Capitolo quattordici - He Spoke.

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Tremava, la sua mano non smetteva di agitarsi un solo momento; per questo motivo, Niall ebbe parecchia difficoltà nel suonare il campanello di casa Malik. Come nel peggiore dei film drammatici, stava piovendo e le gocce di pioggia scendevano fitte dal cielo nuvoloso di Londra, finendogli sulle guance e confondendosi con le lacrime salate.
Furono proprio queste che Zayn notò subito, appena ebbe aperto il portone di casa. Niall non gli lasciò tempo per replicare, ignorando la sua espressione di completa confusione e gettandosi a capofitto tra le sue braccia, lasciando che il borsone pieno di vestiti cadesse sull'asfalto bagnato.
"Che è successo?"
"Tutto" singhiozzò "Sono andato via, fammi stare qui" continuò, anche se Zayn faticò a capirlo a causa della voce rotta. Da quel pomeriggio, Niall non aveva più pianto, non aveva permesso a una sola lacrima di scendere dai suoi occhi.

***

Due giorni.
Erano passati solo due giorni e Niall si chiedeva se avesse fatto bene ad andare via. Si domandava se William sentisse la sua mancanza: aveva chiesto di lui una volta che non lo aveva trovato la mattina seguente?
Gli mancava essere svegliato dal suo pianto nel bel mezzo della notte, portarlo all'asilo tutte le mattine e farlo addormentare con la testa sul suo petto; ma, più di tutto, aveva bisogno di sentire di nuovo la consapevolezza di essere amato da qualcuno, di essere ricambiato.
Anche quella mattina, quando si svegliò e aprì gli occhi, si girò a guardare se ci fosse Beatrice al suo fianco, ma trovò solo il cane enorme di Zayn a leccargli la guancia destra. Ciò gli fece restringere il cuore in una morsa dolorosa e, inevitabilmente, si ritrovò a pensare che si stava meglio quando si stava peggio.
Eppure, impose a sé stesso di non pensare più a lei almeno per qualche minuto; si prese del tempo per risvegliarsi dal suo sonno tutt'altro che sereno e, dopo essersi seduto sul materasso, guardò quanto fosse scura la camera degli ospiti rispetto al corridoio illuminato dai raggi del sole. Camminò a piedi scalzi, raggiungendo le scale e avviandosi in cucina, consapevole che, probabilmente, Zayn fosse ancora nella sua stanza a dormire. E, invece, lo trovì lì, mentre posava sul tavolo costoso una tazza di latte fumante e una scatola di cereali a fianco.
"Buongiorno"
Niall non rispose, grattandosi un orecchio e rischiando di inciampare sul borsone che due sere addietro aveva lasciato incustodito davanti alla porta della cucina. Si limitò a sedersi, facendo una smorfia in direzione dei cereali, per poi decidere di prendere il latte a bere.
"Dovresti mangiare qualcosa" lo incoraggiò Zayn, con la sua solita voce bassa e tranquilla. Niall lo ringraziò mentalmente, perché era riuscito a rilassarlo facendo uso solo della sua voce. Negò con la testa, finendo ben presto la tazza fumante, la quale finì subito lontano dalla sua visuale, prima che facesse cadere la testa tra le braccia. In quella casa c'era troppo silenzio, e Niall non l'aveva mai sopportato; con gli anni, inoltre, aveva imparato ad apprezzare i pianti, le notti insonne e i capricci di William e, di conseguenza, si sentiva sempre di più fuori posto ogni volta che notava qualcosa di diverso rispetto a casa sua.
"Lo vuoi il cellulare? Vuoi che lo accendo?"
Niall disse semplicemente di no: non aveva bisogno di ritrovarsi chiamate su chiamate da parte dei suoi amici, perchè sapeva benissimo che Louis - e forse anche Harry - non condividessero la sua scelta. Non riusciva ad accettarlo nemmeno lui, figuriamoci altre persone.
"Vuoi farti un bagno?"
Questa volta, la testa di Niall annuì, silenziosamente. Qualche minuto dopo, Zayn gli stava preparando il bagno con acqua calda. Ancora qualche minuto più tardi, fu proprio dentro la vasca che Niall si addormentò, con la testa ingombra di pensieri e il petto appesantito da un brutto presentimento.

***
"Cazzo, Niall!" imprecò Zayn, afferrandogli un braccio e tentando di farlo mettere in piedi.
"Che fai?" domandò l'altro, dopo essersi appena svegliato. L'amico non cercò di cancellare la sua espressione perplessa, in quanto gli disse solo di muoversi, di mettersi qualcosa addosso perché Liam stava male e aveva bisogno di loro.
Comunque, non lo fece attendere molto: in meno di dieci minuti - sette, Zayn li aveva contati - ecco che Niall fu pronto, asciutto e completamente vestito. Aveva i capelli un po' disordinati, ma non aveva avuto il tempo di aggiustarli con un po' di cera.
Nessuno dei due parlò; in silenzio, si diressero entrambi verso l'auto di Zayn, entrarono e subito partirono.
Tuttavia, non passò molto prima che uno dei due si decidesse a parlare.
"Dov'è?" chiese Niall.
"A casa tua" mormorò l'altro, troppo indaffarato a guidare e a preoccuparsi per Liam, per poter pensare a ciò che aveva appena detto.
"Cosa? No, non vengo, non posso, dovevi dirmelo"
"Niall! Liam sta piangendo, non so cosa gli sia potuto succedere e non ho intenzione di perdere altro tempo!"

Decision {Sequel Of Responsibility}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora