18.

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Il suo volto era davanti al mio, mi guardava con quegli occhi profondi, quello sguardo che poteva mettermi addosso solo lui, quel suo modo di fare che mi faceva andare in paranoia. Restava immobile, fissandomi, facendomi capire solo che sarebbe durato per tanto tempo. Finché mi avrebbe guardata così, tutto sarebbe stato perfetto e lui sarebbe rimasto con me, sempre.
Poi mi svegliai, accorgendomi che era stato solo un sogno.
Lui era tranquillo nel letto in cui eravamo crollati la sera prima, accanto a me, con un braccio attorno al mio fianco.
Delicatamente spostai il braccio che aveva preso le forme della mia schiena e lo posai sul letto matrimoniale.
Facendo piano, il più possibile che potevo, mi alzai e raggiunsi la scrivania davanti a noi, facendo scivolare dal piano il pacchetto di sigarette e l'accendino, portandomele alla tasca; poi presi il telefono per guardare l'ora.
04:38.
Mi cadde per terra, facendo un rumore che avrei voluto tranquillamente evitare.
Lo raccolsi, adagiandomi sulle punte dei piedi, e lo misi in tasca; poi scrutai con gli occhi Dylan, per capire se quel rumore l'avesse svegliato, ma la sua posizione non era cambiata, dormiva beatamente. Così cercai di aprire la portafinestra che si trovava di fianco al letto, la tapparella era abbassata per tre quarti, così mi accovacciai e strisciai fuori dalla camera, ritrovandomi nel balcone.
Presi il pacchetto di sigarette dalla tasca e ne feci scivolare una fuori, la portai alla bocca e la accesi, posando tutto per terra.
Mi avvicinai al muretto del balcone e ci misi le braccia sopra.
Da lì si vedeva perfettamente il lago, la luna faceva da luce, e si riusciva anche a scrutare il colore dell'erba. Il lago era di un azzurro intenso in certi punti, in altri, sembrava letteralmente trasparente.
Portai la sigaretta alle labbra, aspirai, e tutto mi sembrava perfetto, mi sembrava impossibile che succedesse davvero.
Tutta la mia vita finalmente era come la desideravo, e ad ogni tiro, mi sembrava sempre migliore.
Riuscivo a vedere le luci della piccola città che si trovava oltre il lago, tutto era calmo, e l'unico rumore che si sentiva era la corrente del lago. Gli occhi rimanevano fissi su quella piccola città che in un certo senso mi incantava, riuscivo a vedere quelle poche persone che andavano in giro alle quattro di notte. Adolescenti che facevano lunghe passeggiate, e persone che forse non riuscivano a dormire. Sul ponte del lago, c'era un ragazzo, che si stava rollando una sigaretta, probabilmente veniva da quella piccola città, e forse questo era il suo posto per pensare.
Lentamente la sigaretta che avevo acceso due minuti prima era finita, così ne presi un'altra dal pacchetto che accesi e portai velocemente alle labbra, facendo tiri intensi e profondi, per assaporarla meglio.
I piedi mi gelavano, perché toccavano la superficie ormai congelata delle mattonelle. La serata non era fredda, si stava bene, ma aveva un non so che di invernale.
Ritornai ad osservare il paesaggio che mi ritrovavo davanti. E tutto era ritornato di nuovo perfetto, forse questo presentimento era dovuto al fatto che mi stavo rilassando molto, o che ero felice di sapere che dentro casa c'era la persona che amavo di più al mondo. Non so, sinceramente, cosa aveva di così speciale quella serata da farmi sentire così bene, così felice.
Però pensandoci iniziavo a sentire la mancanza di Naomi, che avrei voluto avere qui con me, per poter finire la sigaretta insieme, o solo per sentirla vicina.
D'un tratto sentii la porta aprirsi e qualcuno uscire, non mi voltai perché pensai di aver immaginato i rumori, poi però delle braccia mi avvolsero i fianchi, e un mento si appoggiò sulla mia spalla.

"Cosa ci fai qui fuori?" La sua voce era ancora rauca, causata dal fatto che si era appena svegliato. Ed era una cosa che amavo profondamente.

"Mi sono svegliata e mi è venuta voglia di fumare. È davvero bellissimo qui." Dissi mettendo le mani sulle sue.

"E non mi hai svegliato per venire con te a fumare?" Aveva un tono molto, diciamo, deluso, ma allo stesso tempo scherzoso.

"Non volevo disturbarti, poi non mi avresti fatto godere a pieno questo paesaggio stupendo."

"Vuoi che resti qui fuori con te?" Disse dolcemente. "O devo farti godere il paesaggio?" Sentivo dal suo mento appoggiato alla mia spalla, che aveva contorto i muscoli, creando un sorriso.

"Se resti qui fuori, voglio restare in questa posizione, sennò nulla."

"Beh mi spiace deludere i tuoi piani." Così tolse le mani dai miei fianchi, mi girò, e mi guardò con quello sguardo che mi causava solo certezze, quello sguardo che mi urlava il per sempre, che avevo sognato pochi istanti prima. E iniziò a baciarmi. Tenendo le mani, intrecciate alle mie.
Anche questo suo piano, alla fine era meglio del mio.

Psycho - Dylan O'Brien [Stallison]Where stories live. Discover now