Capitolo 6

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Il lago era ancora più magico di quanto ricordassi.

Il tiepido sole estivo si rifletteva placido sulla superficie dell'acqua, così pulita da potervisi specchiare. La radura che circondava il laghetto era immersa nel silenzio, interrotto di tanto in tanto dallo stridio degli uccelli. Era completamente diverso da come appariva in Inverno, e rimasi ad osservarne la superficie cristallina, incantata. 

Michele invece smontò di sella e lasciò Harvard ad abbeverarsi al lago, poi fece avvicinare anche Killer, che si limitò a fissare l'acqua impietrito, con un misto di timore e curiosità.

«Ero dell'idea che uscire un po' da quel paddock gli potesse fare bene» spiegò il mio istruttore, mentre con pazienza faceva lentamente entrare il baio dentro l'acqua.

Annuii in risposta, mentre scendevo da Honey e imitavo il mio istruttore. 

La cavallina non era spaventata ed entrò nell'acqua senza difficoltà fino agli avambracci, raspando e increspando la superficie con le zampe.

«Le piace!» esclamai sorridendo, mentre la bionda continuava a procedere imperterrita dentro al lago, trascinando nell'acqua anche me che la tenevo per le redini.

«Honey!» protestai, scoppiando a ridere. 

Con qualche difficoltà bloccai la sua avanzata verso l'annegamento, le sfilai la testiera e le misi una capezza che Michele mi aveva dato durante il viaggio, collegata ad una longia. Sistemai la corda ad un ramo che mi sembrava abbastanza robusto e quindi mi sedetti sull'erba, a osservarla sguazzare. 

«Piace più ad Honey che a Killer» osservò Michele divertito, scuotendo la testa. «Ti va di tenerlo?» domandò poi, porgendomi la longia che aveva in mano. 

La strinsi incerta fra le mani e rimasi ad osservare il baio,  che non ne voleva sapere di procedere. Lo spronai debolmente con la corda, ma dalle orecchie appiattite che mi rivolse in risposta capii soffocando una risata che non era la cosa giusta da fare.

Michele si occupò di Harvard e poi si sedette vicino a me, sorridendo nel vedere Honey che sembrava letteralmente impazzita con gli spruzzi. 

Killer la osservava, indeciso se seguirla o no nelle sue pazzie dentro l'acqua.

«Perché non possiamo legarlo come gli altri due?» domandai.

«Se tra cinque minuti vuoi ammirarlo mentre galoppa verso il maneggio trascinandosi dietro un tronco... fai pure!» disse, indicandomi probabilmente l'albero più robusto dell'intera radura.

«Come sei divertente» sbuffai, ridendo. «Penso che anche a Wind farebbe bene un bel bagno nel lago: ai cavalli fa bene muoversi dentro l'acqua, e per le sue gambe...»

Attesi la risposta di Michele, ma lui rimase stranamente in silenzio, tant'è che mi ritrovai a fissarlo, accigliata.

«Sì, chiederò a Deborah se la cosa le va bene, ma suppongo di sì» disse infine, evitando il mio sguardo.

«Deborah?» 

Cosa c'entrava quella ragazzina con Wind? Un presentimento mi fece vacillare, ma mi sforzai di tenerlo a bada, finché le parole di Michele confermarono i miei sospetti.

«Be', lei... ha deciso di prenderlo in fida.»

«E tu non mi hai detto nulla» replicai, ignorando il dolore per quella notizia che mi aveva davvero ferito.

«Perché stavo cercando di dissuaderla. Wind non è un cavallo semplice e la sua guarigione sarà lunga... e poi avevo visto come ti ci eri affezionata, nonostante fosse arrivato da poco.»

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