Capitolo diciotto - Skype.

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"Ti prego, Bea" implorava Marianne, con il guanciale spiaccicato contro una guancia "Fallo smettere, vorrei dormire!" Beatrice sospirò, stanca e confusa, mentre continuava a dondolare per la stanza con William piangente tra le braccia

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"Ti prego, Bea" implorava Marianne, con il guanciale spiaccicato contro una guancia "Fallo smettere, vorrei dormire!"
Beatrice sospirò, stanca e confusa, mentre continuava a dondolare per la stanza con William piangente tra le braccia.
"Mari ha ragione: è da un bel pezzo che piangi, tesoro" sussurrò dolcemente all'orecchio del bambino. William non fece una piega; al contrario, pianse più forte, lasciando che le proprie lacrime andassero a bagnare la T-shirt bianca della mamma.
"Papà manca" singhiozzò il figlio con la voce spezzata, la stessa voce alla quale Beatrice non si era ancora del tutto abituata e per cui quasi sobbalzò sorpresa.
Non poté trattenere il verso di esasperazione che seguì il lamento del bambino: aveva provato di tutto, ormai, da una bella tazza di latte caldo agli orsetti gommosi che mangiava ogni venerdì sera insieme al papà, dal guardare il loro cartone animato preferito al fargli indossare una delle tante magliette di Niall lasciate dentro l'armadio. Eppure, niente di tutto ciò aveva funzionato, poiché il piccolo Horan non aveva smesso un solo momento di far lacrimare i suoi due occhioni.
In quel momento, stava semplicemente singhiozzando con il viso nascosto per metà nel collo della mamma e per la restante metà nella manica lunga della maglia, così da lasciarle qualche istante per pensare a come agire.
"Oh dio, non so cos'altro fare" disse, alla fine, arrendendosi. Guardò l'orologio posto sul comodino a fianco al letto ed ebbe l'impulso di urlare quando elaborò che erano già le tre di notte: William, a quel punto, avrebbe dovuto dormire già da un bel pezzo.
"Papà" continuava a singhiozzare.
Oh, fanculo i cantanti e i loro stupidi Tour.
"Marianne" richiamò, improvvisamente "se vuoi dormire, questo è il momento giusto per alzarti e accendere il mio portatile"
"Agli ordini" esclamò la ragazza sarcasticamente, ancora distesa sotto le coperte del letto della camera di Beatrice e Niall, esattamente nel lato dove era solito dormire il cantante.
Bea, intanto, asciugò le lacrime di Will con un fazzoletto e afferrò il cellulare, con cui compose il numero di Niall così velocemente che, in meno di qualche secondo, il telefono cominciò a squillare.
Rispondi. Rispondi.
"Pronto?"
"Nì" Beatrice sorrise nel momento in cui riconobbe la voce assonnata del ragazzo dall'altra parte del cellulare, ma, allo stesso tempo, si sentì tremendamente in colpa per averlo ridestato dal suo sonno tranquillo.
"Bea? Sono le tre di notte, cos'è successo?"
"Papà" mormorò Will, incredulo, quando la mamma gli lasciò il cellulare tra le mani, lasciandolo parlare al suo posto.
"Tesoro mio, stai bene?"
"Papà manca" singhiozzò quasi immediatamente il piccolo Will, mentre le lacrime ricominciavano a salire nei suoi occhi cristallini.
Si lasciò sfuggire un singhiozzo, poco prima di asciugarsi le lacrime con il bordo della maglietta.
"No, hey, non piangere, io torno presto" cercò di rassicurarlo Niall, il quale, intanto, si era completamente svegliato, preoccupato da questa reazione da parte del figlio.
"Lo sai che ore sono?" gli chiese, dopo qualche istante in cui regnò un assoluto silenzio, interrotto di tanto in tanto da qualche singhiozzo del bambino. Quest'ultimo negò con il capo, anche se il padre non avrebbe potuto vedere il suo gesto.
"Sono le tre del mattino e dovresti già dormire"
"No" rispose Will "Papà manca" ripetè, per l'ennesima volta, aggrappandosi a quello smartphone quasi come se fosse una mano di Niall, in carne ed ossa.

E fu così che, un quarto d'ora più tardi, si ritrovarono a distendersi sul letto con il computer poggiato sul materasso e la finestra di skype aperta con il più bel sorriso che Beatrice avesse mai visto.
William rise contentissimo, asciugandosi le ultime lacrime sfuggite al suo controllo per la felicità e si sporse verso lo schermo del pc per lasciargli un bacio sul viso virtuale.
"Sei felice?" gli chiese Niall, sbadigliando. Anche Madrid, infatti, si trovava nel bel mezzo della notte.
Will annuì, battendo le mani e spostandosi sgraziatamente i ciuffi di capelli dalla fronte pallida.
"Io torno presto, okay?" cominciò Niall, con gli occhi sprizzanti di amore "Tu sei forte e non hai bisogno di me per dormire"
William parve pensarci su, rifletté sulle parole del padre e, poi, annuì ancora una volta, facendo un piccolo sorriso che rasserenò del tutto la giovane Beatrice al suo fianco, fuori dalla visuale della webcam.
"E poi c'è mamma con te, non sei solo" continuò Niall. William si dondolò a destra e a sinistra, prima di voltarsi e stringere una mano della mamma.
Beatrice, di conseguenza, sentì il cuore riscaldarsi d'affetto e lasciò che il bambino la facesse avvicinare, così che Niall potesse vedere anche lei. Il sorriso del giovane uomo si ampliò quando vide i capelli biondi spettinati della ragazza e il sorriso stanco dipinto sul suo viso. La osservò fisso ancora per un po', finché non riuscì a distinguere un leggero rossore imporporarle le guance.
"Smettila di guardarmi" ridacchiò, lasciando cadere gli occhi su William, che cominciava già a mostrare i primi segnali del sonno; stava, infatti, sbadigliando con una mano davanti alla bocca, ma smise subito quando vide gli occhi della mamma su di sé: sapeva che, vedendolo stanco, Beatrice sarebbe stata pronta ad allontanarlo di nuovo dal papà per portarlo a dormire e Will non ne aveva alcuna voglia.
Niall, intanto, alzò le labbra in un sorriso, perso a guardare le due persone più importanti della sua vita con uno schermo a dividerli e pensando a quanto avesse voluto stringerli in un abbraccio, lasciare un bacio sulle labbra rosee della fidanzata e passare le dita tra i capelli biondicci di William, nel frattempo che il bambino cadeva addormentato sul suo petto.
Dio, quanto li amava. Aveva bisogno di loro come l'aria e il fatto che fosse riuscito a resistere alla lontananza per sette giorni, lo lasciò sorpreso. Tuttavia, mancava ancora più di una settimana per ritornare a casa e ciò non faceva altro che buttarlo giù di morale.
"Ti amo" disse Niall, di getto "Vi amo" ripetè, questa volta al plurale, includendo anche William.
Beatrice arrossì visibilmente e sorrise imbarazzata, ricambiando quello sguardo con un altro altrettanto felice. Eppure, Niall non riusciva a capire per quale motivo stesse dimostrando così tanto imbarazzo: non era mica la prima volta che le dimostrava il suo amore!
Lo capì solo qualche secondo più tardi, quando una quarta voce si aggiunse in quella situazione.
"Oddio Niall, grazie, anche io ti amo!" E Niall la riconobbe subito. Come non avrebbe potuto farlo?
"Marianne, ciao" rise sinceramente, sollevato nel vedere che Beatrice non si trovava da sola in casa.
La ragazza lo ignorò, sbucando alla destra della webcam e sorridendo quasi in modo inquietante.
"Sono felice che tu abbia ammesso i tuoi sentimenti nei miei confronti, ma c'è Bea qui, non credi di aver esagerato?" domandò Mari con una punta di sarcasmo che fece ridere Beatrice di cuore e lasciò spazio ad un Niall boccheggiante dall'altra parte del computer. Lo vide arrossire un tantino, incapace di rispondere come poche volte gli era successo in vita sua.
"Mio dio, certo che se ha questa faccia anche mentre fate sesso, deve essere facile per te saltargli addosso" esclamò Marianne, scordandosi della presenza di William nella camera da letto, il quale stava ancora imparando parecchie parole - e cose - nuove.
"Mari!" la richiamò Beatrice, facendole notare quanto avesse esagerato. Tuttavia, il suo tentativo di mostrarsi seria andò in frantumi nel momento in cui la risata di Niall sferzò quel filo di tensione andatosi a creare.
Fu inevitabile per Beatrice, allora, unirsi a quel suono così solare e cristallino, capace di lasciarla con quella voragine nello stomaco proprio come la prima volta che l'aveva sentito. Con voragine s'intende, ovviamente, in senso positivo.

Decision {Sequel Of Responsibility}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora