Capitolo 28 Ricomincio da me

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La mattina seguente avevo aperto gli occhi quando un pallido raggio di sole mi aveva attraversato gli occhi.
I tappeti bianchi di neve candida rivestivano le strade e un grosso pupazzo di neve si distingueva con la sua carota in mezzo a quel chiarore abbagliante.
Il torpore sembrava essersi impossessato delle mie ossa e il tepore del letto mi tratteneva, ma dovevo alzarmi per andare al lavoro quella mattina.
Il Duffy's coffee riapriva ed io ero  stanca ancor prima di iniziare.
Avevo osservato il regalo ancora impacchettato ai piedi del mio letto e mi ero decisa ad aprirlo, anche se mi ero ripromessa di non farlo.
Avevo sciolto il fiocco rosso lentamente e ripiegato nella scatolina, c'era un paio di guanti  color cashmere ed un biglietto dalla solita stampa natalizia e la canzoncina We Wish you a Marry Christmas.

"Auguri di Buon Anno Paige.
Non sapevo cosa regalarti così ho visto questi guanti in vetrina e siccome hai sempre le mani fredde come l'iceberg che scontrò il Titanic, ho deciso di prenderteli.
Spero che quando li indosserai penserai a me e a te con le braccia al vento sulla poppa di una nave proprio come Jack e Rose.
Scherzi a parte fammi sapere se il colore ti piace perché la commessa antipatica di turno mi ha detto che va di moda il nero in questo periodo, ma a me piaceva questo colore.
Un bacio Tuo Larry"

Una risata mi si era bloccata in gola.
Un nodo che la stringeva soffocandola.
Pensavo a quando aveva scritto quel biglietto e lui sapeva di nascondermi qualcosa ma fingeva che era tutto normale.
Pensavo al suo sorriso mentre con la penna stretta fra le dita cercava invano di fare il simpatico.
Pensavo a tutte le parole belle che mi aveva detto in quel periodo e a come fosse stato bravo a mantenere il segreto.
Pensavo a come avrebbe continuato a tacere prendendosi ciò che voleva da me.
Pensavo che se mettendomi nei suoi panni forse la paura di perderlo l'avrei avuta anch'io.
Pensavo se era possibile perdonarlo e la risposta si faceva viva e nitida nei miei pensieri:
Probabilmente no.
Pensavo e la testa era pesante.
Pensavo e i nostri baci mi riempivano il cuore.
Pensavo se nell'odio c'era amore e inevitabilmente, con mio disappunto c'era ancora.
Pensavo e due guerre all'ultimo sangue si stavano disputando fra i miei forse e i miei se.

Avevo fatto colazione e mi ero preparata di corsa evitando mia madre e le sue consuete paranoie.
Avevo rimesso i guanti nella loro scatola e li avevo portati con me con un solo intento: quello di non tenerli.
Alle otto in punto avevo già raggiunto la porta girevole del locale.
Ero entrata al Duffy's coffee e l'odore della legna che bruciava nel caminetto acceso, si espandeva nell'aria rendendola accogliente e calda.
Mi era mancato in fondo quel posto che aveva il profumo di casa.
Tutto sommato non era poi così  male quel legno e quell'arte povera.
Lo distinguevano dal resto dei locali all'ultima moda disponibili lì intorno.
Scuotevo i fiocchi di neve dal cappotto sul tappeto all'ingresso.
Un occhiata furtiva allo specchio e mi ricordavo di quando quel pomeriggio lontano, dopo essere tornata da casa di Stephy, con il mascara colato e le parvenze di mamma panda alla ricerca dei suoi cuccioli sperduti, avevo visto Ben per la prima volta.
E anche quel bambino così dolce e paffuto possedeva il sangue di un essere vile.
Anche Ben era suo fratello, eppure, era l'essere più innocente che io avessi incontrato sulla Terra.
In fondo la pasta di una persona non dipende dal sangue che scorre nelle vene, ma da quello che ci metti nel cuore e nella testa.

"Buongiorno Paige. Come sono andate queste feste?"
Il signor Dickens armeggiava fra i tavoli e i caffè fumeggianti mentre mi rivolgeva un sorriso brillante e riposato.
Era un uomo che si comportava da padre con me e i giorni di riposo gli avevano rimesso a posto quel buonumore arrugginito che a volte si ritrovava.

"Buongiorno signor Dickens! Piuttosto bene quest'anno e a lei?"

"Alla grande! Moglie, casa, figli, camino e un buon bicchiere di vino rosso. Senza esagerare eh però!"
Aveva esclamato allegro ritornando dietro il bancone ad intrattenere un concerto di pessima qualità con la macchinetta elettrica del caffè.

Save me (#Wattys2016)Where stories live. Discover now