giocare divinamente a calcetto però non lo sai ancora.>
Lorenza arrossì, e si voltò verso il tavolo per non farglielo notare, dandogli le spalle. Scosse la testa. <No, meglio di no, veramente. Non perdere tempo a pregarmi inutilmente.>
Mauro questa volta non disse niente. Lorenza temette per un attimo di averlo offeso, perché era già passato qualche secondo e lui continuava a restare zitto. Non le piaceva quel silenzio.
<Scusa. Ti sei offeso? Io non volevo offenderti, ma...> iniziò a dirgli voltandosi nuovamente verso di lui, e per poco non le si mozzò il respiro.
Mauro era a pochissimi metri di distanza da lei, veramente vicino, e la stava scrutando con quei suoi occhi color cioccolato. Non riuscì più a pronunciare mezza parola.
<Non mi sono offeso> la rassicurò lei. Intanto si avvicinò ancora un po' di più. Ora Lorenza riusciva perfettamente ad annusare il suo profumo. Era fresco, e maschile. Buonissimo.
Addio, era completamente andata in tilt.
Non capiva più niente ormai. Vedeva solo gli occhi di lui davanti a sé, e sentiva la sua voce che diceva: <Non aveva mai fatto caso a quanto i tuoi occhi fossero così simili ai miei. Simili e bellissimi. Sapevi che due persone simili sono compatibili e destinate a stare insieme?> Era completamente inebetita, stordita dal profumo di lui e da quella vicinanza.
In quel suo stato di trance le parve di sentirlo mentre le sfiorava il braccio destro con una mano, poi sentì il suo respiro solleticarle sempre più la guancia, e una voce che chiamava: <Mauro!> Una voce non molto distante, di un ragazzo.
Sentendola, Mauro imprecò sottovoce, e riaprì velocemente gli occhi, che aveva appena socchiuso. Ritrasse la mano dal braccio di Lorenza e fece un paio di passi all'indietro. Si passò una mano tra i capelli come se fosse nervoso, poi andò ad affacciarsi alla porta e gridò ai suoi amici che era lì in quella stanza.
Lorenza, in tutti quegli attimi, rimase lì impalata, sbattendo più volte le ciglia per cercare di mettere a fuoco la situazione.
Nella stanza entrarono Gianluca ed Andrea. Vedendo lì la ragazza la salutarono, poi si rivolsero a Mauro, dicendogli che avevano trovato il ragazzo che stava cercando per giocare a calcetto. Lui annuì, e pochi secondo dopo Lorenza lo vide seguire gli altri due fuori in corridoio, senza rivolgerle nemmeno uno sguardo, come se tra loro non fosse successo niente poco prima.
Ma cosa era successo, poi? Non si erano mica baciati. Però sarebbe successo, se Gianluca ed Andrea non avessero interrotto quel momento. Oh, maledizione a loro.
Sarebbe stato il momento di Lorenza, avrebbe dato il suo primo bacio al ragazzo di cui era innamorata.
Dannazione, perché niente andava mai a finire come desiderava quando c'era di mezzo Mauro?
Forse perché quel bacio non avrebbero dovuto darselo quella sera. Forse perché non era Mauro il ragazzo a cui Lorenza avrebbe regalato il suo primo bacio. Forse perché magari, alla fin fine, loro non erano destinati a stare insieme.
"Ma lui mi ha quasi baciata!" pensò la ragazza, obiettando quell'ultima ipotesi. "Di solito non si bacia una ragazza così tanto per farlo!"
Così alla fine si convinse che quello non era stato semplicemente il momento giusto per baciarsi. Respirò profondamente, per mantenere la calma. Avrebbe fatto passare un weekend, poi magari lo avrebbe incontrato per i corridoi a scuola o mal che andava lo avrebbe rivisto al gruppo il venerdì seguente. Sicuramente si sarebbero parlati.
Lorenza iniziò a pregare affinché questa volta succedesse veramente quello che desiderava accadesse da tempo.

Solo Per Te (Muke)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora