Non c'è tempo

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Salii sull'autobus e mi sedetti affianco a Michael che, come al solito, mi aveva tenuto il posto.
Evita di rimanere da sola o con chi non conosci bene. Aveva detto la mia amica.
- Lavori anche di sabato? - chiesi sospettosa.
- Solo metà giornata. Ci vediamo anche al ritorno se ti va.
Non risposi. Stando a ciò che Vane mi aveva detto non mi sarei dovuta fidare di lui, non lo conoscevo bene e poteva essere qualcuno di pericoloso.
- Come va con i tuoi amici?
- Bene - risposi freddamente.
- Dunque avete chiarito?
Annuii. Tutta quella sua curiosità mi fece sospettare ed iniziai a pensare che forse non avrei mai dovuto iniziare a parlare con lui e che poteva davvero essere un pazzo, pervertito che andava dietro alle ragazzine.
Quando scesi dal mezzo finalmente tirai un sospiro di sollievo.
Mi avvicinai al cancello d'entrata. Appoggiato all'edificio di fronte vidi Steve con una sua sigaretta in bocca, appena mi vide la gettò a terra, anche se era ancora a metà, e mi venne in contro.
Iniziai a camminare nella direzione opposta. Steve iniziò a correre e mi raggiunse in men che non si dica.
- Jessica, mi dispiace io non so cosa mi sia preso, lo sai che farti del male è l'ultima cosa che avrei voluto fare in tutta la mia vita. Ti capisco se non vuoi perdonarmi, ma non sai quanto sono mortificato - era disperato, si vedeva che si sentiva in colpa, ma questo non placò la mia rabbia che continuava a crescere. Strinsi i denti - Vattene - ordinai
- Mi dispiace, tanto. Mi dispiace.
- Non voglio più avere nulla a che fare con te.
Nel frattempo arrivò Vane che aveva assistito alla scena.
- Ragazzi, vi stanno guardando tutti. Jessica, calmati.
- Come puoi chiedermi di calmarmi? - mi rivolsi a lei infuriata.
- Steve, va via - gli ordinò lei.
- Mi dispiace tanto - disse con gli occhi lucidi. Si voltò e se ne andò accendendosi un'altra sigaretta.
- Come va? - mi domandò Vanessa.
- Come vuoi che vada. Quel... non importa. Voglio sapere perché mi hai detto che sono in pericolo.
La campanella suonò e fummo costrette ad entrare a scuola. Prima di dividerci però mi disse.
- Quando sarà il momento ti dirò tutto. Mi raccomando, intanto, fa attenzione.

Le parole di Vanessa continuavano a torturarmi. Steve non era venuto a scuola, meglio così. Continuavo a guardarmi intorno, osservai attentamente ogni mio compagno di classe, i professori, il personale scolastico, ma nessuno sembrava avere nulla di strano o qualcosa da temere. Avevo chiesto risposte, ma Vane mi aveva messo in testa ancora più dubbi. Alla ricreazione non trovai la mia amica da nessuna parte, non mi rimaneva altro che aspettare che finisse la giornata, ma la campanella non suonava mai.
Proprio quando stavo per impazzire si sentì quel "driiiin" tanto atteso. Mi diressi verso la classe di Vane a passo svelto, ma lei era già uscita, così corsi giù per le scale, fuori dal portone e poi dal cancello. Tra la folla di studenti non riuscii a riconoscere Vanessa, così mi diressi in un vicolo lì vicino dove il giorno precedente aveva parcheggiato il motorino e per fortuna lo aveva lasciato ancora lì, solo qualche minuto e sarebbe arrivata. Attendevo da cinque minuti quando d'un tratto arrivò la mia amica correndo.
- Ti ho cercata, ovunque - disse mentre tentava di prendere fiato.
- Ti stavo aspettando qui - spiegai.
- Non c'è tempo! Monta su - ordinò.
- Cosa succede? - chiesi preoccupata.
- Ti ho detto che non abbiamo tempo, dobbiamo andarcene!
Ubbidii. Salimmo in sella, alzò il piede e diede gas, ma non facemmo in tempo ad uscire da quel buio vicoletto.
I ricordi sono confusi, rammento che sentii una forte botta, poi mi ritrovai sdraiata sull'asfalto, il motorino a terra di fronte a me e Vanessa che gridava parole confuse, fino a che tutto non divenne buio.

GUARDIAN - il mio angelo custodeحيث تعيش القصص. اكتشف الآن