Capitolo ventuno - What about...?

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Niall ebbe appena il tempo di ruotare il viso in direzione della porta della camera da letto, prima che le labbra di Beatrice gli lasciassero un tenero bacio sulla bocca leggermente schiusa, bloccando ogni suo più piccolo tentativo di parlare. Non che ne avesse intenzione: nonostante fosse sempre stato un tipo esuberante e pronto a far casino, aveva sempre odiato qualunque tipo di rumore appena sveglio. Perciò, si limitò a sorridere lievemente, beandosi delle carezze caute della sua compagna, la quale continuava a rimanere distesa sotto le coperte, al suo fianco.
"Come stai?" gli chiese, non riuscendo a bloccare l'irrefrenabile abitudine di comportarsi come una mamma persino con il suo ragazzo.
"Meglio, credo" rispose; in realtà, non era cambiato niente: sentiva ancora quel pesante magone spingergli sulla bocca dello stomaco e dargli una terribile sensazione di nausea; percepiva ancora l'ansia ben nascosta tra le costole della gabbia toracica, pronta a saltar fuori appena il biondo sarebbe riuscito a prendere qualche momento di respiro lontano dalle preoccupazioni.
Beatrice sorrise, sollevata, anche se sapeva benissimo che il cantante non fosse del tutto sincero. Fece per far collidere le labbra sottili e soffici di Niall con le proprie in un bacio voglioso, ma ebbe appena il tempo di chiedere l'accesso alla bocca dell'altro che subito il ragazzo si tirò indietro, fulminandola con lo sguardo.
Beatrice lo guardò, confusa per il suo gesto improvviso. E, poi, "Mi sono appena svegliato" spiegò Niall, stizzito, con l'accento irlandese molto marcato e le guance arrossate. Beatrice scoppiò a ridere, coprendosi la bocca con una mano e beccandosi un'ulteriore occhiataccia dal fidanzato: Niall glielo diceva sempre che odiava quando tentava di nascondere il suo sorriso; non aveva motivo di coprirsi, poiché era bellissima sempre e costantemente, di una bellezza che lasciava Niall a bocca asciutta, incapace di pensare e di agire, con solo la potente voglia di ficcargli la lingua tra le labbra e assaggiare il suo sapore ancora una volta. Ma non poteva: doveva lavarsi i denti prima! Perciò, le lasciò un casto bacio sulla spalla lasciata nuda dalla vecchia canottiera usata come pigiama e si alzò.
"Bravo" gli disse Bea "Vai a prepararti perchè dobbiamo andare da Mrs. Collins"
Niall si portò una mano sullo sterno, con lo scopo di bloccare la sensazione di inquietudine nata in seguito a quelle parole: l'incredibile - e apparente - calma precedentemente formatasi, si sgretolò sotto il suo naso, abbandonandolo nuovamente all'ansia.
Sospirò, prima di scomparire dietro la porta del bagno, con le lacrime a bussare prepotentemente dall'interno dei suoi occhi e lo spazzolino già pronto in una mano.

***

"Nì, finalmente hai finito!" esclamò Beatrice, finendo di infilare il golfino a William.
Niall sorrise alla vista del figlioletto ancora mezzo addormentato.
"Prendilo tu, devo mettermi le scarpe" gli intimò la donna di casa, porgendogli il bambino e, contemporaneamente, salutando Harry appena comparso dalla scale, seguito da un Liam già fresco e pettinato. Niall strinse le braccia attorno a William e gli lasciò un bacio a papera sulle piccole labbra, prima che il bimbo si accoccolasse con la testa sulla clavicola del padre.
Harry e Liam passarono alle sue spalle, dandogli un paio di pacche amichevoli sulla schiena in segno di saluto.
"Dov'è che andate alle 9 di mattina?" chiese Harry, sbadigliando e tuffandosi sul divano costoso del salotto, come se fosse a casa sua.
"Dalla logopedista" rispose Beatrice, concludendo di allacciarsi le superga ai piedi.
"Per..." cominciò Liam, indicando il bimbo tra le braccia del biondo. Non disse il nome, quasi come se gli sembrasse reato pronunciarlo. Niall annuì in risposta, accarezzando i capelli in disordine del piccolo.
Restarono in silenzio per i minuti che seguirono; ogni volta che si ritrovavano a toccare l'argomento "William", finivano per restare in un silenzio tombale, non trovando le parole giuste per smorzare la tensione. Niall abbassò lo sguardo sui suoi piedi, prendendo la borsetta con le cose di William. Beatrice lo seguì, mentre usciva dalla porta di casa e si dirigeva verso l'auto silenziosamente.
Sistemò Will sul sedile posteriore, con la cintura del seggiolino allacciata stretta e, in pochi minuti, si ritrovarono a sfrecciare tra le strade di Londra.
La testa di Niall era un continuo flusso di coscienza, non smetteva un attimo di sfornare idee e domande come una vera e propria fabbrica di pensieri. Si chiedeva cosa avrebbero concluso andando dalla dottoressa, domandava a sè stesso se avrebbero potuto trovare una soluzione una volta che sarebbero usciti dallo studio della pediatra. Niall pensava e pensava e pensava. Rifletteva sul da farsi, rifletteva sul futuro di suo figlio, sul loro futuro. Mentre questi pensieri non abbandonavano la sua mente offuscata dal desiderio di cambiare quella situazione, non si accorse nemmeno di essere in macchina, non si rese conto di star guidando e, quindi, non vide il semaforo rosso in fondo alla via.
"Niall, è rosso!" Ma il sottoscritto non sentiva la voce di Beatrice, troppo confusa in mezzo a tutte le altre presenti nella sua testa.
"Niall" continuava Bea.
Egli, nel tentativo di frenare quelle parole, fece l'esatto contrario: mise il piede sull'acceleratore e aumentò la velocità dell'auto.
"Niall, cazzo, fermati!" gli urlò contro Beatrice, cercando di afferrare il volante al suo posto. Fu in quel momento, quando stava quasi per schiantarsi contro un'auto proveniente dalla strada perpendicolare, che frenò di botto; l'improvvisa frenata provocò un rumore assordante, il quale non fece altro che far accapponare la pelle alla povera Beatrice, gli occhi sbarrati e il cuore a mille.
Niall sbattè gli occhi per qualche istante, prima di guardarsi intorno e soffermarsi sugli occhi terrorizzati della sua ragazza.
"Che ti è preso? Potevi ucciderci tutti"
Cosa'era appena successo? I pensieri gli avevano occupato così tanto la testa da far distogliere la sua attenzione dalla strada. Caspita, poteva uccidere le due persone che più amava al mondo per quel terribile scherzo della sua mente contorta!
"Io..." balbettò "... Io non lo so" inghiottì con difficoltà. Beatrice vide il suo pomo d'Adamo scendere e salire velocemente. Cosa gli prendeva adesso? La giovane donna, in quel momento, avrebbe voluto solamente possedere il dono di leggere nel pensiero, per capire, per comprendere ciò che stesse passando per la testa del suo fidanzato. Si ritrovò a fissare i suoi occhi e li scoprì spenti, vuoti, a eccezione del senso di colpa per essersi quasi schiantato contro un'altra macchina.
"Non avevo visto il semaforo" sussurrò Niall, quasi come se stesse parlando da solo. Beatrice non rispose: in quel momento, era già abbastanza scossa dall'accaduto per poter preoccuparsi dei problemi altrui. Si voltò verso i sedili posteriori, trovando Will addormentato e tranquillo, prima di aprire lo sportello dell'auto.
"Guido io, scendi" disse.

Decision {Sequel Of Responsibility}Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora