Capitolo 16

423 13 5
                                    

«Prova a farlo galoppare un po'» mi suggerì Michele dalla staccionata, gli occhi fissi su Killer, che trottava rapido lungo il perimetro del tondino.

Annuii e mi avvicinai ai posteriori del baio, cercando di mantenermi alla sua andatura. Non era facile, dato che un suo tempo di trotto equivaleva più o meno a tre miei passi spediti. Killer non mi perdeva di vista mentre, completamente libero, trottava obbedientemente lungo il tondino.

«Guarda come sta impegnando i posteriori» mi fece notare l'istruttore. 

Era vero: stava allungando gli arti al punto che gli zoccoli dietro quasi sfioravano quelli davanti. Il suo era davvero un trotto magnifico.

Killer procedeva a testa bassa, allungando la schiena, con aria tranquilla. Quando mi avvicinai decisa verso i suoi posteriori e sollevai appena le mani per enfatizzare il gesto, lui si riscosse e alzò di scatto la testa, rompendo al piccolo galoppo.

«Bravo!» esclamai di getto, notando che non aveva neanche accennato una sgroppata nella mia direzione, ma anzi galoppava piano lungo la circonferenza del tondino, con movimenti lenti e perfettamente controllati.

Mi voltai verso Michele, gli occhi che mi brillavano.

«Hai visto?»

«Non distrarti» mi rimbeccò lui, senza riuscire a trattenere un sorriso.

Feci fare a Killer un altro paio di giri e poi lo guidai perché cambiasse mano, per poi farlo ripartire al galoppo. Era ancora un po' confuso dal cambio di giro, come se non sapesse ancora bene come reagire di fronte ai miei movimenti, ma era solo questione di tempo prima che imparasse, ne ero sicura. Dopotutto la gestualità ed i movimenti erano sempre gli stessi, proprio per creare un senso di continuità e infondere sicurezza agli animali, che sapevano già cosa aspettarsi e non si mettevano sulla difensiva.

Dopo averlo fatto rallentare al trotto e poi al passo, mi inginocchiai sulla sabbia, dandogli le spalle. Rimasi a fissare un punto oltre la staccionata, immobile, finché non sentii il fiato caldo di Killer solleticarmi il collo.

A quel punto mi alzai lentamente in piedi, attenta a non fare movimenti bruschi, e gli diedi una pacca sul collo.

«Bravissimo» bisbigliai, accarezzandolo piano, dal collo fino alle estremità delle orecchie. 

Il mio tocco non lo disturbava più come prima, anzi, lo vidi socchiudere placidamente gli occhi alle mie carezze e mi sentii al settimo cielo.

Michele nel frattempo aveva scavalcato la staccionata e ci si era fatto vicino. Mi sporsi per afferrare la capezza e la lunghina che mi stava porgendo e mi accinsi a metterli a Killer, senza mai smettere di accarezzarlo.

«Sarah» mormorò ad un tratto Michele e mi bloccai dall'agganciare il moschettone.

«Sì?»

L'istruttore ammiccò verso Killer e sorrise.

«Ti va se domani proviamo a girarlo con la sella?»


Di fronte a quella notizia, poco ci era mancato perché mi mettessi a saltare dalla gioia. Mi ero trattenuta solo perché avrei mandato a monte giorni e giorni di lavoro con Killer.

Da quando era al maneggio, il baio era in continuo miglioramento, ma i veri risultati erano cominciati ad arrivare da quando, la settimana prima, avevo iniziato a lavorare con lui in libertà nel tondino. Non l'avevo mai visto così a suo agio e la cosa mi faceva sognare ad occhi aperti, tant'è che spesso mi trovavo ad accarezzargli la linea del garrese, fantasticando sul momento in cui avrei potuto sellarlo. Non riuscivo a credere che quel momento fosse finalmente arrivato!

My dream come trueWhere stories live. Discover now