Capitolo venti - Solution.

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"Hey" Liam entrò in cucina, fresco e felice come sempre, rivolgendo un piccolo sorriso timido. Beatrice ricambiò; però, subito dopo, si ritrovò a sospirare: soltanto Liam, a quanto pare, aveva la forza di sorridere.
"Hey" lo salutò Bea "Hai bisogno di qualcosa?" chiese, premurosa.
Liam si guardò attorno per qualche istante, prima di recuperare alcuni bicchieri dal ripiano della dispensa "Cercavo questi"
Beatrice annuì, semplicemente, continuando a sciacquare un piatto di vetro ormai pulito.
A differenza di come aveva pensato, il ragazzo non uscì dalla stanza; anzi, percepì i suoi occhi addosso per un bel paio di minuti, prima che si decidesse ad aprire bocca.
"Secondo te" cominciò, interrompendo il silenzio "Perchè se n'è andato?"
Per poco, Beatrice avrebbe fatto cadere il piatto per terra a causa di quella domanda che l'aveva lasciata a dir poco a bocca aperta. Si limitò ad alzare le spalle, intuendo subito il soggetto del discorso. In realtà, aveva un'idea di cosa passasse per la testa di Zayn; eppure, preferiva mantenere il silenzio.
"Io... io mi fido di lui" balbettò l'uomo "Voglio dire... Conosco Zayn: se l'ha fatto, probabilmente avrà avuto i suoi motivi"
Beatrice non poté impedire ad un sorriso malinconico di sbucare sul suo viso stanco.
"Lo so, Lee" disse "Anche io mi fido di lui, ma penso che gli altri non la pensino allo stesso modo..."
Liam si lasciò sprofondare sulla sedia della cucina, mentre ancora osservava i movimenti frenetici della giovane donna alle prese con lo strofinaccio e le pentole. Portò una mano sul viso e se la passò su tutta la superficie della faccia, in un gesto di esasperazione.
"Will che dice?" domandò Liam, innocentemente, con l'unico intento di capire come stesse quel bambino. E, invece, Beatrice quasi pianse, ma si impose di ridere, prendendola come una battuta "Lee, non parla" e ridacchiò, forte, di nuovo. Liam impallidì, rendendosi finalmente conto di quanto avesse sbagliato a scegliere quelle parole.
"Io, oddio, mi dispiace" cominciò a balbettare, quindi, cercando di scusarsi "Non volevo dire... volevo solo..."
Beatrice gli rivolse un sorrise e gli fece un occhiolino, riportandolo con i piedi per terra e placando la sua preoccupazione.
"Va tutto bene, Lee, non è colpa tua"
E, in effetti, non era colpa di nessuno.

***

Liam era appena rientrato in salotto, quando Harry aveva cominciato a sorseggiare una bottiglia di birra e quando Louis aveva preso ad imprecare contro la televisione del salotto, la quale mandava ancora in onda la partita tra Inghilterra e Francia; il 67esimo minuto era appena cominciato e a Niall parve che fosse passata un'eternità: quella sera, non aveva alcuna voglia di impazzire perchè i giocatori della squadra per cui tifava avrebbero perso 2 a 1.
Louis imprecò, ancora una volta, alzando un braccio e mandando al paese la TV a schermo piatto.
"Cazzo, tira quella palla!"
"Che merda fai?"
"Ma sei cieco? Coglione!"
E così via, dando inizio ad una serie di insulti e parolacce ogni volta che il calciatore mandava la palla fuori dalla porta.
Niall avrebbe voluto zittire quella voce talmente acuta da essere considerata fastidiosa; magari, avrebbe preferito dirgli di moderare i toni, perchè odiava il fatto che suo figlio William potesse udire e ripetere quelle parole. Eppure, non poteva, non avrebbe avuto senso: Will non avrebbe mai parlato. Niall non poteva impedire al suo cuore di stringersi in una morsa dolorosa appena questa possibilità gli passava per la testa.
Passò il tempo in questo modo, perso tra i suoi pensieri, accarezzando i capelli biondi del figlio, posto sopra le sue ginocchia e intento a giocare con un pezzo di costruzione. Il flusso di idee nella sua mente ebbe fine nel momento in cui Louis si alzò dal divano cominciando ad urlare come un pazzo "Goal! Goal! Goal!" mentre Harry lo seguiva, tirandosi in piedi al suo fianco, sbracciandosi e stringendo il collo del compagno in un gesto di felicità. Niall si lasciò scappare un sorrisino, che sparì subito dopo: guardare William per un solo millesimo di secondo, osservare il suo cipiglio serio, il muso all'ingiù e gli occhietti piccoli, gli bastò per mettete a tacere la sua minuscola frazione di serenità. Si ritrovò a pensare a Zayn, a come avrebbe potuto comportarsi se solo si fosse trovato lì, assieme a loro: probabilmente, sarebbe rimasto sul divano, quello vicino alla finestra dalla quale si vedeva la strada; magari, avrebbe scosso la testa a destra e a sinistra, in un gesto di esasperazione; forse, ma solo forse, avrebbe sorriso.
"Niall"
Un sorriso, falso o sincero, non avrebbe avuto importanza.
"Niall"
Ma avrebbe sorriso, come ai vecchi tempi, come quando aveva ancora bisogno di loro per non sentirsi solo.
"Niall!"
Il sottoscritto sobbalzò: perso com'era tra i meandri della sua mente, non si era neppure accorto di aver ignorato la voce gentile di Harry. Lo guardò, con uno sguardo di scuse. Haz sorrise "Vuoi birra?" gli chiese, e Niall annuì.
"Bravo il nostro irlandese!" urlò Liam, sovrastando le urla esorbitanti di Louis, al telefono con il padre.
"E tu, Will?" domandò Harry, ridacchiando "Vuoi un po' di birra?" Stava, evidentemente, scherzando, ma Niall non riuscì a trovare qualcosa di divertente in una tale situazione, poiché William aveva finalmente alzato lo sguardo dalle proprie mani, e aveva rivolto uno sguardo strano allo zio Harry, come se non avesse capito, come se non sapesse chi fosse quel ragazzo dagli occhi verdi e le fossette scavate nelle guance.
Niall ebbe l'impulso di piangere, appena persino Liam si avvicinò a loro e cominciò a parlare con Will, aspettando una qualsiasi risposta, credendo che suo figlio avesse potuto farlo. E, invece, William restava in silenzio, guardandosi attorno e ritornando all'età di un anno, quando si è ancora troppo piccoli per capire, quando ci si guarda in giro con la voglia di scoprire cose nuove.
"Ti è piaciuta la partita?" domandò Harry al piccolo, mentre restava inginocchiato sul tappeto costoso del salotto di casa Horan.
"Si?" rispose, facendo finta che fosse stato William.
Niall immaginò la voce del figlio mentre rispondeva alle domande degli altri ragazzi; quel dolce suono, presto, gli riempì gli orecchi, lo lasciò stordito, gli esplose nella testa e, nel frattempo, la parola 'Papà' pronunciata da William si ripeté in una cantilena fastidiosa. Si sentiva confuso, avrebbe voluto urlare; percepì le gambe tremare, gli occhi pizzicare e le braccia perdere energia.
"Basta, ragazzi" disse, decisamente troppo piano per sovrastare il tono acuto di Louis, appena aggiuntosi a quella conversazione così bizzarra. Harry rideva, Lou faceva facce buffe in direzione del bambino - il quale rimaneva fermo e composto sulle gambe del padre -, ma Liam... Liam lo stava guardando con sguardo preoccupato, lo guardava come se volesse spogliare Niall delle sue insicurezze, come aveva sempre fatto, in un modo da apparire quasi come suo padre Bobby.
"Louis, basta" provò Liam, infatti; ma senza alcun risultato.
"Basta!" sbottò Niall, all'improvviso, esplodendo, lasciandosi andare ad un fiume di lacrime che non riuscì più a trattenere. Quelle lacrime amare provocarono reazioni differenti nei suoi amici: Harry sembrava sorpreso, Louis preoccupato e Liam addirittura triste.
"Non parla, non parlerà, smettetela adesso" continuò Niall a sussurrare, tra le lacrime e i singhiozzi a sconquassargli il petto. Harry fece per accarezzarlo, ma egli lo precedette, mettendogli Will tra le braccia e correndo al piano superiore. Ebbe appena il tempo di incontrare gli occhi feriti di Beatrice, prima di scomparire sopra le scale.

***

Bea prese un respiro profondo, nel momento in cui colpì leggermente la superficie della porta di legno con le proprie nocche. Nessuno le rispose dall'interno. Decise di bussare una seconda volta, ma, di nuovo, Niall non diede segni di esserci.
"Niall" sussurrò Beatrice, dolcemente "Posso entrare?"
Sapeva che il suo ragazzo non le avrebbe mai risposto ed era consapevole del fatto che la porta fosse aperta, poiché Niall aveva sempre odiato chiuderla a chiave; eppure, non aveva alcuna intenzione di invadere il suo campo vitale senza il suo consenso.
"Per favore, Nì, voglio stare con te" sussurrò, più piano rispetto a prima, in modo da non farsi sentire da Louis e Harry, i quali stavano assistendo alla scena dal fondo delle scale.
Beatrice, a quel punto, udì distintamente dei rumori provenire da dentro la loro camera; sentì persino qualcosa strusciare contro la porta. E poi "Voglio rimanere da solo" disse, flebimente, la voce roca dal pianto del suo ragazzo.
"Fatti aiutare"
"No, senti..." qui si lasciò scappare un singhiozzo che fece stringere il cuore alla povera Beatrice "... vai da Will, lui... lui ha bisogno di te"
"Anche tu hai bisogno di me" rispose la giovane donna, duramente, prima di gettarsi a capofitto sull'apertura costosa e abbassare la maniglia. Purtroppo, Niall sembrava essersi messo davanti alla porta, impedendo a quest'ultima di aprirsi.
"No, ti prego" la supplicò, non riuscendo a camuffare il suo pianto.
"Niall, non piangere, mi fai sentire impotente" mormorò Beatrice, inginocchiandosi e poggiando una mano sulla superficie lignea, dove sapeva si trovasse il corpo del compagno.
"Dì agli altri che vado a dormire"
"Dormono tutti qui"
"No, falli andare a casa, falli andare a casa" Niall prese a colpire il pavimento con ripetuti pugni, non riuscendo a fermare la cascata di lacrime in uscita dai due occhi.
"Sai che non lo farò. Fammi entrare"
"No, non... non voglio che tu mi veda in questo stato"
"Ti ho visto così già tante volte, tesoro mio" E, probabilmente, fu questa frase, quella voce, queste parole a convincerlo. Niall non fu più in grado di ascoltare la sua forza di volontà, desiderò soltanto essere cullato dalle braccia candide di Beatrice, poter annusare il suo profumo e poter cadere addormentato sul suo petto senza nessun'altra preoccupazione. Quindi, semplicemente, si alzò dalla moquette e abbassò la maniglia, lasciando che una piccola testa bionda facesse capolino all'interno della camera.
Beatrice lo guardò, mentre ancora potenti lacrime bagnavano le sue guance; poggiò entrambe le mani sul suo viso e portò i pollici ad asciugare la pelle arrossata del biondo.
"Ti amo" mormorò Niall, tra i singhiozzi. Beatrice sorrise, ricambiando quello sguardo pieno di amore; il cantante abbassò la testa e nascose la sua faccia nell'incavo del collo di Beatrice, mentre quest'ultima disegnava lentamente dei cerchi immaginari sulla sua schiena.
"Stai meglio?"
"Si"
Seguirono alcuni istanti di silenzio, in cui ambedue erano rimasti nella stessa identica posizione.
"Andiamo a dormire, ti va?"
Niall annuì solamente, ancora stretto al corpo di Beatrice. Fu quest'ultima, quindi, a camminare e a condurlo piano sul materasso, dove si coricò e lasciò che il cantante si posizionasse a proprio piacimento.
"Ti va di parlarne?"
Niall tirò su col naso, con il viso scavato nel petto di Beatrice, la quale accarezzava i suoi capelli con entrambe le mani.
"Come spiego qualcosa che non capisco nemmeno io?"
"Spiegami almeno cosa è successo"
Il ragazzo sospirò, poco prima di cominciare il discorso "Eravamo sul divano, e gli altri parlavano con Will, ma lui li guardava senza capire, come se fosse tornato neonato e io... non capisco perché Zayn gli abbia potuto fare una cosa simile" La sua voce si incrinò maledettamente alla fine del periodo.
"Perchè scarichi tutta la colpa su Zay?"
"Perchè lo è! Se non se ne fosse andato, se fosse rimasto, Will avrebbe continuato a parlare e a crescere in modo sano" sbottò, asciugandosi con stizza le lacrime dalle guance "Non avrei dovuto sceglierlo come padrino di battesimo per mio figlio"
Beatrice, invece, pensava il contrario; sapeva che la colpa non fosse di Zayn, ma aveva comunque deciso di lasciarlo sfogare e non intervenire, così non avrebbe scatenato un'inutile discussione con un Niall irascibile e scorbutico.
"Troveremo una soluzione, non buttarti così a terra e non piangere più"
"Mi sento così esausto, sento che Dio non sia mai contento di vedermi felice"
"Smettila, stai dicendo cose che nemmeno pensi" lo rimproverò Beatrice "Domani andremo dalla dottoressa, troveremo una soluzione"

Spazio Autrice:
Secondo voi, di che soluzione si tratta? Eheheh

Decision {Sequel Of Responsibility}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora