Capitolo 5

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«E così vuoi cambiargli nome» mormorò Michele, incuriosito.

«Esatto.»

Eravamo adagiati sulla panca del Club House, durante una discreta mattina di sole.

Erano passati diversi giorni dall'incidente di Benedetta e il maneggio sembrava aver riacquistato un po' di vita, anche se la tensione era palpabile. Le condizioni di Benny erano stazionarie, forse in lieve miglioramento, ma doveva essere costantemente seguita in ospedale.

Quella mattina stavamo aspettando le altre ragazze, in attesa di organizzare qualcosa.

«Posso chiederti perché?» La voce di Michele interruppe le mie riflessioni.

«Ci ho riflettuto molto» spiegai, sorridendo. «Glory diventerà un altro... almeno, il mio obiettivo è quello di farlo diventare un altro cavallo. E, per cominciare, non c'è niente di di più semplice ma importante del nome. È ovvio che sui documenti rimarrà "Glory Von Schwarz"... io pensavo a una specie di soprannome.»

Michele ascoltava, interessato. «E, sentiamo, che soprannome avresti in mente?» chiese, quando ebbi finito.

«Killer» dissi senza esitazioni.

Il mio istruttore trasalì, chinando il capo. 

«D'impatto» disse infine, abbozzando un sorriso.

Capivo il suo iniziale sconcerto. Non era un nome facile né con un bel significato, ma lo sentivo stranamente adatto a Glory e, finché il cavallo fosse rimasto in mano mia, si sarebbe chiamato Killer. Immaginavo già Benedetta, al suo ritorno in maneggio, inorridire per il nuovo nome di Glory e urlare e protestare, facendomi sentire una completa idiota. Non potevo certo dire che mi mancasse la sua insopportabile presenza, lì con noi, ma senza di lei, positivamente o negativamente che fosse, il maneggio non era lo stesso.

Il mio pensiero su Benny venne interrotto da uno scalpiccio sullo sterrato, dietro il Club House e, poco dopo, comparvero Alessia, Deborah, Monica – la ragazza del giorno prima – e un altro gruppo di ragazze. Si accomodarono sulla panchina del Club House e quindi lasciammo la parola a Michele.

«Ragazze, so che l'incidente della nostra Benny è un episodio che ci ha lasciato molto scossi, ma è giusto, anche per lei, che affrontiamo la cosa e che questo maneggio torni più forte di prima. Così, quando Benny tornerà, si sentirà nuovamente a casa e sarà più semplice per lei tornare a relazionarsi ai cavalli con la spontaneità che aveva.»

Sorrisi alla conclusione del suo breve discorso. Il mio istruttore era sempre stato un mago con le parole: infondeva sempre il giusto coraggio e la speranza necessaria per non arrendersi mai. Era grazie a lui e ai suoi insegnamenti se avevo un carattere così tenace e determinato. Anche le ragazze sembravano del mio stesso parere, e acclamarono Michele per un bel po'. 

Quindi la conversazione passò al programma di quella mattina. Cosa avremmo potuto fare?

Monica propose una passeggiata ma, nonostante le parole di Michele ci avessero un po' rincuorato, eravamo ancora piuttosto scosse all'idea di tornare in passeggiata a cavallo. Una delle altre ragazze invece propose di fare un lavoro di manutenzione al maneggio, Michele una lezione nel campo ostacoli, Alessia dei giochi da fare con i cavalli senza montare, e io mi limitavo ad ascoltare.

My dream come trueWhere stories live. Discover now