Una giornata particolare

942 48 0
                                    

Era il trenta dicembre, il penultimo giorno dell'anno. Mentre tutti i miei compagni di scuola, il giorno dopo, sarebbero andati ad una festa pazzesca a casa di Lorenzo Righetti, io non ci sarei andata perche il trentuno dicembre era il tredicesimo anniversario della morte di mio padre.

È mancato all'affetto dei suoi cari. Massimo Lori. Ne danno il triste annuncio la moglie Sara, la figlia Jessica e la sorella Anastasia con Roberto.

Ecco cosa c'era scritto sul giornale. Com'è morto mio padre? Nessuno lo sa. Quel giorno non è tornato a casa dal lavoro; il suo corpo venne ritrovato, dopo venti giorni, in campagna. Era in pessime condizioni, non si poteva nemmeno fare l'autopsia. Nessuno ci diede mai risposta di cosa fosse successo. Probabilmente non avremmo mai saputo chi o cosa fosse stato responsabile della sua misteriosa morte. Questo ha tormentato la nostra famiglia e distrutto i nostri legami. Mi raccontarono che era partito per un viaggio di lavoro e che al ritorno era deceduto in un incidente stradale, ma all'età di dieci anni scoprii la verità. Fu tremendo. Un senso di rabbia mi soffocava ogni giorno. Ero solo una bambina, ma capii che dovevo crescere, maturare. Avevo giurato che avrei scoperto la causa della sua morte e, se necessario, punito i responsabili. Fu in quel periodo che mamma iniziò a mandarmi dal dottor Simoni. All'inizio parlavo con lui, mi sfogavo, anche se mi aveva sempre messo un po' in soggezione. Pensavo che potesse capirmi, ma dopo l'inizio delle superiori iniziò a sembrarmi quello che era in realtà: vecchio, arido e freddo. Avevo da poco conosciuto Steve. Appena lo vidi capii che ci sarebbe stato qualcosa di grande tra di noi. Legammo subito. Non mi serviva nessun'altro con cui confidarmi.
Di certo non potevo lasciare mamma a casa da sola in quel triste giorno. Sarebbero venuti a casa nostra a festeggiare l'ultimo dell'anno Steve con i suoi genitori e mia zia Anastasia con suo marito.
Erano le sei e mezza, sentii mamma entrare in casa - Tesoro, sono a casa! - annunciò dalla cucina. - Gli zii arrivano sta sera.
- Cosa?! -, sbottai fiondandomi di corsa nell'altra stanza.
- Tra un paio d'ore, devi sistemarti la camera e farti una doccia.
- Ma... non dovevano arrivare domani? - sarebbe stato terribile sopportarli due giorni, figuriamoci tre.
- Hanno pensato di venire prima, così stiamo più tempo insieme.
- Ma, mamma! - protestai - Avevi detto che sarebbero arrivato domani pomeriggio e andati via il giorno dopo. Non posso sopportarli anche sta notte!
- Porterai un po' di pazienza. È tua zia, non capisco perché sia così terribile vederla una volta all'anno.
Perché?!
Forse perché continua a parlare di papà, forse perché, invece di festeggiare l'anno nuovo, piange e pensa a com'è triste la vita senza suo fratello o forse perché crede di essere l'unica a cui lui manchi.
Non discussi e sbuffando andai in camera a rifare il letto. I libri sparsi sulla scrivania li sistemai sulle mensole, tutti i vestiti sul pavimento li buttai nell'armadio, a mala pena riuscii a chiuderlo. Andai a farmi la doccia sperando che quello mi avrebbe calmato. L'acqua bollente penetrava nei pori della mia pelle, i muscoli si rilassarono, ma la mia mente lavorava più che mai. Non avrei sopportato i lamenti di mia zia per due giorni e due notti.

Dieci di sera.
Ero seduta sul divano con un tazza di tè bollente. Suonò il campanello.
Mamma si precipitò ad aprire. Zia entrò ed abbracciò mamma, subito dopo entrò lo zio con i borsoni. Mi stampai un finto sorriso sul viso ed andai a salutare. Poco dopo li accompagnai in camera di mamma, dove avrebbero dormito, per sistemare le loro cose. Per colpa loro, mamma avrebbe dormito nel mio letto ed io mi sarei spaccata la schiena sul divano.
Rabbia.
Per fortuna andarono quasi subito a coricarsi, visto che erano stanchi per il viaggio.
- Un'ora e mezza di macchina e sono già stanchi?! - bisbigliai a mamma per non farmi sentire da loro - Meno male che sono arrivati prima per trascorrere più tempo con noi.
- Tesoro, porta pazienza -, rispose mamma, mentre accendeva la lavastoviglie - Staranno qui solo due giorni.
Solo?! - Domani andremo a fare il solito, noiosissimo giro in centro, scommetto.
- Dai, non è poi così noioso. Se vuoi puoi invitare Stefano.
Non ci avrei pensato due volte.

***

- Ti prego... Non mi puoi abbandonare così! - piagnucolai. Mi ero chiusa in bagno per nascondermi dagli zii.
- Mi dispiace, piccola. Ho promesso a mio padre di aiutarlo con il bar. Ci vediamo la sera.
- Ma io non li posso sopportare tutto il giorno! - Non poteva non venire.
- Ma dai, sono i tuoi zii. Non possono essere così male.
- Sono molto peggio di "male"!
- Chiedi a qualcun altro. - Non poteva essere serio. Sapeva benissimo che non avevo nessun'altro a cui chiedere. - Puoi chiedere a Vanessa.
- Ma se ho rotto i ponti con lei!
- Potreste riallacciare i rapporti, non mi darebbe fastidio, te lo giuro.
In effetti un po' mi mancava Vane, potevamo diventare vere amiche se solo avessimo continuato a vederci. Per fortuna il mio amico non toccò l'argomento "festa di Ale", ma anche se ero curiosa di sapere com'ero arrivata a casa, era meglio non parlarne così: avrei evitato il "discorso bacio"
Provai ad inviare a Vanessa un SMS, convinta di non ricevere risposta.

HEY, SEI LIBERA QUESTO POME? TI VA UN GIRO IN CENTRO?

Credevo avrebbe ignorato il mio messaggio invece non dovretti attendere molto per il suo.

ALLE 4 DI FRONTE ALL'ARENA.

Rispose secca.

Finito di pranzare andai a prepararmi per uscire. Infilai dei jeans scuri, un maglione bianco a collo alto, piumino dello stesso colore e degli stivali pelosi.
Arrivai puntuale, ma Vane era già lì da un po' ad aspettarmi. Era era seduta su una panchina e quando mi vide si alzò in piedi. Avanzammo l'una verso l'altra e quando ci trovammo a circa un metro e mezzo di distanza ci bloccammo. Ci guardammo imbarazzate per un paio di secondi.
Fui io a rompere il silenzio con un semplicissimo "ciao". Vane non rispose. Si gettò addosso a me e avvolse le braccia intorno al mio collo. Ricambiai con piacere quell'abbraccio.
- Mi sei mancata - mormorò.
- Anche tu.

Entrammo in una pasticceria e parlammo del più e del meno davanti ad una tazza di cioccolata calda e un vassoio di pasticcini, in attesa che ci raggiungessero la mamma e gli zii. Era bello stare di nuovo un insieme, mi dispiaceva aver sprecato del tempo. È vero che c'era stato quel bacio con un altro ragazzo, ma non era stato per colpa sua. Io le credevo e credevo anche che suoi sentimenti per Steve fossero reali. Volevo che si riavvicina assero e le avrei aiutato volentieri a farlo.
Camminavamo per le strette vie del centro con zia Anastasia. In effetti non era poi così male, stranamente era allegra e si stava divertendo a fare shopping con noi. Mi aveva comprato un vestito che avevo adocchiato già da un po' di tempo, ma mamma non poteva permetterselo in quel periodo.
- Tu cosa fai sta sera? - chiese zia a Vane.
- Io vado ad una festa a casa di un nostro compagno - risposa la mia amica - Perché tu non vieni Jess?
- Ecco... - esitai.
- È un giorno particolare questo - spiegò zia Anastasia. Il suo tono depresso era tornato anche quest'anno.
Avevo appositamente evitato di dirlo a Vale perché non volevo rovinare l'atmosfera gioiosa che si era creata.
- Esattamente dodici anni fa il mio caro fratello, nonché papà di Jessica ci ha lasciati.
- Oh, mi dispiace tanto - mormorò Vane imbarazzata.
- Entriamo qui! - esclamai per smetterla di parlare di quel discorso. Le trascinai dentro ad uno dei tanti negozi di abbigliamento.
Zia era distratta a cercare delle maglie, così Vane ne approfittò per parlare con me. Si schiarì la voce. Sapevo cosa stava per dire. - Tesoro, mi dispiace tanto, non sapevo che oggi... -
La interruppi - Tranquilla, non te ne avevo parlato per non metterti a disagio. -
Mi strinse forte le mani - Sono sicura che tuo padre sta meglio dove si trova ora. Sono anche certa che ti sorvegli sempre e che sia fiero della persona che sei diventata.
All'udire le sue dolci parole mi commossi e la strinsi forte in un abbraccio nel quale esprimevo tutta la mia gratitudine e la gioia per aver trovato un'amica come lei.

GUARDIAN - il mio angelo custodeWhere stories live. Discover now