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Presente.

- Eri felice in quel momento? -

- Si, lo ero, eccome! -

- Poi, che accadde? -

- Beh... Tante cose. Raccontai ai miei dell'appuntamento, il giorno seguente: mio padre, entusiasta quasi più di me, mia madre invece, come sempre impassibile alla felicità altrui, riuscì a dire solamente: "Ti avevo detto che sarebbe andata bene".

In quel momento poco importava cosa lei pensasse, mio padre approvava, era felice per me ed io anche.

Chiamai Amy quella stessa giornata, mi rispose con un " vaffanculo, troia... Sei sempre così fortunata" e io sorrisi. "Sono felice che sia andato tutto bene, lo rivedrai immagino" mi disse lei, particolarmente coinvolta.

- Lo hai rivisto? -

- Certo, la sera dopo. Mi portò a mangiare una pizza, se non ricordo male, pagò lui ovviamente. Poi, dopo una passeggiata vicino al molo, con la luna oscurata dalle nubi grigie e dalla neve, che scendeva piano mi diede un bacio, un bacio stupendo, mentre il silenzio della notte ci avvolgeva e ci coccolava.

Mi strinse a sé e mi disse: "Non ti lascio andare, piccola mia" e io, ormai persa per lui, ricambiai le sue dolci parole con un secondo bacio.

In quell'attimo, mi pareva di volare, come un angelo fra le nuvole, mentre sorveglia, dall'alto, noi comuni mortali.

Sentivo il suo cuore battere, all'unisono con il mio, come due orologi sincronizzati alla perfezione.

Avrei voluto fermare il tempo in quell'istante.

Camminare con lui, mano nella mano, mentre il mondo ci guardava immobile, mentre il vento smetteva di soffiare e la neve di cadere. Quella notte, quel sabato notte, in cui abusarono di me, era come se non fosse mai accaduto sai?...

Lui riusciva a non farmi pensare a niente, mi rendeva felice ed io non volevo staccarmi da lui. Mai.

Passato.

Passarono diversi giorni, Alex venne spesso a prendermi, alle volte restavamo a casa mia, a vedere un film o a farci le coccole sul divano. Veniva la sera tardi, quando i miei dormivano. Non se la sentiva ancora di conoscerli e io rispettavo la sua scelta, a me bastava stargli accanto, vederlo di tanto in tanto, senza programmare le cose.

Una sera, mi diede dolcemente buca, per impegni di lavoro: " Mi farò perdonare domani. Promesso" disse quella volta, dopo essersi scusato al telefono. Mentre parlavamo delle nostre giornate.

Quella sera per l'appunto restai sola a casa. Mia madre era uscita per la sua solita partita a carte con le amiche del mercoledì e mio padre, dormiva beato, dopo una lunga giornata di lavoro.

Era il direttore di un cantiere edile nel centro della città, stavano progettando di costruire un centro commerciale e lui era a capo dell'idea, insieme ad alcuni suoi soci di vecchia data.

Era un lavoro stancante, così mi raccontava...

" Un giorno, magari potresti seguire le mie orme" mi disse, ma non facevano per una donna quelle cose e di certo non per me.

Il mio sogno era di scrivere o chissà, dirigere una rivista un giorno. Avevo seguito dei corsi da pubblicitaria, dopo la scuola e a quest'ora sarei anche stata laureata, se non fosse stato per il "no" categorico di mia madre a presentare la domanda di iscrizione all'Università.

Prigioniera di una Bugia || #Wattys2016On viuen les histories. Descobreix ara