Promesse

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Quando mi svegliai il mattino seguente trovai una ventina di chiamate perse e sms, altrettanti messaggi in segreteria. Tutti di Steve e Vane. Lanciai il telefono e scoppiai a piangere. Improvvisamente mi sembrava di non conoscere più i miei amici e poi c'era Scott, sempre così misterioso. Le persone a cui tenevo di più mi nascondevano qualcosa, qualcosa di importante.
Avevo bisogno di sbollire la rabbia ed un modo efficace poteva essere la corsa. Infilai un paio di leggins grigi, una maglietta nera e scarpe da ginnastica, salutai mamma e uscii.

Andai a correre in mezzo ai campi e mentre sfrecciavo a tutta velocità l'erba alta, non curata, mi graffiava fino alle cosce. In quell'enorme distesa verde, non c'erano pensieri, né domande e nemmeno delusioni. C'ero solo io. Ero immersa nella natura. Mi sentivo leggera. Mi sentivo libera. Fu la sensazione più bella che potessi provare in quel momento. Era fantastico. Avrei voluto ricordare sempre quell'emozione. L'avrei impressa con una precisione tale che, niente e nessuno, mai avrebbe potuto cancellare quel ricordo dalla mia mente. Anche se cercai di far durare quei momenti il più a lungo possibile, sapevo che sarebbero presto finiti.

Tornai a casa verso le una. Pranzai con mia madre. Poi andai a farmi una doccia.
Mi stavo asciugando i capelli quando mi sembrò di sentire delle voci provenire da un'altra stanza. Spensi il phon e riuscii a riconoscere la persona. Erano in salotto. Infilai un paio di pantaloncini e una canottiera e mi diressi di là.
Steve era seduto sul divano e chiacchierava con mia madre. Lei aveva capito che qualcosa non andava, per cui appena mi vide annunciò: - Vi lascio soli. - e sparì in cucina.
- Cosa ci fai qui? -, domandai arrabbiata.
- Senti, lasciami spiegare -, mi pregò lui.
- Avanti, parla.
Un momento di silenzio. - Non posso.
- Cosa? - Non sarei rimasta un momento di più a farmi prendere in giro da tutto e da tutti. Si presentava dicendo di avere spiegazioni e poi non diceva nulla. Sul serio? - Fuori. Esci da questa casa. - ordinai con un tono piatto, senza far trasparire nessuna emozione.
- Jess...
- Ti ho detto di andartene! - gridai a quel punto.
- Ti prego... è per il tuo bene...
- Rovinarmi la vita non è il mio bene! -, urlai in preda alla rabbia.
- Fidati di me.
- Non voglio sentire una parola di più. - ringhiai - Sei un pazzo e non voglio più avere nulla a che fare con te!
Mi fiondai in camera mia e mi chiusi dentro a chiave.
Sentii la porta d'ingresso aprirsi e poi richiudersi. Steve se n'era andato.
Non riuscivo a capire. Volevo sapere a qualunque costo cosa stava succedendo.

***

Avevo preso l'autobus ed ero appena smontata due vie prima del quartiere di Steve. Tirai su il cappuccio in modo da nascondermi il più possibile viso e mi diressi verso casa sua. La macchina di sua mamma era parcheggiata davanti al cancelletto dell'ingresso, ma la moto di Steve non c'era.
Via libera.
Suonai due volte il campanello, dopo poco Laura mi aprì.
- Ciao, Jessica. Steve non è in casa, ma se vuoi puoi rimanere ad aspettarlo -, mi disse.
- Oh grazie, ma ero solo venuta a prendere un libro, l'ho dimenticato qui l'altro giorno -. Fu la prima scusa che mi venne in mente.
- Certo, tesoro! Vai pure a vedere in camera sua -, disse indicando la porta infondo al corridoio.
Mi diressi nella stanza di Steve. Era disordinata come al solito. Ero sicura che lì avrei trovato qualche indizio. Anche se non sapevo esattamente cosa stavo cercando, cercai dappertutto.
Iniziai guardando sotto il letto. Nulla.
Nei cassetti della scrivania. Niente.
Frugai sotto la montagna di vestiti, ammucchiati su una sedia. Ancora nulla.
Guardai ovunque: nell'armadio, in tutti i cassetti e persino sotto al materasso. Niente di niente.
Cosa mi stava nascondendo Steve?
Chi era veramente Scott?
Cosa c'entrava Vanessa?
Domande e ancora domande. Nessuna risposta. Ma l'avrei trovata, non importava in che modo e a quale prezzo.
Mi sedetti sul letto lasciandomi cadere la testa tra le mani. Improvvisamente la porta si aprì andando a sbattere contro la parete.
Steve era infuriato. - Hai trovato il tuo libro, Jess? - Rimasi in silenzio. - Mi hai cacciato da casa tua, ero venuto per chiarire con le più buone intenzioni e ti ritrovo a frugare in camera mia, spiegami il perchè.
Mi irrigidii. - Dimmelo tu. Se mi voleste spiegare cosa diavolo sta succedendo, se tutti la finiste di mentirmi - avevo alzato il tono della voce, così cercai di tranquillizzarmi - se la smetteste di nascondermi "qualsiasi cosa sia", io non dovrei cercare delle risposte e quindi non avrei dovuto intrufolarmi in camera tua con una stupida scusa!
Ci fu un momento di silenzio. Feci un respiro profondo e ripresi a parlare: - Non capisco perché tanti segreti. Non capisco come tu possa odiare Scott senza nemmeno conoscerlo. Poi c'è Vane, cosa c'entra lei? Voglio solo delle risposte. Cosa sarà mai così pericoloso? Non dovete preoccuparvi, so badare a me stessa.
Si sedette affianco a me, il materasso si abbassò sotto il suo peso, si massaggiò le tempie come se questo gesto lo aiutasse a formulare il discorso che stava per farmi.
- Lo sai che non dovresti nemmeno porti queste domande? Io... - si interruppe per un momento - ti voglio un bene dell'anima. Per questo ti chiedo di fidarti di me, senza fare domande. Un tempo lo facevi. Ti prego...
I miei pensieri iniziarono ad oscurarsi, volevo rispondere, dire che non l'avrei fatto questa volta e invece annuii, senza ribattere. Come al solito, qualsiasi cosa mi dicesse Steve era come legge per me, non obbiettavo mai, sapevo che qualunque cosa volesse da me era giusta.
- Stai lontano da Scott. Non posso dirti perché. È, veramente, per il tuo bene.- cercai di replicare, ma mi bloccò prima ancora che potessi aprire bocca - Lui è un pericolo. So che ti piace e che ti sto chiedendo una cosa difficile, ma per favore, sta alla larga da lui.

***

Ero alla fermata in attesa dell'autobus che mia avrebbe riportato a casa. La nebbia mi offuscava la vista. I miei pensieri erano confusi.
Stare alla larga da Scott. Lo avevo promesso a Steve. Una promessa impossibile da mantenere. Una lacrima mi rigò il viso. In così poco tempo Scott mi aveva fatto innamorare di lui ed in quell'istante me ne stavo rendendo conto. Come avrei fatto a tenerlo lontano? Come avrei potuto non soffrire? Come sarei riuscita a dimenticarlo? Ma soprattutto: perchè dovevo compiere questo sacrificio?

***

Ero a casa da un'ora. Stavo guardando un film in salotto, il display del cellulare si illuminò. Era Vane.
Risposi rovesciandole addosso una serie di parole con un tono annoiato - Ciao. Oggi pomeriggio ho parlato con Steve e non sono in vena di sostenere un'altra conversazione dove mi viene detto di stare alla larga da Scott.
- No, non volevo parlarti di questo. Volevo solo dirti che ti capisco e che se vuoi sfogarti con qualcuno io sono qui.
- Non credo tu possa capire dato che sei felicemente fidanzata e nessuno ti vieta di esserlo - ribattei con sarcasmo.
- Vogliamo entrambi il tuo bene. Per favore, fidati di noi.
- Sì, certo. Io intanto sto male. La cosa più folle è che lo voglio io e senza saperne il motivo e solo perché me lo avete chiesto voi. Direi che mi sto fidando! Lasciatemi almeno essere arrabbiata. - trattenni con fatica le lacrime.
- Volevo dimostrare di essere tua amica. Se tu non puoi stare con Scott, non è giusto che Steve possa stare con me. Abbiamo chiuso, mi sembrava il minimo che potessimo fare.
Wow, questo si che era un gesto esagerato. - La cosa non mi fa sentire meglio.
- Lo so, ma è per il tuo bene.
- Basta! Davvero credete di sapere cosa sia il mio bene? Mi state rovinando la vita! - Riattaccai.
Mi fiondai in camera mia e affondai il viso nel cuscino.
Il mio bene?! Tutti a ripeterlo.
Perché tutti si preoccupavano del mio bene? Non potevano pensare al loro e lasciarmi in pace?
Piangevo. Non che fosse una novità ritrovarmi in lacrime in quegli ultimi giorni.
Mia madre entrò e si sdraiò affianco a me. Soffocai nel suo abbraccio. - Fammi indovinare. Problemi di cuore.
Mi addormentai con le sue carezze.

GUARDIAN - il mio angelo custodeWhere stories live. Discover now